Il LAVORO , che dovrebbe essere il centro della vita individuale e sociale degli esseri umani, sta subendo una aggressione, svilimento e disprezzo, a tutti i livelli: la economia virtuale lo soffoca, la globalizzazione selvaggia lo rende incerto e precario, la concentrazione monopolistica lo priva della creatività individuale ecc. ecc.
E insieme al LAVORO ovviamente spariscono i valori etici, morali, sociali e culturali che, senza di essi, rendono un popolo servo, opportunista e ruffiano.
Il LAVORO è cultura, crea cultura e, nel nostro caso, questa particolare capacità di creare bellezza, qualità, creatività e fantasia provengono dal fatto che “per l’Italia la cultura si identifica con l’Arte, con la sua capacità di esprimere nei secoli, attraverso un linguaggio universale, simboli, passioni e sogni” (Carlo Azeglio Ciampi)
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La ricorrenza ormai universalmente riconosciuta del LAVORO e dei LAVORATORI è il 1 MAGGIO, e si suppone che l’Italia (che è una Repubblica Democratica fondata sul LAVORO) dovrebbe approfittare di questa opportunità per riflettere su queste cose fondamentali.
Che casualità che anche la Chiesa Cattolica sovrapponga a questa ricorrenza la giornata di Beatificazione di Giovanni Paolo II.
Che casualità che proprio l’Arte, in Italia, sia oggetto della aggressione totalitaria da parte di quel fenomeno truffaldino e usuraio chiamato “Arte Contemporanea”.
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Come forma di protesta e di riflessione sul LAVORO e sull’ARTE ITALIANA proponiamo di sottoscrivere la petizione per salvare il monumento di Cerignola (Foggia) a Giuseppe Di Vittorio
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MILLE FIRME PER SALVARE IL MONUMENTO A DI VITTORIO
Giuseppe Di Vittorio è il personaggio più illustre di Cerignola (Foggia), ma alcuni suoi funzionari hanno smontato e fatto a pezzi il monumento a lui dedicato: una singolare e monumentale “SCULTOPITTURA” realizzata nel 1975.
L’ABBANDONO – L’opera, realizzata dal “Centro di Arte Pubblica Popolare di Fiano Romano” diretto da Ettore De Conciliis, viene brutalmente rimossa negli anni Ottanta con il pretesto dei lavori di ristrutturazione della piazza dove era collocata. E una parte dei pannelli che la componevano sono stati spostati negli scantinati del Municipio.
CARLO LEVI – Anche lo scrittore Carlo Levi rimase affascinato dal murale. «Questo monumento a Di Vittorio, mi pare, per molte ragioni, eccellente e per me pieno di richiami, non soltanto per il suo valore di opera d’arte, ma perché riporta tra noi e nella piazza del suo paese, Cerignola, l’immagine di un grande».
LA MOBILITAZIONE – Adesso una petizione popolare è partita su internet per chiedere il recupero del murale dedicato al sindacalista cerignolano: su Facebook oltre 800 utenti si sono iscritti al gruppo. Due i punti della petizione: la messa in sicurezza dell’opera e la richiesta di riconoscimento come bene culturale; il restauro dell’opera e l’individuzaione di una degna collocazione. Un modo per restituire alla città (e all’Italia) un pezzo della sua storia.
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Interessante articolo di Giovanni Rinaldi su Stato Quotidiano con la storia dell’opera e informazioni sulla situazione attuale
“La memoria che (non) resta – Murale a Di Vittorio”
Il lavoro è lo strumento fondamentale per l’uomo per la sua creatività, per la sua intelligenza per la sua sopravvivenza. Ma anche per conquistare la propria dignità. Il lavoro è lo strumento imprescindibile per conquistare la democrazia,il lavoro è un diritto umano troppe volte negato, per scelta politica, per incapacità, per una volontà intreseca dello stesso potere politico ed economico. I Disoccupati da sempre sono una massa di manovra, strumenti fondamantali per conquistare voti e suffragi utilizzati per fomentare e favorire i partiti, le forze associative del potere più reazionario e retrivo. Occorre rompere questo circolo vizioso, che è il vero nodo scorsoio al collo sopratutto delle nuove generazioni, degli strati più deboli della popolazione e dei lavoratori in particolare, delle donne e degli uomini troppo “vecchi” per lavorare ma troppo giovani per andare in pensione restando così nel limbo amaro della disoccupazione , della povertà della miseria, nella vergogna di non poter rispondere alle esigenze di una vita decorosa.L’economia nel suo insieme deve essere liberata da questo governo, da questa economia strozzata dalle presenze mafiose e cosche che si sono inseriti, nel mercato del lavoro, nelle commesse comunali e di stato i cui appalti rappresentano il 90% degli affari della malavita economica del nostro paese. Gravi quindi sono le responsabiltà dello stato e delle sue strutture , in quanto troppo spazio si è lasciato e si lascia alle mazzette, alle speculazioni, agli interessi privati ai danni del paese e nell’economia, sono miliaia e miliaia le aziende artigiane,industriali, aziende grandi e piccole falcidiate dalla crisi, e dalle richieste sempre più esigenti da parte dei caporioni mafiosi senza che lo stato intervenga per porre fine a questa vergogna. E anzi che affrontare i nodi della crisi in tutti i suoi aspetti,in parlamento si parla d’altro , mentre langue il paese, la scuola il lavoro la sanintà, la giustizia, i trasporti la casa, IL LAVORO è SCOMPARSO DALL’AGENDA DEI NOSTRI GOVERNANTI.E’ necessario voltare pagina tornare al concetto di classe, di lotta
e di unità per riassorbire nella nostra cultura l’idea del lavoro come modello ideale di vita per il raggiungimento della vera democrazia della libertà,della giustizia e del progresso senza lavoro nulla di tutto ciò può accadere DOBBIAMO RISCOPRIRE DI VITTORIO E TOCCA AI GIOVANI COSTRUIRSI UN SOGNO E PORTARLO A TERMINE … DI VITTORIO E’ QUI IN MEZZO A NOI e non dobbiamo dimenticacerne Sarebbe un suicidio
A PEPPINO DIVITTORIO
E’ terra arsa, è terra fatta amara.
