….”Tornato in Italia dopo la guerra infausta, stabilitosi per ragioni familiari a S.Miniato di Pisa, il Gajoni non ha fatto che riprendere barattoli, pennelli e pennellesse, ficcarsi mitria di carta in testa, salire scalette e, appollaiato su impalcature e ponti, a testa rovesciata indietro, dall’alba al tramonto affrescare, affrescare: chiese soprattutto, naturalmente. La sua fama quale Maestro eccellente di pittura sacra si è estesa a giusto titolo. Negli stessi ambienti religiosi si è rimasti ammirati per la ricchezza di fantasia del Gajoni, la sua straordinaria capacità di composizione che non teme di adunare, su cupole absidi frontoni, moltitudini di figure, la sua modernità originale ma sensata e robusta, la sua freschezza di accordi che portano sul muro tutta la gioia dei colori creati da Dio……..diceva di lui il Maestro Filippo De Pisis: In Gajoni ci piace una sorta di pacata e nobile dolcezza, sia pure nel carattere eroico delle sue composizioni. Ciò è forse il segreto della sua arte…..Nel suo colore, allontanandosi da certe durezze, come dire? Novecentiste, ha acquistato sempre più in sonorità e finezza”…..(Manlio Sereni, Realtà, Giugno 1956)
….”Roger Féral ha voluto definire Gajoni Rubens moderno. Si potrebbe accettare questa definizione, ma solo pensando ad un Rubens latino, che abbia perduta tutta la truculenta fiamminga, per rivestire di una azzurra veste di primitivi la interpretazione delle sue idee”…..(Giorgio Di Genova, Maestri Storici, terzo Tomo)