Sergio Michilini, Intervista di VareseWeb, 2000
Lo chiamano “maestro”. E maestro lo è stato davvero per molti ragazzi nei Licei Artistici, durante i suoi lavori di restauro di molte chiese in provincia, a Managua come ideatore e responsabile della scuola di Arte Pubblica.
Sergio Michilini è friulano. Cinquant’anni, gli ultimi dei quali vissuti in America Latina, la sua autentica passione.
Di lui si è parlato poco nel nostro paese. Un artista a più dimensioni, ha fatto dell’arte una scelta di vita con forti connotazioni umane. Sue opere di Arte Pubblica sono presenti in vari paesi dell’America Latina oltre che, naturalmente, in Italia.
Un lavoro straordinario è il ciclo pittorico dipinto nella Chiesa S. Maria degli Angeli a Managua e dichiarato Patrimonio Culturale Nazionale dal Governo Nicaraguense.
Chi, poi, si trovasse a passare nella bellissima città messicana di Merida (Yucatán) non dovrebbe davvero perdersi una visita ai dipinti e alle ceramiche realizzate nella succursale locale della impresa italiana “Perla”, e nella impresa messicana “Kaua S.A.de C.V”.
In Italia segnaliamo ad esempio opere estremamente importanti come, in Provincia di Varese, la grande cupola di Lonate Pozzolo e le pitture del “Caffé” nel Centro Commerciale Laghi di Gallarate.
Tutta l’attività pubblica del maestro, oltre alla recente produzione di piccolo formato, è stata raccolta in un CD-ROM di Vareseweb.
Michilini è appena tornato dal Brasile dove ormai si svolge metà della sua vita.
Quale é lo stato dell’arte in Italia?
“In Italia, come nel resto del mondo, ci sono buoni pittori, scultori e architetti. Purtroppo quasi sempre sono dispersi nel territorio, totalmente sconosciuti o conosciuti solo nell’ambito ristretto di parenti e amici.
Il mercato ufficiale invece è alla deriva e la situazione peggiora ogni anno di più; per rendersi conto di questo naufragio basta dare un’occhiata alle varie Biennali e Fiere nazionali ed internazionali dove ormai da vari decenni si ripropone quasi unicamente la stessa aria fritta fatta da facili trovate, da giochini furbeschi, da cosiddetti concettualismi o da cose addirittura vomitevoli come nell’ultima Biennale “antropofagica“di Sao Paulo in Brasile.
A proposito dell’ultima Biennale di Venezia il “Giornale dell’Arte” (N.179 luglio-agosto 1999) scrive: “Se questa non è una sepoltura ufficiale dell’arte come pittura o della pittura come arte, qualcuno ci dica come deve essere una sepoltura: mancava solo il rogo, nei Giardini, di una catasta di tubetti, tavolozze, pennelli e tele”.
Questa penosa situazione di mediocrità e di mancanza di idee, nonché di capacità di esprimerle con i mezzi specifici delle arti plastiche (che sono i colori, le forme, le composizioni, il disegno ecc.), è incredibilmente sostenuta da tutto un meccanismo che ingloba la critica, l’editoria specializzata, le gallerie, il collezionismo, i mercanti e gli stessi artisti in quello che viene definito il “Sistema dell’Arte Contemporanea“.
È incomprensibile come tutto questo meccanismo assurdo trovi così facilmente sponsorizzatori nella impresa privata.
Ma è ancora più incomprensibile come molto spesso tutto ciò sia finanziato anche con denaro pubblico e trovi l’avvallo e addirittura la promozione dei vari poteri politici!…
Nella storia dell’arte probabilmente non è mai esistita una intolleranza tanto forte, una dittatura così esclusiva contro qualsiasi fenomeno che non rientri nei parametri preconfezionati ed ormai accademici del “Sistema dell’Arte Contemporanea“.
Il “consenso”sembra totale e coinvolge anche la didattica dell’Arte, la Informazione,la Conservazione e le Politiche dell’Arte e pare che nessuno abbia più il coraggio, o la possibilitè di dichiarare che “il Re è nudo“.
Realmente poche sono le voci del dissenso, e ciononostante esistono ancora esseri umani che coltivano l’amore per l’arte, per il mestiere della pittura e della scultura e che lavorano, e resistono, purtroppo nell’isolamento e nel silenzio.
Come dice Vittorio Sgarbi: “Essi hanno diverse fedi, molteplici volti, si riconoscono in storie dissimili, rivendicano lontane e differenti paternità, costruiscono interi quartieri senza sapere di stare lavorando per l’edificazione di una sola città. Li accomuna soltanto l’imperturbabile certezza di non volere contribuire al disordine e alla distruzione, per un istinto di vita che, nell’arte, è vita delle forme.”
Che cosa significa questo?
