“Perchè l’Arte moderna non si capisce” è un libro inedito di Alessandro Querci. Non ho capito perchè sia rimasto inedito e nessun editore lo abbia finora pubblicato. Per quanto mi riguarda l’ho trovato interessante e utile, scritto con semplicità e pertanto accessibile a tutti. Sono riflessioni oneste, basate su di una consolidata esperienza e su di un vasto panorama di conoscenze, di un professionista che ha operato a Firenze e in Toscana, cioè nei territori privilegiati delle Belle Arti.
Consigliata, quindi la lettura a tutti, e in particolare ai giovani e ai “non addetti ai lavori”.
Alessandro Querci dice di questo suo inedito: “Questo libro l’ho scritto ormai una decina d’anni fa. Anche se il nocciolo mi pare che regga ancora bene, su alcune cose, nel tempo, ho cambiato modo di vedere e oggi la penso diversamente. Devo rendere merito a te e al tuo blog se, a suo tempo, iniziai a mettere a fuoco alcune circostanze che non avevo mai preso in considerazione. Adesso lo sto riscrivendo, usando un taglio differente, meno autobiografico e anche meno ironico, insomma, più serioso. Ciò è dovuto al fatto che ho deciso di scriverlo ‘a quattro mani’ e quello stile contrasterebbe troppo con quello del mio comprimario. Sicuramente inserirò molte delle cose che ho avuto modo di scrivere sul tuo blog”.
Per conoscere Alessandro Querci e il suo pensiero consiglio visitare questi due siti:
https://www.facebook.com/groups/150511901638632/?fref=ts
https://blogosfera.varesenews.it/la-bottega-del-pittore/?cat=987
Detto questo, mi permetto di sollevare alcuni dubbi e opinioni al rispetto…..che espongo in modo “impressionista” :
La prima considerazione è che il libro mi pare troppo “politicamente corretto”…forse manca una lettura dei fatti con categorie che non siano quelle dominanti e ormai omologate. Cioè mi pare che ci vorrebbe un pò di coraggio eretico per non dare per scontato tutto quello che viene proposto e imposto dall’imperatore.
Tra l’”arte tradizionale” e l’”arte contemporanea” c’è anche l’arte di oggi, che non è nè “tradizionale” nè “contemporanea”…per esempio c’è l’arte senza aggettivi che, come dice Alessandro a Pag.100 “gli artisti delle nuove generazioni avrebbero fatte proprie le precedenti scoperte. Avrebbero raccolto il loro messaggio quando aderendovi, quando rinnegandolo e lo avrebbero portato avanti a loro modo spingendolo fino alle sue estreme conseguenze”….avrebbero quindi “raccolto il loro messaggio”, cioè il LINGUAGGIO della nuova pittura, e “aderendo o rinnegando” in qualcosa di quel linguaggio, e senza nessuna stupida rottura (con quel linguaggio)e senza neppure monossessioni innovative a tutti i costi, lo hanno spinto fino alle estreme conseguenze (ovviamente secondo i gusti e le sensibilità dell’epoca)…..che è esattamente quello che stanno facendo molti pittori di oggi. Poi, per per esempio c’è anche l’”arte rivoluzionaria” che cerca di rispondere ai paradigmi delle nuove società anticapitaliste e antiborghesi che possa prefigurare la sopravvivenza della nostra specie e del pianeta terra….in un mondo dove la vita sia un “BUEN VIVIR” sobrio e autentico, con amore, fratellanza, pace e armonia con la Madre Terra (niente a che vedere con “tradizionalismi” nè con “formalismi” nè con “innovazionismi”).
Mi pare che nel libro la narrazione vada abbastanza bene, fino alla fine della seconda guerra mondiale, quando è iniziato qualcosa di totalmente anomalo rispetto alla storia della umanità, e che oggi ci rendiamo conto essere un meccanismo impazzito ed ormai difficilmente controllabile.
