“Il corpus di ritratti provenienti dal Fayum ricopre un’importanza eccezionale nel panorama della storia dell’arte, perché incorpora la grande tradizione pittorica greca.
La maggior parte delle opere compiute nel passato nell’ambito di questa importante tradizione si sono perdute, dal momento che il Mediterraneo non offre le stesse condizioni favorevoli alla conservazione della pittura del deserto egiziano.
I dipinti del Fayum, protetti in questo modo, sono un testamento significativo del grado di sofisticatezza della scuola alessandrina, dalla quale deriva la loro tradizione, e ci mostrano il grado di accuratezza che gli artisti raggiunsero nel rendere la natura.
É solo quindici secoli piú tardi, nei volti dipinti da Tiziano o negli autoritratti di Rembrandt fatti allo specchio, che é raggiunta nuovamente la stessa abilità artistica degli anonimi pittori del Fayum.
Oltre alla tradizione pittorica greca che, secondo le fonti, raggiunse il suo massimo splendore al tempo di Apelle nel IV secolo a.C., c’é l’influenza egiziana, particolarmente in riferimento alle credenze e alle tecniche che formavano il corpus di pratiche atte alla conservazione del corpo per l’eternità.
Questi due filoni, la sofisticatezza del primo e l’intensità del secondo, si combinarono per produrre momenti di bellezza suprema e di sconvolgente intensità, nelle pitture che sono sopravvissute.
All’interno del corpus fayumico due diversi metodi tecnici – la tempera e l’encausto – sono stati usati sia sul legno (proveniente da svariati tipi di alberi) sia direttamente sui sudari.
Per “tempera” si intende la tecnica che prevede che i pigmenti siano mischiati con un agente collante solubile in acqua, frequentemente colla animale; per “encausto”, invece, si intende il procedimento che prevede che i pigmenti siano mischiati con cera d’api, e poi fusi naturalmente, il che li rende meno friabili, o emulsionati in una mistura chimica con bicarbonato di sodio”…
Euphrosyne C. Doxiadis, La tecnica dei ritratti, in Fayum, misteriosi volti dell’Egitto, Leonardo Arte,1997