“Come paese ricco viviamo quella che viene definita epoca post industriale. Siamo all’inizio di un’epoca di poteri virtuali, di globalizzazione del pensiero unico, di banalizzazione dell’intelligenza umana, di ridicolizzazione delle ideologie e della storia….siamo nel vero inizio della disumanizzazione così come è ben espressa nella concettualità post-moderna.
I vari poteri mondiali tendono a giustificarsi l’un l’altro nella loro corsa, non so se cosciente o incosciente, al godimento e alla distruzione. Gli eroi di oggi sono DISTRUTTORI, nella maggioranza dei casi senza alcun motivo, più o meno mascherati, più o meno virtuali ma pur sempre DISTRUTTORI.
Siamo di fronte a una globalizzazione basata sull’appiattimento piuttosto che sulla valorizzazione delle diversità.
Se il “Piano Generale”, diciamo così, è basato sulla sopravvivenza di alcuni esemplari super-umani a costo dell’umanità intera coinvolta, o meglio indotta, in fenomeni autodistruttivi e disgregativi, è curioso notare come anche nel quotidiano si verifichi una apparentemente inarrestabile proliferazione della disonestà e mediocrità a tutti i livelli.
Federico Zeri, per quanto riguarda il nostro paese dichiarava:”…Il mio pessimismo per quello che riguarda la maggior parte dell’umanità risparmia soltanto gli umiliati e offesi, cioè quella povera gente alla quale, soprattutto in Italia, vengono riservate le briciole dell’esistenza, così come rispetto all’altro estremo le poche menti veramente innovatrici e brillanti.
La recente evoluzione dell’Italia ha portato all’apice la mia rivolta verso una società contro la quale i miei primi dissensi datano dal 1938. Oggi è una ripulsa che consiste nella totale insofferenza al profondo vuoto morale che è di norma in questo Paese, alla legge “ciascuno badi al suo particulare”, al cattolicesimo che si riduce ad atti di devozione, sino a coinvolgere la cultura italiana tutta intera, comprese le sue espressioni artistiche...”
Perché questa situazione?
“Realmente non so, e probabilmente nessuno lo sa, come mai questo potere promuove la stupidità, la volgarità e l’arroganza a livello planetario. Perché lo strapotere della comunicazione banalizza così la vita, l’uomo, l’arte? Sinceramente non lo so!
Io, come molta gente, vivo il disagio di un progetto umano che non condivido.
Siamo fortunati perché viviamo solamente “un disagio”, mentre la grande maggioranza dell’umanità soffre duramente, crudelmente, ingiustamente e muore psicologicamente e fisicamente a causa di questo progetto”.
Ma cosa potrebbero fare gli artisti?
“La parola “artista”ormai è completamente inflazionata e molto spesso è usata a sproposito per fini lucrativi o carrieristici da parte di incompetenti, opportunisti, fannulloni ecc…
Io preferirei parlare di “pittori”, “scultori”, “incisori”, “ceramisti” ecc…… e questi potrebbero fare ben poco, credo, per modificare lo stato attuale delle cose.
Però rispetto alla propria coscienza, all’uomo, alla storia, alla natura e alla dignità potrebbero fare moltissimo.
Bisognerebbe incominciare dalla riappropriazione del “mestiere”, e cioè dalla riacquisizione delle capacità espressive e delle competenze professionali perse negli ultimi secoli nonostante le enormi facilitazioni tecniche e materiali apportate dall’industria moderna; il tutto possibilmente in un interscambio come reciproco arricchimento delle specificità tecnico/espressive delle varie discipline plastiche: pittura, scultura, architettura, incisione, ceramica, mosaico, decorazione ecc. ecc.
Tutto questo è estremamente difficile in questa situazione di ostilità generalizzata verso i “mestieri”… ma vale la pena di lottare e di resistere come si può.
Consiglierei anche di viaggiare parecchio, per conoscere sia i centri che le periferie dell’umanità, (sia i pochi paradisi che i moltissimi inferni in questa terra) e magari coinvolgersi nelle vicende della solidarietà, del volontariato, dell’interscambio tra i popoli, perché l’umanità è la più ricca e inesauribile fonte di ispirazione per l’arte…..insieme alla natura, all’acqua, all’aria, alla terra della quale siamo parte ed è ancora così a noi immensamente sconosciuta!.
Dopo secoli di fondi teologicamente dorati “Giotto alzò gli occhi e scoprì che il cielo era azzurro” e così incominciò a dipingerlo, rivoluzionando il linguaggio dell’arte perché, come diceva il nostro “padre” Picasso: “si dipingono le cose e non le idee”.
Si potrebbe, dunque, dopo tante chiacchiere, ricominciare a lavorare: a dipingere, cercando di dipingere bene.
Negli altri paesi che situazione c’é ?
“Nella capitale del mercato dell’arte, gli Stati Uniti d’America, c’è qualche debolissimo ma significativo segnale di stanchezza nei confronti della grande truffa dell’Arte Contemporanea. La confusione, comunque, continua a regnare sovrana.
