Riflessioni sul “colore” nella Pittura

Qualche settimana fa ho pubblicato molto discretamente una mia piccola riflessione sul COLORE nella Pittura al fondo del commento di un dipinto recente. Oggi la ripropongo, dedicando tutto questo Post, stimolato anche da questo commento che ho appena ricevuto dall’amico e collega Pittore Gianfranco Tognarelli:

“Con Marcello Frosini abbiamo letto con interesse il tuo lavoro sul colore. E’ notevole lo sforzo che hai fatto per chiarire un certo percorso, anche se penso che difficilmente oggi si troverà una formula per il colore dei volti della società multietnica.
Abbiamo riflettuto che per quanto riguarda il colore, in senso costruttivo nessuno ne parla, se ne parla sempre in senso emozionale o poetico, perciò è stato bello leggere il tuo articolo. Ne approfitto per dirti che sto leggendo un interessantissimo libro che si intitola “Colore. Una biografia. Tra arte storia e chimica, la bellezza e i misteri del mondo del colore”di Ball Philip, Editore BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (collana Saggi).  Senz’altro lo conoscerai, altrimenti credo che valga la pena leggerlo”

Gajoni

RIFLESSIONI SUL “COLORE” NELLA PITTURA

di Sergio Michilini

In Italia abbiamo un modo tradizionale di dipingere l’incarnato delle figure, quello di Giotto, che ci è stata tramandata dettagliatamente dal Cennino Cennini nel suo famoso Libro dell’Arte.

Giotto

Per “colorir e incarnare viso giovanile”, dice il Cennini, si parte, come colore di fondo con il VERDACCIO:

Togli quanto una fava d’ocria scura….. mettila nel detto tuo vasellino, e togli un poco di nero, quanto fusse una lente; mescola colla detta ocria. Togli un poco di bianco sangiovanni, quanto una terza fava; togli quanto una punta di coltellino di cinabrese chiara; mescola con li predetti i colori tutti insieme….e da’ col tuo pennello a poco a poco, squasi asciutto, di questo colore, che si chiama a Firenze verdaccio, a Siena bazzèo”.
Praticamente il Verdaccio è una mescolanza di OCRA, BIANCO, NERO….e una punta di ROSSO CINABRESE, che è una terra di colore rosso.

Sono sostanzialmente i quattro colori con cui PLINIO IL VECCHIO ci racconta essere stata realizzata la meravigliosa Pittura di Apelle e dell’antica Grecia, e di cui ne abbiamo una pallida testimonianza nelle pitturte di Fayum: OCRA, TERRA ROSSA, BIANCO E NERO.

Fayum

Con questi quattro colori, si possono ottenere TUTTE le variazioni cromatiche di una PITTURA DI COLORE:
I colori “PRIMARI” sono ROSSO (TERRA ROSSA), BLU ( BIANCO CON UN POCO DI NERO) e GIALLO (OCRA GIALLA)
I colori “SECONDARI”: ARANCIO (TERRA ROSSA CON OCRA), VERDE (OCRA CON BIANCO E NERO), VIOLA (TERRA ROSSA CON BIANCO E NERO).
Pertanto si possono ottenere TUTTI i colori CALDI e FREDDI, SECONDARI E COMPLEMENTARI..

Sergio Michilini, OCRA GIALLA,ROSSO POZZUOLI, NERO, BIANCO, 1980, studio di colori, cm.34×49

Ritornando al VERDACCIO di Giotto, descritto da Cennino Cennini…era la “base di inizio” per esempio di un RITRATTO….e su questa base poi si iniziavano a dare le lumeggiature e il colore con la TERRA ROSSA E IL BIANCO(che diventavano colore nel loro rapporto di complementarietà con il verdaccio).

Praticamente si lavorava a COMPLEMENTARI e CALDI/FREDDI…. dove il CALDO era il VERDACCIO e il FREDDO  era progrerssivamente il ROSSO/ROSA/BIANCO.

Le ombreggiature di “verdaccio” diventavano quindi le famose “OMBRE COLORATE”….che, come si vede, non erano state inventate dagli “IMPRESSIONISTI”, ma sono esistite fin dall’antichità greca.