Diciamo che è iniziato con lo scoppio delle due bombe atomiche e quindi con la rottura definitiva di tutti i paradigmi anteriori, compresi quelli delle guerre convenzionali. Gli sciagurati patrocinatori di questi meccanismi sono i medesimi che hanno promosso e abbondantemente finanziato, dopo la seconda guerra mondiale, le vicende delle “Belle Arti” a livello mondiale e che oggi assistono (loro stessi probabilmente sorpresi) a quest’altro “meccanismo impazzito” che si chiama “Sistema dell’Arte Contemporanea” (pare un poco l’effetto “Stato Islamico” tra i loro stessi promotori nordamericani).
Si può approfondire leggendo: Saunders Frances S. “Gli intellettuali e la CIA. La strategia della guerra fredda culturale” http://www.ibs.it/code/9788881128808/saunders-frances-s-/gli-intellettuali-cia.html
Quando David Alfaro Siqueiros fu frainteso e Jackson Pollock fu usato… https://blogosfera.varesenews.it/la-bottega-del-pittore/?p=13067
Dalla fine della seconda guerra mondiale è iniziato lo smantellamento culturale della borghesia (con i suoi valori, principi e tradizioni) da parte del “capitalismo selvaggio” o del “capitalismo assoluto” in una lenta e inesorabile trasformazione della Società dell’uomo in Società della merce.
I valori della borghesia, che in una certa fase storica coincidevano con quelli del capitalismo (famiglia, lavoro, successo, potere, carriera, democrazia, costituzione, patria, libertà, meritocrazia ecc.), ormai sono diventati obsoleti e controproducenti rispetto al “monoteismo del mercato”.ed alla DOMINAZIONE TOTALE da parte della economia.
Le “avanguardie” che hanno avuto un ruolo a volte anticapitalista e quasi sempre antiborghese, oggi sono antiborghesi in quanto ultracapitaliste…cioè collaborano con il capitalismo transnazionale parassitario finanziario per smantellare quel poco che resta dei valori, principi e tradizioni della borghesia perchè non sono più funzionali al mercato globale, alla concentrazione del potere mondiale e alla crescita esponenziale e infinita.
Per approfondire: Diego Fusaro: il capitalismo assoluto dopo il crollo della borghesia https://www.youtube.com/watch?v=oFWL0aa68ng
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L’ossessione per il NUOVO, la INNOVAZIONE a tutti i costi, la NOVITA’ come “condicio sine qua non”, sono i noccioli funzionali al sistema capitalista finanziario parassitario attuale. E questo lo spiega in maniera altrattanto semplice e chiara:
Maurizio Pallante, “Sono io che non capisco” http://www.editoririuniti.it/libri/sono-io-che-non-capisco.php
Oppure anche:
Pier Paolo del Monte “L’allucinazione della modernità” http://www.editoririuniti.it/libri/l-allucinazione-della-modernita.php
Oppure:
Nuccio Ordine “L’utilità dell’inutile. Un manifesto” http://www.lafeltrinelli.it/libri/nuccio-ordine/l-utilita-inutile-un-manifesto/9788845274480
Per quanto rifguarda la fine del mecenatismo…a Pag.49 una romantica e bella favola: “L’arte si era inoltre liberata da un pesante fardello: quello della committenza. Non più papi e cardinali, nè nobili o grandi mecenati potevano imporre regole e schemi”…ecc. ecc… Mah!…. il pesante fardello con cui si erano misurati Piero, Veronese, Caravaggio…..guardiamoci attorno dal dopoguerra in qua. Guggenheim, MoMA, CIA e fondazioni nordamericane non hanno “orientato” sulle “regole e schemi” convenienti al loro sistema di potere, sia in Europa che in America Latina e in tutto il resto del mondo. Direttamente o indirettamente oggi si continua con “regole e schemi” sempre più assoluti e totalitari, fuori dei quali “non ci sarebbe libertà, novità e successo”. ….. La differenza è che (Pag.36) “Gli artisti del passato oltre ad essere eccelsi artigiani erano sovente anche intellettuali, personaggi capaci di disquisire di poesia e filosofia fra i dotti delle corti e dei salotti di cui facevano parte”…
Oggi i nostri “contemporanei” sono “innovatori”, non di cose, perchè non è più necessario essere “eccelsi artigiani”, ma neache di idee, perchè non è più necessario “disquisire di poesia e filosofia fra i dotti”….basta con la novità: la stravaganza, il ghiribizzo, la eccentricità e la stramberia “concettuale”…uniti al “fascino personale, al carisma e all’essere nel posto giusto al momento giusto”.
