……”un piccolo paese impoverito del Sud America inverte il teorema per il quale i paesi poveri possono solo vendere materie prime sfruttando allo stremo il loro territorio.
Per la nuova Costituzione dell’Ecuador, che per la prima volta nella storia riconosce che anche la natura ha dei diritti, il posto migliore dove mettere il petrolio è lasciarlo sottoterra.
In Ecuador la conca amazzonica dello Yasuní è una delle più ricche di petrolio in prospettiva al mondo, con quasi un miliardo di barili di petrolio di riserva.
Ma è anche uno degli ecosistemi più delicati e importanti del pianeta e inoltre è popolato da indigeni che vedrebbero distrutta per sempre la loro maniera di vivere e le loro terre ancestrali.
E allora ci si sta domandando se i limitati guadagni dovuti allo sfruttamento di una materia prima non rinnovabile valgono la candela dell’impatto sociale, economico e ambientale di trivellare un’intera regione.
Già nel 2007 il Ministero dell’Energia di Quito ebbe il coraggio di mettere nero su bianco la proposta di non sfruttare il petrolio presente in grande quantità nel Parco Nazionale dello Yasuní: un’eresia nel mondo capitalista.
Lo sviluppo basato sull’estrazione appariva una politica senza ritorno.
Ma come fare ad evitarlo in un paese povero, indebitato e soggetto alle pressioni delle multinazionali?
Puoi, se riesci a introiettare una visione non sviluppista del progresso, inteso come sviluppo capitalista in favore di quello che in Ecuador è stato definito “buon vivere”, Sumak Kawsay nella lingua locale.
Così la logica estrazione-esportazione può essere sostituita dal rispetto della Natura e soprattutto dal prendere atto delle scelte culturali delle popolazioni originarie che lo Yasuní abitano da generazioni. Così può essere iniziato a costruire quello che in tutto il mondo prima o poi dovremmo prendere atto che è fisiologico e non patologico dovere costruire: l’era del post-petrolio.
A due anni dall’inizio del dibattito su quella che è stata battezzata come “iniziativa ITT” esiste un documento che denuncia l’inutilità del modello attuale, che in appena 13 anni di sfruttamento del petrolio previsti lascia sul terreno danni irreparabili per secoli, e mette nero su bianco i possibili percorsi futuri.
Si parte dai diritti che la Natura stessa ha in quanto tale nella costituzione ecuadoriana.
Quindi si passa all’appoggio ottenuto dal parlamento tedesco.
Per alcuni governi dei paesi ricchi è conveniente, economico ed etico finanziare programmi che impediscano la deforestazione, conservino la biodiversità e evitino l’immissione di 400 milioni di tonnellate di CO2.
E il “buon vivere” secondo il documento non può non divenire politica di stato che il settore pubblico non può esimersi dall’appoggiare come l’assistenza sanitaria e l’educazione.
Il testo completo del documento può essere letto a questo link:
http://www.ircamericas.org/esp/6238
fonte www.gennarocarotenuto.it