Oggiona: pubblicato un documento inedito che …”ristabilisce finalmente una più coerente successione stilistica a tutta l’opera di Lilio”..
Andrea Lilio, Ancona 1570?-Roma 1635?.…”Il movimento spiritualista, che rappresenta il risvolto piú interessante della pittura controriformata degli ultimi decenni del secolo, aveva avuto il suo centro di coagulazione tempo prima dell’avvento di Papa Sisto, nell’ambiente culturale gravitante intorno al cardinale Giovanni de’ Vecchi e il mistico per eccellenza, El Greco. Proprio dalla lirica tensione verticalistica del de’ Vecchi e dalla pittura emotiva di Barocci prese le mosse quest’ultima fase di intemperante e fervorosa sensibilità, impersonata da Lilli, e accanto a lui da Fenzoni e Vanni, incontrando un periodo di favore nel clima di rinnovato zelo cristiano dell’ultimo decennio del ‘500: e a ragione, perchè le soluzioni offerte da questi pittori tra la fine degli anni ‘80 e quella degli anni ‘90 restano indubbiamente tra i risultati piú esaltanti e conturbanti della sensibilità tardocinquecentesca”…
Luciano Arcangeli: Andrea Lilli , catalogo della mostra alla Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona, 1985
…”Anche se il termine di “baroccesco” va riveduto e ridimensionato nei dovuti limiti per Andrea Lilli, é indubbio che il linguaggio del maestro di Urbino é uno dei poli fondamentali da cui deriva l’elaborazione, in chiave patetica, espressionistica o addirittura neogotica, del linguaggio di questa comunità di artisti.”…
…”Non escludo che proprio attraverso la peculiare maniera del Boscoli, cosí aperta ai ricordi di Andrea del Sarto e del Pontormo, l’anconitano Andrea Lilli abbia avuto quella prima formazione fiorentina che oggi tutta la critica é concorde nel riconoscere come una delle componenti del suo singolare linguaggio artistico”…
…”Caratterizzato da una carica di espressionistica emotività che stravolge gli schemi figurativi abusati, con effetti di visionarietà esasperata, di spasmodiche tensioni verticalistiche, in cui é possibile riconoscere gli ultimi sostenitori di quello straordinario filone mistico che percorre, con fiammeggianti punte neogotiche, l’apparentemente calmo turgore della pittura romana del tardo ‘500. Andrea Lilli, di questo schieramento, rappresenta la fiammata piú spettacolare e anomala, nonché la piú irriducibile, anche in epoche in cui la partita é ormai persa e un nuovo, piú naturale approccio col mondo della realtà e con quello della cultura ha rivoluzionato l’arte. E’ proprio l’originalità del linguaggio pittorico di Lilli, spinto a soluzioni veramente uniche nella pittura del tempo per sinistra tetraggine o morbosi languori mistici, frutto di una contorsione mentale cui corrispondono i contorsionismi lambiccati e farraginosi delle sue figure, che assicura all’artista … una sua posizione di iperbolico outsider della Maniera ormai declinante”…
…”La paternità lillesca risulta evidente … negli accordi acidi di colori, nell’enfasi con cui viene ricreata la lezione toscana. Riesce difficile inserire a questo punto la pala con l’Andata al Calvario di Oggiona, all’evidenza della cui data (1589, la stessa degli affreschi della Scala Santa) non si accorda lo stile del pittore, che é quello di un Lilli piú maturo e rigido nei contrasti chiaroscurali, totalmente esente dall’evidente influenza baroccesca avvertibile negli affreschi di quegli anni“… Luciano Arcangeli: Andrea Lilli , catalogo della mostra alla Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona, 1985
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Nota di Sergio Michilini sul dipinto di Oggiona:
Il dipinto Andata al Calvario della Chiesa Santa Maria Annunciata al Castello di Oggiona (Varese) é stato analizzato da T.B. Olivari in “Commentari”, XXII, 1971, pp.337-342, e nel catalogo menzionato per la mostra di Ancona.
In entrambi i casi si data l’opera nel 1589 (Firmato: “Jo.s. Andrea Lillius F. 1589”), incontrando poi, come si é visto, varie ed evidenti incongruenze stilistiche.
Il sottoscritto ha fatto il rilievo della firma nel 1970, pochi giorni prima dell’inizio del restauro dell’opera da parte del Prof. Ottemi Della Rotta (che aveva poco prima restaurato gli affreschi del Masolino a Castiglione Olona).
Come si può notare, la data probabilmente è stata male decifrata, in quanto dovrebbe trattarsi del 1609, anno in cui il Lilli era già rientrato ad Ancona ed operava con uno “stile…più maturo e rigido nei contrasti chiaroscurali, totalmente esente dall’evidente influenza baroccesca” (L.Arcangeli, op.cit.)