La descrizione della situazione attuale della cosidetta “Arte Contemporanea” e del suo “Sistema”con i suoi miti e con i suoi riti, che ne ha fatto Alessandro, mi pare che vada benone. Più chiaro di così è difficile. E anche le indicazioni per una lettura appropriata dell’Arte Contemporanea mi sembrano chiare e concise.
Ma a me, quel mondo dell’”Arte Contemporanea” mi pare proprio un piccolo, capriccioso, insignificante mondo, e mi da un forte senso di angustia claustrofobica, come quella che provavo al visitare le fiere d’arte contemporanea di Bologna, Torino, Verona ecc.
Fortunatamente nel mondo c’è anche arte di oggi senza aggettivi…o arte che pretende essere rivoluzionaria….insomma, ossigeno e aria fresca…..
E ci sono anche tentativi di costruire uomini e società nuove, giuste e autentiche, che hanno bisogno di un nuovo modo di vedere le cose, nuovi contenuti, nuove FORME e nuovi COLORI.
Io credo che il mondo nel prossimo futuro (se avremo futuro), avrà bisogno di artisti plastici reali e non apparenti. Artisti che non solo sappiano disquisire di Poesia, di Filosofia e di Politica (e quindi che abbiano una visione del mondo ampia e profonda e che questo mondo lo vogliano trasformare)……ma che sappiano anche di fisica e chimica dei materiali, di strutture e supporti, che sappiano di Architettura e di Urbanismo, di grandi Progetti e di metodologia e direzione di grandi gruppi di lavoro creativo ecc. ecc…cioè che siano Professionisti seri e preparati a risolvere piccoli e grandi problemi dello spazio plastico umano e sociale………………… (JOSÉ CLEMENTE OROZCO: “Los pintores y los escultores de ahora serían hombres de acción, fuertes, sanos e instruidos, dispuestos a trabajar como un buen obrero, ocho o diez horas diarias. Se fueron a meter a los talleres, a las universidades, a los cuarteles, ávidos de saberlo y entenderlo todo y de ocupar cuanto antes su puesto en la creación de un mundo nuevo. Vistieron overol y se treparon a los andamios”).
Conclude il libro di Alessandro con queste parole: “Al contrario, chi ammira l’arte del passato e non rispetta quella del proprio tempo rivela una grande ignoranza circa la reale natura del divenire estetico e della relatività del gusto”. Va benissimo questa conclusione, però considerando che l’arte del proprio tempo non è solo ed esclusivamente quella autodenominata “Contemporanea”, come vorrebbe il piccolo e meschino mondo della dittatura monoteistica del mercato.
Estimado Maestro, no logré entender mucho del artículo pero lo que he podido traducir, es evidente.
Nos están bombardeando por así decir de innovaciones, de lo que esta en tendencias, nuestra cultura, nuestra artesanía esta siendo manipulada, olvidada y en un par de décadas será historia hasta nuestros bordados.
Carissimo Sergio, ti ringrazio di cuore per i commenti al mio testo, nonchè per aver offerto a chiunque sia interessato la possibilità di leggerlo, scaricando la versione pdf dalla pagina di Facebook che hai linkato.
Quindi approfitto per rispondere alle tue critiche.
– Riguardo al ‘politicamente corretto’ e alla ‘omologazione al criterio dominante’.
Hai perfettamente ragione, quando ho scritto il testo il mio paradigma era quello, provengo da molti anni di attività in quell’ambito, ho lavorato per musei, gallerie, riviste ed artisti famosi, ed anch’io – come giovane artista – avevo quell’orizzonte come riferimento.
Nel corso di questi ultimi dieci anni, anche grazie a te, ma non soltanto, ho progressivamente cambiato il mio punto di vista, pur non arrivando alle tue posizioni, diciamo così, ‘radicali’.
Pur criticando il ‘sistema dell’arte contemporanea’ non posso non prenderlo come riferimento, perchè nei fatti quello è il paradigma nel quale si continua a manifestare una certa espressività. Oggi, rispetto a vent’anni fa, il panorama è molto cambiato, esiste una molteplicità di forme espressive, anche se la situazione strutturale/istituzionale – intendendo il mondo dei musei, gallerie, media, collezionismo internazionale – continua ad essere ancorato saldamente a un determinato ambiente, diciamo quella decina di grandi gallerie internazionali predominanti.
