Tra l’altro dice l’articolo di artribune: “…..Le città che non generano curiosità…sono città morte. E Firenze, che morta lo è stata a lungo, ha forse intrapreso una delle poche strade per tentare la resurrezione”. (…. Beh, di fronte a tanta emozione credo che ci stia perfettamente un rinnovato Renato Carosone )
Et voilà….JEFF KOONS, ex marito di Cicciolina (Llona Staller) che da giovane, prima di decidere di fare l’Artista, faceva il broker a Wall Street.
Lui non è di periferia, è Americano purosangue e vive nell’ombelico del mondo, a New York, e per la precisione nell’Upper East di Manhattan. E ha il suo gigantesco studio nientepocodimeno che a Chelsea, sulla ventinovesima strada, dove lavorano per lui 135 assistenti. E l’artista più quotato del mondo, grande contribuente della bolla finanziaria…E’ il simbolo della bolla speculativa, bella tirata a lucido e plastificata.
….adesso ha conquistato Firenze, l’Italia e gli italiani.
Giornali, riviste, gallerie, biennali, musei e sovrintendenze alle Belle Arti rispondono come un jukebox, e quando la CIA preme un bottone si sente la stessa musica desiderata suonare in tutto il mondo…e adesso la musica di Jeff Koons suona trionfalmente in Piazza della Signoria.
Sono fieri i nordamericani di una cosa nordamericana installata nel centro storico di Firenze, e di cui loro non hanno la minima idea di che cosa realmente sia… orgogliosi certi italiani cool politicamente corretti per avere in Piazza della Signoria un pezzo della gringolandia che ispira loro i brividi dell l’Amerikan way of life.……Rimarrebbe isolato il Presidente Truman al dichiarare:” «Io sono uno stupido nordamericano che paga le tasse per questo genere di spazzatura»
Pare che “la scelta di Koons sia stata fatta sotto pressione della Biennale dell’Antiquariato di Firenze, al fine di dare più visibilità ed eco mediatica alla manifestazione che si svolgeva negli stessi giorni”.
Ma allora, se era solo una questione di vendersi, cioè di prostituirsi, l’artista Walt Disney avrebbe dato più visibilità di Koons alla Biennale, forse con un Paperon de Paperoni di plastica grande come la Torre di Arnolfo.
Quando anche il sindaco di Firenze (diciamo di FIRENZE, e non di OUAGADOUGOU o di ANTANANARIVO)…quando la maggioranza di fiorentini e italiani pensa che così “..abbiamo intrapreso una delle poche strade per tentare la resurrezione” emerge la triste, amara e misera realtà …..che l’Italia oggi non è più la nostra patria orgogliosa, matura, autentica, esemplare.
L’Italia oggi pare sia ormai qualcosa come Puerto Rico: uno “Stato Associato” (territorio non incorporato degli Stati Uniti d’America) ma senza diritto a congressista a Washington…mentre economicamente è una succursale di periferia della famiglia ROTHSCHILD….praticamente una “BANANA REPUBLIK”
Forse per questo Koons ci sta perfettamente davanti a Palazzo Vecchio a Firenze..
——————————————————————————————————-
Occhio all’agente Koons……Eugenio Finardi – La C.I.A. (1976)
……………………………………………………………………………………………………………….
<>
E’ l’opinione conclusiva di un’intervista a Nicola Verlato che inoltre stigmatizza la volontà di eliminare ogni idolo o icona NON rimovendo la “figura”, ma utilizzandola in modo scaltro, sprovvista d’ogni significato, contenuto e valore.
Prima di addentrarmi nello specifico del tema in questione vorrei soffermarmi su un piccolo dettaglio. Si legge ovunque che Koons abbia esercitato, prima di fare l’artista, la professione di broker nella famigerata Wall Street.
Questa circostanza, nella percezione comune, fa crescere diffidenza verso l’artista, nel senso che si tende a costruirne l’immagine come quella di un cinico calcolatore, più avvezzo a manipolare il denaro che l’arte.
Senza con questo voler tessere le lodi di Koons, vorrei fare una dovuta precisazione.
Koons ha fatto studi d’arte nella sua città natale, Baltimora, per poi proseguire a Chicago, prima di trasferirsi a New York.
A New York lavora per brevi periodi per diverse agenzie di borsa, prima di venir assunto come custode al MoMA.
E’ ovvio che un giovane studente senza alcuna formazione in ambito tecnico-economico non poteva lavorare come agente di borsa, casomai come normale impiegato, magari part-time, probabilmente più adatto a far fotocopie o spedir plichi che organizzare manovre milionarie.
Lui stesso ha dichiarato che il lavoro gli serviva per avere quell’indipendenza economica per poter intraprendere l’attività artistica.
Tutto qui.