E’ la vigilia di Natale 2015 qui a Managua, capitale del Nicaragua, e ho appena finito di leggere il libro di Curtis Bill Pepper “UN ARTISTA E IL PAPA”, in italiano (edizione originale Mondadori del 1968), miracolosamente recuperato da chi chissà dove, dal caro amico Padre Miguel d’Escoto Brockmann.
Si tratta della storia della commovente amicizia tra il Papa Giovanni XXIII e lo scultore comunista Manzù, di cui avevo scritto un Post un paio di anni fa e che ripropongo qua sotto. Le intuizioni che avevo espresso allora trovano piena conferma nella “nota conclusiva” di questo libro, e cioè che questa amicizia, insieme al capolavoro d’arte che ne è scaturito (“La Porta della Morte”) rappresentano il paradigma che, nel secolo scorso, ha aperto un nuovo cammino di SPERANZA nel mondo occidentale, di tenerezza, di amore, di fraternità, di PACE, di GIUSTIZIA, arricchito dalle nuove consapevolezze sul rapporto con la Madre Terra…..
Giacomo Manzù: “La Porta della Morte” di San Pietro in Vaticano
(post del 7 giugno 2012 riproposto qua sotto)
https://blogosfera.varesenews.it/la-bottega-del-pittore/?p=10364
Giacomo Manzù: La Porta di San Pietro in Vaticano
“La Porta della Morte” di Manzù rappresenta, credo, uno dei principali paradigmi del secolo scorso, oltre che ad essere un capolavoro della scultura contemporanea e, tra le Porte di San Pietro in Vaticano, la più bella.
E’ un’opera d’arte nata dall’amicizia e dal profondo intendimento umano e spirituale di due uomini che hanno segnato uno dei più alti livelli della Storia dell’Italia moderna: Giacomo Manzoni, in arte Manzù, scultore italiano (1908-1991) e Angelo Roncalli “il papa buono” Giovanni XXIII (1881-1963).
Entrambi bergamaschi ed entrambi di origini molto umili, il primo era dodicesimo figlio di un calzolaio e sagrestano e il secondo quarto di tredici fratelli in una famiglia di coltivatori mezzadri.
Queste due grandi figure mi hanno aperto il cammino alla vita quando, adolescente cercavo di capire i perchè e i percome dell’esistenza. Nel mio caso particolare è stato al rovescio di come ci si potrebbe immaginare: Manzù mi ha incamminato alla spiritualità dell’arte e alla sacralità del lavoro e Papa Roncalli all’impegno sociale e politico con gli ultimi, con i diseredati della terra. Li sentivo vicini e mi davano sicurezza e pensavo che fossero sempre esistiti e che sarebbero esistiti sempre. In raeltà Papa Roncalli è sparito improvvisamente quando ero ancora chierichetto e andavamo spesso con la tribù parrocchiale a visitare i suoi fratelli nella sua casa natale a Sotto il Monte, mentre Manzù l’ho visto pian piano istituzionalizzarsi osannato universalmente, e sono stato io ad allontanarmi da lui, nei meandri della contestazione e della pittura assetata di tutto della vita.
Papa Roncalli ha aperto quel famosissimo Concilio Vaticano II che ha rivoluzionato la Chiesa Cattolica e riportato la speranza di Pace con Giustizia sociale nei cuori e nelle menti di milioni di persone e Manzù ha ricollegato la spiritualità dell’arte alla sofferenza degli sfruttati, degli oppressi, degli umili e degli ultimi.
Manzù era un comunista speciale: “Di me dicono che sono marxista. Non è vero. Non sono neanche mai stato iscritto al Partito Comunista. Però mi sento comunista nel senso che desidero un’umanità più fraterna e pacifica. Essere di sinistra per me è una scelta più umana che politica” (La Stampa,23 dicembre 1988); “Io vivo per la pace e ho un odio feroce per la guerra. Il tempo mi dà sempre più ragione” (Corriere della Sera, 24 aprile 1977).