– Riguardo alla responsabilità del cambiamento del panorama artistico per mano degli Stati Uniti, CIA o quant’altri.
Quando mi sono interessato dell’argomento non ho trovato informazioni attendibili che possano far pensare ad un piano di destabilizzazione e annullamento delle proposte artistiche europee. Il governo Statunitense aveva attuato un programma generico per la promozione delle forme espressive nazionali, vuoi anche per favorire una concezione di nazione democratica e aperta anche al dissenso. Quindi, più che all’arte visiva, sono stati finanziati spettacoli di musical, di jazz, di teatro e letteratura e molta pressione è stata fatta affinchè si diffondesse il cinema Hollywoodiano.
L’arte americana – espressionismo astratto, astrazione radicale e pop art – derivano direttamente dall’arte europea presa a riferimento già dal primo dopoguerra.
Gli stessi Stati Uniti hanno vissuto una sorta di ‘guerra estetica interna’, dove hanno cercato predominio sia i tradizionalisti che i modernisti, con la vittoria di quest’ultimi. Ne parla in maniera approfondita e documentatissima Tom Wolfe nel libro ‘Come ottenere il successo in Arte’, libro del 1975 pubblicato in Italia da Allemandi Editore nel1987.
Ma se ne parlerà meglio nella mia prossima stesura del libro, anche e sopratutto grazie alle tue osservazioni.
– Riguardo alla ‘ossessione del nuovo come funzionale al paradigma consumista-capitalista.
Come ho cercato di spiegare nel mio libro, il nuovo non è una novità, così come la critica alla perdita dei valori tradizionali. Il nuovo è stato sempre ossessivamente ricercato dagli artisti, pur rimanendo ancorati al solco dell’unico paradigma allora esistente: la tradizione ed il mestiere. Certo, possiamo criticare la circostanza che la novità sia divenuto valore di per sè, indipendente da altre caratteristiche sostanziali. Ma trovo si tratti di un discorso complesso che non si possa liquidare in poche righe di commento, e che verrà affrontato nella prossima stesura.
– Riguardo alla circostanza che ‘l’arte si era liberata dal fardello della committenza’.
Certo, la committenza di un tempo non era quella di oggi, si muovevano enormi quantità di danaro nella costruzione di opere dell’eccellenza. Questo è il lato buono della medaglia, il lato cattivo è che, davvero, corti e clero (sopratutto quest’ultimo) imponevano dettami rigidi ed è soltanto grazie alla lungimiranza e sfrenata ambizione di principi, papi e cardinali che si sono potuti creare grandi capolavori.
La nascita della borghesia ha rappresentato una rivoluzione strutturale di immenso impatto nella produzione artistica. Gli artisti potevano fare, più o meno, quello che volevano, Courbet ritrae contadini, Toulouse-Loutrec prostitute, Fattori cavalli e la stanchezza dei soldati, Signorini strade di città, Turner tramonti infuocati, Monet fiori, i nazareni inseguono il loro sogno ispirandosi alla pittura preraffaelita.
Mi pare non ci sia altro da aggiungere, sulle pagine dedicate alle mie riflessioni, ed i vari commenti che ne seguono, c’è un sacco di altra roba che dovrò vedere di infilare nella nuova versione.
Grazie Sergio!
Alessandro, a questo punto credo proprio che la stesura definitiva del tuo libro dovrebbe diventare qualcosa di realmente interessante. Sono sicuro che sarà così, e anche con il tuo contrubuto potranno fiorire mille nuove forme, stili, concetti, idee, forme e colori.
Per quanto riguarda uno dei punti che hai toccato, è vero che tutto è iniziato dall’Europa, ovviamente. Dall’inizio del secolo scorso l’Europa è stata una fucina di idee, stili e forme espressive. Anche dal Messico e dall’America Latina arrivavano novità che io considero anche più importanti di quelle dell’Europa (perchè invece di rompere e rifiutare il passato, hanno valorizzato al massimo le conoscenza del passato per fare qualcosa di differente).