Masolino da Panicale

Questo “modus operandi” è sempre stato applicato dai coloristi, anche quando il ritratto lo si faceva ad olio o tempera dal vero o qualsiasi altra tecnica, con modello vivente. Solamente che a volte, in particolari condizioni di luce naturale, l’ombra Verde poteva tendere verso il Blu (quindi togliendo giallo fino a farlo sparire) o al Viola (aggiungendo Rosso).

Su questo impianto generale i “coloristi” hanno lavorato fino ai nostri giorni.

Cezanne

Il problema si è posto quando Gauguin è partito per le isole del Sud, e si è ritrovato a dipingere la gente autoctona della Polinesia, di carnagione abbronzatissima, scura o quasi “nera”. E qui tutti i parametri della razza “bianca”, quella su cui si era elaborata la PITTURA DI COLORE, sono saltati…perchè evidentemente i ROSA degli incarnati e i “VERDACCI” delle ombre non funzionavano più.

Gauguin ha lavorato utilizzando i parametri pittorici europei, usando per gli incarnati colori semplicemente più scuri, ma senza approfondire sullo studio del “colorir e incarnare viso giovanile” indigeno…. e ha in un certo senso “tagliato la testa al toro” creando “CAMPITURE” di colore complementere sui fondi delle figure…per esempio incarnati violacei su fondo giallo, o arancio/ocra su fondo bluastro o vardastro su viola.

Gauguin

Ma il problema del colore “in sè” delle razze “scure” è tutto da scoprire, sia per formulare delle ipotesi metodologiche come lo fece il CENNINO CENNINI per il caso della nostra razza “bianca” (metodologie assolutamente necessarie per affrontare i tempi rapidissimi della tecnica dell’Affresco); sia per aprire nuovi orizzonti nell’affascinante ricerca della PITTURA DI COLORE per il nuovo mondo di convivenza tra tutte le razze umane.

E’ un tema aperto, anche perchè RINASCERA’ sicuramente la tecnica dell’AFFRESCO, che è, da sempre, dall’epoca delle caverne “la madre di tutte le tecniche pittoriche”,….e RINASCERA’ sulle ceneri di questo vecchio, ingiusto e disumano regime sociale globalizzato e della sua ormai obsoleta e ripetitiva arte di regime, chiamata ambiguamente “arte contemporanea”.

Sergio Michilini, RITRATTO DI SERGIO RAMIREZ, 2008, olio su tela, cm.60×35

2 pensieri su “Riflessioni sul “colore” nella Pittura

  1. A parte le ultime due righe, che non mi pare rientrino nel topic, direi che tu abbia scritto un bellissimo articolo!.
    Per il problema degli impasti per rendere differenti toni di pigmentazione, non ho idea se qualcuno avesse fornito particolari indicazioni, ma è anche vero che neri, arabi e orientali sono stati raffigurati da pittori occidentali di ogni epoca.
    Andrò a spulciare in qualche libro!

  2. Ciao Alessandro, forse hai ragione….ma le ultime due righe non sono riuscito a trattenerle a causa della contemporanea “Biennale d’Arte Contemporanea” che stavano inaugurando qua a Managua-Nicaragua. Ad ogni modo, ovviamente tantissimi pittori occidentali, in ogni epoca, hanno dipinto le varie razze umane. Quasi sempre, come tu dici, per “raffigurare” al meglio questi personaggi. Ma io sto facendo un ragionamento sulla “Pittura di Colore”, cioè quella che mette al centro della propria ricerca il “colore costruttivo”…dove il soggetto diventa un “pretesto” (e non un “fine”) per scoprire nuovi ritmi, accordi, dissonenze ecc…..un nuovo ordine interno all’opera, che diventa “autonoma” rispetto al soggetto rappresentato, come per esempio in Cézanne dove, tra paesaggio, natura morta o figura non è che ci sia molta differenza….ma Cézanne ha usato. anche se in modo personalissimo e audace, ancora i parametri dell’arte greca o di Giotto (ovviamente con uno studio rigorosissimo dei soggetti menzionati, suoi contemporanei) come ho scritto nel Post.

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