Tra giugno e luglio 2019, nei due mesi di intenso lavoro con l’amico e collega Salvatore Lovaglio nel suo studio di San Giusto vicino a Foggia abbiamo, tra l’altro, elaborato i bozzetti per due piccoli affreschi nelle lunette esterne della Basilica di San Francesco a Lucera.
E appunto per questo motivo le ultime giornate di lavoro le abbiamo dedícate alla ricerca dei materiali e alla realizzazione di alcune prove per affresco.
Siamo partiti praticamente da zero, senza conoscere cosa si poteva o non poteva trovare nel territorio della Daunia, della Capitanata e della Puglia in generale.
Siamo partiti dalle differenti granulometrie delle cariche o inerti per le malte dell’affresco (rinzaffo, arriccio e tonachino) cercando polveri o grani di marmo, sabbia di cava o di fiume.
In una marmolería della zona di Lucera abbiamo trovato una ottima polvere di marmo e in una vendita di materiali da costruzione dell’ottima sabbia di cava che abbiamo setacciato ottenendo varie granulometrie per le cariche (che ovviamente abbiamo abbondantemente lavato prima dell’uso).
Per quanto riguarda il legante la cosa é stata un poco piú complicata. Per evitare di girare a vuoto, Salvatore ha deciso súbito che andassimo nello storico Calcificio del Gargano, ad Apricena di Foggia ……dove pare che il famosissimo artista contemporáneo Joseph Beuys nel 1979 a suon di trombe e tamburi abbia scoperto l’acqua calda, cioé il “grassello”. (sempre esistito dappertutto!……scriveva il filosofo greco Empedocle in”Della Natura”:…. “Vi è del magico nel cogliere un sasso dalla terra, cuocerlo e demolirlo al fuoco, renderlo plastico con l’acqua, lavorarlo secondo volontà e riottenerlo solido grazie all’influsso dell’aria”)
In realtá il grassello che abbiamo trovato nel Calcificio del Gargano aveva solo al massimo due settimane di stagionatura (dicono per l’enorme richiesta di questo materiale)…… quando per l’affresco sono necessari almeno 6 mesi di “spegnimento”.
Il “grassello di calce” o calce spenta é un idrossido di calcio prodotto per idratazione a secco dell’ossido di calcio. In pratica le pietre escono dalla fornace cotte ad alta temperatura, e vengono bagnate con molta acqua (processo di «spegnimento») per poi essere messe a stagionare per differenti periodi. Il grassello si trova in commercio in pasta, in sacchi di plástica con una buona dose di acqua.
Abbiamo comperato un paio di sacchetti di grassello per le prove di affresco, pur sapendo che il suo “spegnimento” di due settimane era totalmente insuficiente. E abbiamo anche comperato una certa quantitá di masselli di calce viva (ossido di calcio), che abbiamo poi spento in un recipiente dello studio di Salvatore, in preparazione per futuri lavori a carattere permanente con la técnica dell’affresco.
La fase di ebollizione durante lo spegnimento é stata, come sempre spettacolare, arrivando ad una altissima temperatura, con scoppi, fumi e zampilli da tutte le parti.
Dal mio ex studio di Varese mi sono portato dei sacchetti di pigmenti per affresco comprati da Calcaterra a Milano e altri pigmenti per la pittura ai silicati di potassio KEIM, entrambi acquistati negli anni ’80…e quindi superstagionati e forse anche scaduti (anche perché non c’é la certezza assoluta che si tratti di pigmenti inorganici!!!!)
Ad ogni modo, con questi pigmenti (incerti), con questo grassello di calce (di due settimane) e con le cariche, quelle si, ben lávate e ottime per l’affresco, ci siamo buttati alle prove…di un solo giorno di durata, per mancanza, ormai, di tempo disponibile.
I risultati sono quellio che vedete in queste foto. Questi pannelli saranno esposti alle intemperie, per poi vedere il grado di resistenza dei colori alla luce, all’acqua e al calore.
Chissá, in una prossima occasione si possa realizzare una sperimentazione un poco piú scientifica e dilatata nel tempo, e con materiali piú idonei.
Dopo l’esperimento abbiamo scoperto che a Fasano di Brindisi vendono una ottima
“calce in zolle cotta a legna, pura e cristallina, ha una elevatissima propensione a idratarsi. Il “latte di calce” che se ne ottiene viene fatto stagionare in fosse a cielo aperto, dove vi rimane per il tempo necessario alla sedimentazione della calce spenta sul fondo, densificandosi fino a ottenere una pasta plastica e untuosa, donde la denominazione “Grassello”. Questo in realtà è tanto più pregiato quanto più invecchia, perchè la stagionatura comporta l’aumento della superficie specifica e della struttura microcristallina, conferendo al prodotto maggiore ritenzione d’acqua, quindi maggiore lavorabilità e minore fabbisogno d’acqua di impasto. In tal modo aumenta la viscosità, diminuisce il fabbisogno d’acqua di impasto, garantendo maggiore lavorabilità, minore tendenza alle fessurazioni da ritiro e, in altre parole aumentando nel tempo la durabilità delle opere edili. Inoltre l’invecchiamento comporta la progressiva riduzione del PH, nelle calci giovani molto elevato, contrastandone l’aggressività verso i pigmenti più sensibili”
http://www.calceviva.it/
E abbiamo anche scoperto che per la calce c’é in Italia una rinascita strepitosa….con addirittura un “Forum”….. iniziato nel 2007 come un piccolo gruppo di amici, che da allora sono diventati un riferimento nazionale per la calce:
“In questi anni abbiamo organizzato nove convegni e centinaia di eventi e workshop teorici e pratici sulla calce in architettura e nel restauro.
Attraverso il sito www.forumcalce.it comunichiamo notizie e diffondiamo conoscenze sulla calce ad appassionati e professionisti. Sei uno di loro? Sei nel posto giusto”.