Giuseppe Ar nasce a Lucera (Foggia) nel 1898 e muore a Napoli nel 1956. A parte una parentesi di tre anni a Roma tra il 1925 e il 1928, Ar vive sempre a Lucera, dove realizza il suo “desiderio insaziabile di occupare un posto decoroso nell’arte” e di compiere “il mio programma (che) è quello di riprodurre le cose umili”.
DIPINGERE PUO’ ESSERE UN GIOCO. PERO’ DIPINGERE CERCANDO LA LUCE E’ COSA SERIA E DIFFICILE. E CERCARE LA LUCE NEI COLORI E DIPINGERE CHIARO E’ PRATICAMENTE QUASI IMPOSSIBILE. E AMMIRANDO LE OPERE DI GIUSEPPE AR MI NASCE UNA GRANDE INVIDIA: CHE GRANDE PITTORE! SOLO LA PITTURA ITALIANA PUO’ ARRIVARE A QUESTI LIVELLI!
…”Difficile comprendere lo spirito di uno che dipinge, con quell’amore, serietà, ordine e pacatezza con cui Ar dipinge”….. (Michele Biancale, 1926)
…”Nessun pittore ha mai saputo mettere tanta umanità in una natura morta“…. (Rosario La badessa, 1936)
…“La luce è divenuta la ricerca essenziale; essa campeggia come una polvere luminosa su tutti gli oggetti: la materia ne è distrutta ed i colori dissolti”…. (Pasquale Soccio, 1957)
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…“E’ in ciò la rivelazione d’uno spirito sospeso, attento, un po’ stupito, un po’ anche allucinato. E’ il silenzio delle cose“…. “Egli è un sottilissimo filtratore di luminosità chiare“…. (Michele Biancale, 1957)
…”Nei dipinti di Ar, la luce non piove sugli oggetti, sugli utensili, sulle pareti degli interni, sui mobili scuri, sui muri dei vicini edifici, sulla natura variamente rappresentata, sulle assorte e rassegnate figure femminili, su frutta e fiori ancor vivi. Da essi sembra per via misteriosa nascere e promanare come un alone modellatore, un lento chiarore soffuso in ovattate aure avvolgenti. Essa non segna e non separa, non giustappone e analizza. Fonde ed abbraccia. Compenetra, senza prevaricare. E’ vista e recuperata quale energia presente dentro la materia“…. (Paolo Emilio Trastulli, 1999)
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…”E la materia della sua pittura è vibrante, delicatissima, maturata con una perizia che nessuno in questo secolo ha avuto e che va oltre i pur affini Donghi, Francalancia, l’”odiato” Morandi. Certo, nessuno come Ar è capace di contenere in un piccolo spazio, in un angolo insignificante, nel taglio prescelto, una intensità così forte di sentimento e anche di materia pittorica. Forse soltanto Bonnard ha raggiunto ed espresso la stessa emozione, ma perfino con minore autenticità“…. (Vittorio Sgarbi, 1999)
Giuseppe Ar, Museo Civico “G.Fiorelli”, Lucera, Pinacoteca 1999