“Chi ha paura muore ogni giorno”. Giuseppe Ayala racconta i suoi anni con Falcone e Borsellino

(foto tratta dal sito ZeroZero)

“Cercherò di non annoiarvi troppo”. Questa la frase di esordio dell’intervento dell’ex magistrato Giuseppe Ayala che, mercoledì 11 dicembre alla scuola media N. Sauro di Malnate, ha raccontato la Storia.

La storia della mafia e la sua collaborazione con i giudici Falcone e Borsellino nella lotta contro la criminalità organizzata degli anni ’80, quando si rischiava la vita per la sola colpa di fare il proprio mestiere.

Diverse le forze dell’ordine mobilitate per accompagnare l’ex magistrato in una giornata di scuola normale per gli alunni di seconda e terza media che hanno ascoltato, in rispettoso silenzio, colui che ha vissuto una vita blindata.

Negli ultimi anni Ayala, oltre a scrivere libri sulla sua vita, ha girato le scuole italiane per raccontare la sua esperienza nel pool antimafia.

Dopo la strage di Capaci e di via D’Amelio, lui sarebbe dovuto essere la vittima successiva, nonostante ciò ha continuato a battersi per la giustizia. Eppure non si sente un eroe, ma un uomo che ha creduto nel suo lavoro.

La richiesta che ha fatto ai giovani è quella di non accettare
compromessi, partendo da piccoli gesti come richiedere uno scontrino al bar e di vivere nella legalità e nel rispetto delle regole che, come sostiene lui stesso, non è solo una scelta etica ma
anche una convenienza per la collettività.

Ayala ha ricordato che l’Italia è stata per troppi anni afflitta dalla mafia che ne ha offuscato la bellezza. Purtroppo si è dovuto aspettare fino al 1986 per poter definire meglio la struttura di questa organizzazione. Con il maxiprocesso, che ha visto ben 475 imputati e ha portato alle condanne di 19 ergastoli e 2665 anni complessivi di carcere per i mafiosi,  l’Italia è riuscita
a recuperare un margine di legalità.

Dal 1992 al 2006 l’ex pubblico ministero è stato deputato e senatore della Repubblica Italiana, lavorando nella commissione giustizia e antimafia, tecnico della politica come lui ama definirsi,
appoggiato nella candidatura anche da Falcone che vedeva in lui un’occasione per creare nuove leggi contro le organizzazioni criminali.

Alla domanda dei ragazzi “Ha mai avuto paura della mafia?” ha risposto con una frase di Falcone: «La paura è un sentimento umano ed io sono un uomo, ma io non mi faccio condizionare da
questa».  Aggiungendo che negli ultimi 25 anni non si sono più verificati attentati stragisti dopo quelli di Falcone e Borsellino, perché la criminalità organizzata non ha convenienza ad aggredire platealmente le istituzioni; ma non per questo la mafia è scomparsa, agisce semplicemente nell’ombra.

L’Italia non è mafia ma arte, cultura, cittadini.  Ayala, citando Falcone, ricorda che la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni ha un inizio uno svolgimento e una conclusione.
Fino a quando ci saranno uomini che lottano per vivere in un Paese migliore, si può aspirare a ripulire la macchia che sporca l’Italia e che ha un solo nome: mafia.

Valentina Gelati

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