I distruttori ormai non hanno più niente da distruggere: i “concettuali” hanno già da tempo stabilito che “non c’è più bisogno neanche di un oggetto palpabile per produrre una rappresentazione artistica”. Sono ormai tristemente nudi davanti alla realtà, nudi e senza idee. Ma quel che è peggio senza capacità di disegnare, dipingere o scolpire eventuali idee o concetti!
In America Latina ho conosciuto ottimi pittori, scultori e architetti purtroppo totalmente emarginati e perciò sconosciuti.
Le Biennali come quelle di Sao Paulo/Brasile e di La Habana/Cuba ripropongono la stessa aria fritta imposta dai meccanismi del Nord, e così pure le Gallerie private presentano le stesse mode effimere del Nord in un atteggiamento di autocolonizzazione compiaciuta.”
Quale é lo stato dell’Arte Pubblica ?
“Questo secolo (ma ormai è il caso di dire: il secolo scorso) è nato con lo scontro mondiale di poderose ideologie e di grandiosi progetti per l’umanità, e in arte tutto questo si rifletteva in una tendenza generale alla “Integrazione Plastica”: integrazione tra pittura, scultura e architettura; integrazione tra scienza e arte, tra arte e industria, tra arte e politica, tra arte e pubblico ecc.
Tutto faceva pensare con grande ottimismo a una specie di nuovo Rinascimento: a un grande progetto artistico e umano di solidarietà, giustizia e pace.
E invece i grandi distruttori hanno compiuto metodicamente e, si potrebbe dire “scientificamente”, la loro missione e oggi tutto è confuso e diviso, triturato, sfilacciato, effimero e vuoto.
Domina sovrano il Lucro e tutto è misurato secondo lo schema impresariale: l’Impresa Stato, l’Impresa Scuola, l’Impresa Famiglia, l’Impresa Museo ecc.: il Lucro determina il Successo, il Successo determina la viabilità e utilità dell’Impresa e perciò l’Impresa aumenta il suo Lucro il quale aumenta il Successo che santifica l’Impresa ecc.
L’atrofizzazione delle culture nazionali e popolari e il loro progressivo soffocamento ha provocato la caduta verticale della “Committenza Pubblica”, senza la quale è impossibile una vera Arte Pubblica (le poche eccezioni, tipo i murali nelle metropolitane, negli inceneritori di spazzatura ecc. confermano la regola).
Senza Committenza Pubblica si provoca anche la caduta delle professionalità e il conseguente analfabetismo tecnico/espressivo iniziato già da molti anni con il “divorzio” della pittura e scultura dall’architettura.
Sul vuoto non si costruisce niente….gli spazi pubblici ( piazze, aeroporti, stazioni, ecc.) sono stati occupati dalla violenza della propaganda commerciale… e il vuoto si è riempito di violenza!
L’Italia è stata la patria dell’Arte Pubblica con muralisti come Giotto, Raffaello, Tiepolo; con architetti e scultori come Michelangelo e Bernini:…… oggi sopravvivono alcune pallide ed effimere manifestazioni che potremmo definire di “Arte Pubblica”: positive come i murali dei bambini nelle scuole e i graffiti sui treni e periferie urbane; negative come le insegne e scritte pubblicitarie.”
E i graffittari….
“È un fenomeno di giustissima ribellione e volontà espressive dei giovani, che comunque ha più a che vedere con la politica, la psicologia o il folclore che con l’Arte. Io consiglierei ai graffittari di non usare spray che producono il buco nell’ozono: ci sono altre tecniche espressive valide. Consiglierei inoltre alle Istituzioni Pubbliche di dare uno stipendio ai graffittari perché ricoprano di colori tutti i cartelloni e le insegne pubblicitarie”.
Progetti per il futuro?
“Tanti, sicuramente troppi visti i venti sfavorevoli e le correnti contrarie.
Vorrei continuare a dipingere e a studiare per migliorare le mie opere e per approfondire le ricerche pittoriche degli ultimi anni.
Vorrei realizzare una grande mostra con i lavori degli ultimi dieci anni.
Mi piacerebbe portare a compimento qualcuno dei 5 progetti di Arti Plastiche per le città di Camaguey e Velasco in Cuba che ho formulato insieme ai miei colleghi cubani e continuare le attività di Arte Pubblica che ho iniziato con i colleghi del Messico, Centroamerica, Brasile…..
Installare da qualche parte un laboratorio di grafica e incisione per riprendere un poco l’attività di calcografia, xilografia e litografia che ho dovuto trascurare già da molti anni.
Dipingere un grande affresco nella terra che è stata quella dei miei maestri ideali: Gentile da Fabriano, Piero della Francesca, Giorgione…. e che casualmente è anche la mia terra.”