Intervista a Sergio Michilini su VareseWeb.
Il Guggenheim dopo New York, Bilbao e Venezia approda a Varese. Una riflessione su questo avvenimento?
E’ un avvenimento molto triste, che allontana ancora di più l’uscita dal tunnel, da questa epoca buia per la Pittura e, certo, non contribuisce a creare nelle nuove generazioni quel minimo di indipendenza mentale che possa permettergli di giudicare serenamente le cose e la storia e pertanto di agire positivamente e costruttivamente.
Il “Sistema Guggenheim” è parte integrante del “Sistema dell’arte contemporanea”, che imperversa ormai da vari decenni con pretese di esclusività nel panorama delle arti plastiche. Scrisse Maurizio Calvesi: “….Non tutti condividono la parola d’ordine dettata da New York (“basta con la pittura”) e anzi, a condividerla è solo una ristretta minoranza, che non può ambire alla qualifica di élite, ma merita semmai quella di fazione. Benissimo le performance e le video installazioni, ma è intollerabile che se ne voglia sancire l’esclusiva….……Sappiamo poi bene, per venire al nostro particolare, qual è lo spazio che il Guggenheim riconosce all’arte italiana: praticamente nullo, eccezion fatta, ma appena appena, per la solita arte povera…” Maurizio Calvesi, Direttore Biennali di Venezia 1984 e 1986, editoriale ARS, n.10, ottobre 1998.
Che ripercussioni crede possa avere l’apertura di Villa Panza sulla città?
Villa Panza come polmone verde e spazio della memoria non può che essere un fattore positivo per la città. Al contrario il fenomeno della “Collezione di arte contemporanea“, fondata sul binomio soldi/potere darà le ripercussioni desiderate: arroganza, intolleranza e mediocrità.
Crede che la città sia preparata a questo avvenimento?
Se l’avvenimento è riferito alla “Collezione di arte contemporanea” è difficile rispondere. A questo proposito vorrei citare uno scritto di Vittorio Sgarbi: “…Ci hanno abituato a decine di manufatti mediocri, di facili trovate, di giochi ottici, di artificiosi surrealismi, di espressioni cosiddette concettuali o di arte povera ( povera arte! ai tempi buoni ricca e sontuosa). Siamo rassegnati. L’arte contemporanea deve essere brutta, deforme, in comunicante, sperimentale…. …Ci confortiamo dell’altrui parere, spesso leggero, automatico; ci suggestioniamo reciprocamente, e mai come ora i sarti dell’ imperatore sono così inattivi. E quanti saprebbero dichiarare che l’imperatore è nudo, affidandosi soltanto ai propri occhi?…” …….Per accettare ancora questi tipi di “avvenimenti” ci vuole davvero tanta pazienza!
Villa Panza ha aperto le porte all’arte americana, ma l’arte contemporanea made in Italy dov’è?
C’è un po’ di confusione in questa domanda: ormai tutti sanno che la parola ARTE significa una cosa , mentre ARTE CONTEMPORANEA è tutt’altra cosa……(…”arte contemporanea” è un’espressione che si è imposta soprattutto a partire dagli anni ’80, soppiantando allora “avanguardia”, “art vivant”, “arte attuale”. Essa è un’espressione abbastanza generica (….) ma sufficientemente esplicita perché l’interlocutore comprenda che si parla d’una certa forma d’arte, e non di tutta l’arte prodotta da tutti gli artisti oggi viventi e che dunque sono nostri contemporanei…“ C. Millet, L’Art Contemporain, Flammarion, Paris 1997,p.6.) …….Allora, nella Villa Panza non credo esistano opere di arte americana, ed invece ne esistono molte di “arte contemporanea” americana. Per quanto riguarda invece l’”arte contemporanea made in Italy”, la davamo per conclusa con Lucio Fontana e Piero Manzoni. Pensavamo che si sarebbe potuto finalmente lavorare fuori dagli incubi avanguardistici, ritornando ad amare l’arte italiana ed il mestiere di dipingere e scolpire. Purtroppo non è andata così e le cose sembra stiano peggiorando a non finire…..