E’ un dipinto che ho realizzato nel 1996 di ritorno in Italia dal Centroamerica, dove avevo vissuto l’eperienza della Rivoluzione Popolare Sandinista, la prima rivoluzione cristiano-marxista trionfante.
Un esempio di liberazione degli ultimi, degli umili, dei poveri e dei diseredati della terra, ispirata al meglio dei messaggi e delle vite esemplari di Gesù Cristo e del Che Guevara.
Avevo da poco conosciuto all’Avana il fotografo del Che Guevara ALBERTO DIAZ KORDA e ci si apprestava a commemore il 30esimo anniversario della morte del “Guerrigliero Eroico”. Ricorreva anche il centenario del celebre dipinto di PAUL GAUGUIN “Autoritratto con il Cristo Giallo” e mi parve quindi la cosa più naturale del mondo mettere insieme tutti questi elementi per creare questa opera/sintesi.
Appena terminato il dipinto ebbi l’onore di ricevere questa bella presentazione da parte dell’amico giornalista ETTORE MASINA:
“Che cosa spinge un artista a riprendere (a, per così dire,mimare) l’opera di un altro artista? Il desiderio di rendergli omaggio, certamente; ma spesso anche qualcos’altro, di meno evidente e di più profondo: il senso di una comunanza, la misteriosa convinzione di aver camminato insieme le vie della Terra e della storia, nonostante le lontananze di tempi e di luoghi.
Più di cento anni separano la creazione del “Cristo giallo” di Gauguin dal “Che Guevara con el Cristo amarillo” di Sergio Michilini.
E la Bretagna di Pont-Aven, le dune, i boschi, i calvari (ingenui racconti in pietra della passione del Cristo eretti sui sagrati, ai crocicchi, ai margini dei campi); e i silenzi e le fatiche rassegnate dei contadini e dei pescatori delle coste dell’Atlantico “europeo”, questo mondo che ispiro’ Gauguin è mille miglia (e più!) lontano dalla Costa atlantica del Nicaragua, cara a Michilini, dalle atrocità dei conquistadores che si perpetuano nei secoli, dalle foreste flagellate dagli uragani, dagli indios che vanno, un’etnia dopo l’altra, a morire, dalle speranze frantumate in tanti cuori, e dai sogni di libertà latino-americani che, nonostante tutto, rifiutano di suicidarsi.
Anche la scelta del giallo in Gauguin e in Michilini ha, io credo, diversissime ragioni. Gauguin rimane fedele alle sue scelte coloristiche: giallo gli era sembrato quel crocifisso quando lo vide per la prima volta nell’ombra della cappella di Trèmalo e giallo lo dipinge anche quando, nelle sue tele, lo pone en plain air..
Nel giallo di Michilini, invece, indovino un colore di tragedia: la pelle dell’aborigeno reso schiavo, il pallore del popolo degli affamati, del lebbroso, del campesino bruciato da un sole senza misericordia.
Il Cristo di Gauguin è un’icona da cui la pena, se mai c’è stata, è scivolata via, con la morte; quello di Michilini lo vedo ancora ansimante, in un’agonia senza tregua. Ma davanti a quei due crocifissi stanno due volti simili nella dolorosità degli sguardi.
L’autoritratto di Gauguin e il ritratto del Che portano le stimmate della pena di chi scenda da un Calvario ancora attuale. Le teste sporgono da spalle chine sotto il peso di sofferenze che non trovano consolazione.
Guardo il Che di Michilini: il giovane uomo dallo sguardo furente della fotografia più famosa del mondo è diventato nella tela del mio amico un quarantenne pensoso, stanco; e triste. E’ il Che della Bolivia, non quello della Sierra cubana.
Come il Cristo sa di dover andare a morire. Chissà se nelle sue ultime ore, prima di essere assassinato, il combattente che era stato cristiano non visse un suo orto degli ulivi; o non sentì una voce che diceva: “Non v’è amore più grande di chi dà la vita per i suoi fratelli…”.
Ettore Masina 1996
E nel 1997 questa opera venne inclusa nel catalogo della mostra sul “Che” realizzata nella Università di California (UCLA), in Los Angeles, USA, con questo commento del curatore David Kunzle:
“Sergio Michilini, Che with the Yellow Christ, oil on canvas, 1996, 60×70 cm. Based on Gauguin’s Self-Portrait with Yellow Christ (c.1890) in which the French artist rendered himself bustlenght in front of his Yellow Christ painting of 1889.
This is itself based on a Breton medieval sculpture.
Gauguin added a mask behind him; Michilini has placed in his own painting a mask he made from a connon shell.
Michilini has turned Che in the ather direction but in the same relation to the background. His beard is very sparse, as if in a imitation of Gauguin’s beardless (but mustached) face. Che is posed in front of a Michilini painting of the crucified Christ (Kunzle, Murals, p. 108 no.37), in the Oscar Arnulfo Romero Spiritual Center near Managua, rendered more similar to Gauguin’s Christ by being colored yellow.
If we recognize the reference, Che is cast in the role of the self-portraying artist. At the same time, the Italian Michilini, a Nicaraguan resident since 1983 identifies with Che and with Gauguin.”
David Kunzle, University of California, Los Angeles, 1997
Traduzione:
“Sergio Michilini. Che Guevara con el Cristo Amarillo, 1996, 60x70cm., ispirato all’Autoritratto con il Cristo giallo di Gauguin (c.1890), nel quale l’artista francese si autoritrae di fronte al suo dipinto Il Cristo Giallo del 1889.
Questa ultima opera è stata ispirata, a sua volta, da una scultura medioevale della Bretagna.
Dietro all’autoritratto Gauguin ha dipinto una maschera, mentre Michilini ha dipinto una sua opera in altorilievo elaborata in Nicaragua con l’involucro metallico di una bomba.
Michilini ha rivolto lo sguardo del Che verso un’altra direzione rispetto all’autoritratto di Gauguin, pur mantenendo la stessa relazione con lo sfondo.
La barba del Che è molto rada, ad imitazione del viso di Gauguin senza barba (ma baffuto).
Il Che è stato raffigurato davanti al murale di Michilini Crocifissione in Centroamerica (Kunzle, The murals of revolutionary Nicaragua 1979-1992, p.108, no.37), dipinto nel Centro di Spiritualità Monsignor Oscar Arnulfo Romero a Managua. Il Cristo è stato reso più simile all’opera di Gauguin con una colorazione gialla.
Se riconosciamo i riferimenti di questa opera, il Che viene proposto nel ruolo dell’artista che si autoritrae.
Michilini, di nazionalità italiana e residente in Nicaragua dal 1983, si identifica simultaneamente sia nel Che che in Gauguin”.
David Kunzle, University of California, Los Angeles, 1997
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