Però Guggenheim, MoMA, CIA e Fondazioni nordamericane e transnazionali (il Governo degli Stati Uniti d’America centra poco o niente: quello non è uno Stato Nazionale come si intende in Europa. E’ un’altra cosa, e i suoi margini sono totalmente indefiniti), dicevo che Guggenheim, MoMA, CIA e Fondazioni nordamericane e transnazionali hanno sposato uno stile e una forma espressiva ben precisa e hanno letteralmente comprato gli artisti che lavoravano con quello stile e forma espressiva specifica, invitandoli a New York, premiandoli, pubblicando cataloghi, comprando loro opere, organizzando esposizioni e quant’altro (non dimentichiamo che nell’Europa del dopoguerra c’era letteralmente fame e miseria, e in America Latina uguale e spesso per gli artisti non esistevano alternative che cambiare stile e forma espressiva. Con la fame non si scherza, e assolutamente nessuno può fargliene una colpa!….in questa ottica sarebbe per esempio interessante anche valutare i rapidi cambiamenti di nostri grandi artisti come Renato Birolli, Armando Pizzinato, Emilio Vedova ecc….studiando magari le coincidenze di anni, vendite opere, esposizioni, premi, viaggi ecc. )…..(per esempio è anche risaputo lo sfacciato coccolamento e finanziamento ai messicani Rufino Tamayo e José Luis Cuevas in funzione antimuralismo sociale e rivoluzionario).
Una ricerca interessante da fare, per il tuo libro, potrebbe essere sulla Biennale di Venezia. Nelle prime biennali del dopoguerra hanno trionfato il Realismo Sovietico e i realismi (più o meno espressionistici e sociali) europei, nordamericani e latinoamericani, vincendo i primi premi Siqueiros, Orozco e Rivera (andrebbe studiata bene la cosa, perchè in Internet hanno tolto TUTTE le informazioni al rispetto). Poi, BUMMM!, tutto di un botto, coincidendo con l’anno di costituzione anche in Italia del “CONGRESS FOR CULTURAL FREEDOM” (da verificare), la Biennale si trasforma radicalmente (tutto di un botto appunto): sparisce il realismo e trionfa l’Espressionismo Astratto, con tutti i suoi epigoni europei e mondiali. Chiaro che la pillola viene addolcita sempre (come succede ancora oggi), con retrospettive di qualche Impressionista, Macchiaiolo o Romantico o Neoclassico ecc. Come non pensare all’acquisto a suon di quattrini di tutta la Direzione della Biennale, in una situazione di fame e miseria in cui si trovava allora Venezia, l’Italia e l’Europa? Non è che vengono ANCHE da lì i buchi sulle tele, i sacchi e tutto l’armamentario successivo?
Per ciò che riguarda l’ostilità degli USA verso la nuova arte dell’America Latina concordo con te, si tratta di un tema scottante assai poco praticato da questa parte dell’oceano. Per tutte le altre osservazioni cercherò per quel che mi è possibile di approfondire le cose che sottolinei.
Però vorrei farti notare che il libro che riscriverò non intende porre l’accento su quelle questioni – non si tratta di un libro di ‘denuncia’, anche se ne parlerò senz’altro – quanto sugli aspetti legati alla nostra percezione-resistenza riguardo alle opere d’arte e alle cose in generale, nonchè alla grande fandonia che l’arte tradizionale ‘non sia da capire’ (e che esista un’arte ‘tradizionale’….)
Aunque el artículo sea en Italiano, y la traducción un poco incomoda o mal comprendida, el muralismo es capaz de dejarte una enseñanza, la pintura la puedes interpretar a tal forma que te hace analizar, pensar y educarte, el Arte “moderno” o la llamada arte contemporánea es la que te hace creer que sos estupido porque no sabes que trata de mostrarte, en pocas palabras es lo que no te deja nada auténtico, solo dudas y chasco para la llamada nueva era o globalización de las tendencias que hoy en día quieren que los jóvenes y pequeñines no se hagan preguntas. Gracias por no ser la única que no se deja tomar el pelo con estas tendencias, el Arte es amar las formas,dimensiones y todo lo que los artesanos hacen con las manos dejando una huella.