Manzù era un personaggio scomodo per la sua semplice e radicalmente “atea e comunista” visione del mondo, e ovviamente scateno’ le ire dei benpensanti della Bergamo cattolica (che ora si mangiano le unghie e vorrebbero trasferire il Museo Manzù da Ardea-Roma a Bergamo) e le drammatiche e accanite polemiche della Curia Romana che “non riteneva adeguato alla circostanza (della realizzazione delle Porte di San Pietro) il fervente comunismo dell’artista”….ciononostante l’opera venne realizzata come desiderava Manzù (e come sognava Papa Roncalli) e oggi “La Porta della Morte” è considerata il suo capolavoro assoluto, con quella fusione dello spirito laico con la religiosità delle scene….. rappresentate con umana semplicità.
Come ci racconta schiettamente il collega Gianfranco Tognarelli appena ritornato da Roma:”Sono stato in S. Pietro e devo dire che tutta quella ricchezza, quel Barocco, mi è risultato abbastanza insopportabile….. Però mi sono fermato alla porta di Manzù. Finalmente qualcosa a misura d’uomo, senza eccessi, mi è sembrato di rivedere un artista in sintonia con il nostro 400. Il lavoro di un artista maturo che si confronta con il mistero della morte, (non solo di Cristo)…. con una sintesi ed una povertà di mezzi potenti (Mi è venuto in mente l’ultimo Michelangelo di cui parla Gajoni). Chissà forse la visita alle catacombe di Priscilla con la loro suggestione mi avevano messo nella giusta condizione….Ultimamente ho sentito critiche sul lavoro di Manzù….Mah!!!.. A me è sembrata la cosa più forte ed autentica (senza nessuno che si sofferma…..mentre la Pietà di Michelangelo, dietro un vetro, è inguardabile,con davanti una folla, come la gioconda al Louvre)”.
Manzù fu l’ uomo del dialogo tra la Chiesa e il comunismo e descrisse il suo rapporto con Papa Giovanni XXIII in questi termini: «Il nostro punto d’incontro fu la carità, cioè ciò che si doveva fare per gli uomini, per la fraterna convivenza di tutti su questo mondo pieno di odio».
Il racconto della relazione fraterna tra lo scultore e il pontefice inizia nel 1947 con i primi bozzetti e idee e si conclude con la inaugurazione della “Porta della Morte” nel 1964 (anche se il pontificato di Papa Giovanni XXIII inizia nel 1958 e si conclude con la sua morte nel 1963). In questi 17 anni di tribolata gestazione dell’opera venne modellandosi anche una visione ampia e laica dei temi sacri da rappresentare e fu Papa Roncalli a concedere a Manzù di seguire la propria ispirazione, cambiando il tema iniziale dell’opera , «Il trionfo dei santi e dei martiri» in quello della “Morte”, cioè delle violenze e delle sofferenze umane.
E sono proprio i temi delle violenze e sofferenze umane nel mondo che vengono affrontati nel Concilio Ecumenico Vaticano II a partire dal 1962, proprio nel momento in cui Manzù stava alacremente lavorando alla sua Porta ,……che prefigura artisticamente il SENSO di quelle che saranno poi le rivolouzionarie conclusioni del Concilio a favore della PACE, della GIUSTIZIA e della LIBERTA’. Nasceranno i movimenti dei “preti operai“, le “Comunità cristiane di base” , la “teologia della liberazione” ecc….il tutto sintetizzato in quelle fomose tre parole “opzione preferenziale per i poveri”…..uno dei cui fautori fu Dom Hélder Câmara arcivescovo brasiliano di Olinda e Recife, chiamato anche “il vescovo delle favelas“, che partecipò al Concilio Vaticano II e che disse anche: “Quando parlo dei poveri, mi chiamano santo. Quando indico le cause della poverta’, mi chiamano comunista”.
“La Porta della Morte” di Manzù rappresenta questo paradigma, che nel secolo scorso ha aperto un nuovo cammino di SPERANZA nel mondo occidentale, di tenerezza, di amore, di fraternità, di PACE, di GIUSTIZIA, arricchito dalle nuove consapevolezze sul rapporto con la Madre Terra….. che continua, nonostante tutto……. nonostante la insurrezione globale e virulenta, senza precedenti nella storia, dei ricchi contro i poveri che si è scatenata solo dopo un paio di decenni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e dalla inaugurazione della Porta di Manzù.
Sergio Michilini, 7 giugno 2012
buongiorno,
sono in possesso del francobollo del ritratto di Giovanni xxIII su lastra d’argento 925/00 autore Giacomo Manzu’ esemplare n. 257.
Quale potrebbe essere il valore.
Grazie
attendo cortese risposta
Marina