Infatti:….”La cruda secchezza dei contrasti del dipinto di oggiona troverebbe una più logica collocazione in opere molto più tarde del pittore, alla luce dell’esperienza caravaggesca“….. (Scheda n.1, op.cit.)
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Massimo Pulini, sulla pala di OGGIONA, 25 aprile 2001
Del compatto schieramento delle figure, che campiscono i due terzi del dipinto, almeno cinque si direbbero appartenere ad un altro momento, più inoltrato nella via crucis.
Oltre al San Giovanni che disperato rotea i pugni giunti verso il cielo, anche le Marie che Andrea Lilio ha disposto nel primo piano (la Vergine svenuta, devotamente soccorsa dalle due pie donne e la Maddalena piangente), acquisterebbero una funzione iconologica più tradizionalmente pertinente se solo si trovassero ai piedi di un Crocifisso.
Il Lamento, la perdita dei sensi e il pianto meditativo, sono espressioni di sentimenti scelti da sempre per rappresentare il momento centrale della morte del Cristo o quello, ancora più pietoso, della deposizione.
La croce è invece ancora in viaggio, pesante sulla spalla sinistra del supremo martire, ed anche lui appare preoccupato dalla condizione della madre: la sosta di un attimo per un gesto di languida, malinconica rassicurazione che gli costa lo strattone di rimprovero del soldato a cavallo, unico sgherro, alto e disarticolato, ad accorgersi della scena.
Tra le altre invenzioni compositive, la più rilevante è forse quella che pone l’episodio in un’indefinita collocazione di interno-esterno che, se da una parte spinge il pensiero ad un’ambientazione “tautologica”, come se il tutto avvenisse davanti alla celletta di una delle 14 stazioni dolorose, sotto il portico di un camminamento che le unisce (alla maniera di quello che da Bologna porta alla Basilica di San Luca), dall’altra, permette ciò che in cinematografia si usa chiamare “effetto notte” (quando cioè le riprese si realizzano alla luce solare ma in funzione di un risultato che sarà notturno).
Quando venne presentato dalla Olivari nel 1971, la lettura della data come 1589, produsse, il primo degli sconcerti cronologici attraverso i quali curiosamente si snoda la vicenda storiografica recente di Andrea Lilio (la seconda e più consistente discrepanza cronologica fu quella apparsa nel dipinto col Crocefisso, San Carlo Borromeo e Sant’Ubaldo, della chiesa di San Giovanni Battista, la cui data, 1631, spiazzava di oltre vent’anni il presunto e quindi errato anno di morte: 1610).
L’opera di Oggiona è parsa per lungo tempo un testo emblematico per isolare la prima produzione di Andrea in totale affrancamento dallo stile corale imposto nei cantieri di Sisto V.
Ma dal semplice confronto tra questa Andata al Calvario e le opere della Biblioteca Vaticana, appartenenti al 1589, risulta lampante il divario espressivo che le separa.
Questa apparente schizofrenia stilistica creò da subito non pochi imbarazzi interpretativi: << …La presenza della data -1589-, lungi dall’essere chiarificatoria, complica molto la comprensione del percorso stilistico del Lilli…….. La cruda secchezza dei contrasti del dipinto di Oggiona troverebbe una più logica collocazione in opere molto più tarde del pittore, alla luce dell’esperienza caravaggesca.>> (Arcangeli, 1985, p.57).
Lo storico romano aveva ragione di dubitare, perché in realtà la data iscritta nel dipinto e ora difficilmente leggibile, venne ricalcata puntualmente da Sergio Michilini prima del restauro eseguito da Ottemi Della Rotta nel 1970. Dal rilievo in carta trasparente risulta chiaramente decodificabile l’anno 1609. Questo documento è rimasto inedito per più di trent’anni, renderlo noto oggi, significa ristabilire finalmente una più coerente successione stilistica a tutta l’opera di Lilio, senza sottrarre nulla al suo primario valore di artista.
La spiritualità, a tratti torbida, e l’eversivo “espressionismo” di Andrea Lilio non si misurano sulle precocità cronologiche, né tanto meno sulle adesioni alle novità stilistiche considerate vincenti. Per questo motivo, se non si poteva ritenere protocaravaggesca la pala di Oggiona, quando la si credeva del 1589, così non la si potrà ridurre a caravaggesca oggi, alla luce della nuova notizia. Comunque sia portata di questa acquisizione documentaria va scandagliata e inserita nella revisione dell’intera e complessa personalità dell’artista anconetano, uno studio che da molti anni vado conducendo e che sarà di imminente pubblicazione nella monografia che sto curando per la casa editrice milanese di Federico Motta.
Massimo Pulini, ANDREA LILIO, Editore Federico Motta 2003