Questa mia terra antica ed orgogliosa
ch’è fatta serva dai baroni infami
che voglion solo un signor … gnor si.
Sempre miseria fame e bastonate
ai figli della terra , senza mai pane
e poi trattati a servi della gleba
senza il diritto di stabilire un prezzo
senza contratto per rendere più merce
la propria stima la propria dignità.
Occorre ribellarsi alle bestialità !
all’arroganza, dei grandi proprietari
dalla violenza, dalla povertà,
da questa fame ingiusta e senza senso…
IO QUI LO GIURO .. CHE SINO A QUANDO
AL MONDO SARO’ VIVO
NESSUNO PIU’ DOVRA’ SOFFRIR
LA FAME CONTRO IL POTERE E
LA SOPPRAFFAZIONE
LOTTA PER SEMPRE E PER L’UNITA’
Come ti chiami pezzo di pezzente come ti permetti
alzar la tua voce, davanti a un conte di regia discendenza!?
SONO UN CAFONE MI CHIAMO
DI VITTORIO MA SON MODESTO
CHIAMATEMI PEPPINO
E quan’è cre tutt fatichè
PUBBLICATO DA MORFEO A 10:15
Se vi fosse un pò di coscienza, umana, civile, storica tutto il popolo di Cerignola, ma non solo, dovrebbe provare un minimo di vergogna,di obbrobrio, per lo stato cui è giunto un monumento che racconta, la vita e la storia dell’italia, del mondo, ma anche e sopratutto, dell’antica Cerina l’attuale Cerignola che da quella storia antica ed orgogliosa deve trarre nuova linfa per tornare a riscoprire la propria tradizione di civiltà e di lotta per il mantenimento della propria dignità. Ciò che è stato offeso nel ridurre il monumento in queste condizioni, non è il semplice monumento, la cui importanza è induscutibile, ma è la ragione stessa di un popolo l’essenza stessa del senso della vita, della nostra vita. Occorre sempre vigilare a che non avvengano dimenticanze tali da mettere in pregiudizio il nostro passato ma anche il nostro futuro. Ma penso che non sia soltanto colpa della città nel suo insieme, dei comuni, degli assessori, ma la stessa struttura dello stato , le sue istituzioni devono contribuire a che la storia diventi cultura e coscienza, e che se pure il popolo di Cerignola, per molti motivi, si è dimenticata di uno degli uomini più importanti della storia dell’uomo, la società civile avrebbe dovuto avere gli anticorpi necessari per sconfiggere, l’ignavia l’abbandono e lobblio provocato e voluto dagli uomini dediti all’ignoranza,la scuola, la cultura attuale il menefreghiismo ha fatto si che tutto si realizzasse ai danni del mondo intero e non solo di Cerignola della Puglia,dei lavoratori. E’ il risultato della politica, dell’individualismo della televisione di stato che confonde le menti e riporta il pensiero all’ignoranza di ritorno combattere tutto ciò non è facile. Occorre riferirsi all’uomo, alla sua capacità di conquistarsi la libertà di pensiero senza influenze deleterie.
Ma sopratutto che la scuola diventi cultura, la storia diventi vultura e che la vita di ogni giorno torni ad essere insegnamento e cultura, e raccontarsi la sera davanti al fuoco della propria coscienza sia certo un rito ma cne un modo per tornare a sentirsi soggetti e proprietari della propria vita della propria esistenza
e se perdiamo una puntata del grande fratello vuoldire che abbiamo un giorno in più da vivire come essere vivente e civile