Laurits Andersen Ring (1854-1933) è stato uno dei più importanti pittori danesi , pioniere del simbolismo e del realismo sociale. Grandissimo ammiratore del suo giovane compatriota Vilhelm Hammershøi (1864 – 1916) dal quale ha assorbito certo minimalismo enigmatico di pittura figurativa ridotta all’essenziale. Una pittura liscia, misteriosa, e con una gamma ridottissima di colori per un realismo intimista, con interni luminosi, rarefatti e silenziosi.
Ma contrariamente a questo maestro benestante “di città”, sempre vissuto a Copenaghen intraprendendo frequenti viaggi e soggiorni in Italia, Inghilterra, Germania e Francia, Laurits Andersen Ring era un uomo di provincia, figlio di operai, con studi interrotti, pochi viaggi all’estero e con una acuta sensibilità per la giustizia sociale, al lato dei poveri e delle classi inferiori e già dai primi anni del 1880 partecipa alle attività degli studenti rivoluzionari, con pratiche nell’uso delle armi per la insurrezione.
Erano gli anni in cui fiorivano in Europa le teorie socialiste e nascevano importanti organizzazioni in difesa dei lavoratori, mentre i pittori a partire dai primi decenni del 1800 incominciano a salire dai loro studi per dipingere “en plein air” come Camille Corot e i pittori della Scuola di Barbizon in Francia, la Scuola di Posillipo e i Macchiaioli in Italia,
Nel 1848 Karl Marx e Friedrich Engels pubblicano il Manifesto del Partito Comunista e nello stesso anno ci fu l’ondata di moti rivoluzionari contro i regimi assolutisti che sconvolsero l’Europa e nel 1855 il pittore Courbet definisce gli ideali artistici del “Realismo”in un opuscolo scritto in occasione dell’Esposizione universale di Parigi
Nel 1864 a Londra si riunisce “Prima Internazionale” dei socialisti, anarchici, repubblicani mazziniani e marxisti e dal 18 marzo al 28 maggio 1871 si da la Comune di Parigi, con un governo socialista che diresse la città (il 16 maggio 1871, su direzione involontaria di Goustave Courbet viene abbattuta la Colonna Vendôme davanti ad una folla in festa, per essere “un monumento di barbarie, un simbolo di forza bruta e di falsa gloria, una affermazione di militarismo, una negazione del diritto internazionale, un insulto permanente dei vincitori ai vinti, un attentato continuo ad uno dei tre grandi principi della Repubblica: la fratellanza!»).
In questo clima europeo di roventi sconvolgimenti era realmente difficile rimanere indifferenti , isolati, solitari e silenziosi come Hammershøi (il mio collega Aurelio C. citava spesso Giorgio Morandi dipingendo le sue polverose bottiglie, chiuso nella sua casa/studio di Grizzana indifferente alle raffiche dei nazisti di Kesselring a Marzabotto).
Appassionato ammiratore del realismo sociale di Jean-François Millet (1814 –1875), lavora in questo clima culturale della seconda metà del secolo che, iconograficamente, produce per esempio, opere come “I mangiatori di patate” di Van Gogh contemporaneamente a “Una visita al negozio del calzolaio” di Laurits Andersen Ring nello stesso anno 1885.
A 35 anni, nel 1889 Laurits Andersen Ring viaggia a Parigi per conoscere e studiare dal vero le opere di Gustave Caillebotte, Édouard Manet e degli impressionisti, ma anche dei post-impressionisti e simbolisti come Puvis de Chavannes, Odilon Redon, Paul Gauguin e i pittori della Scuola di Pont-Aven.
Ma é nei suoi successivi viaggi in Italia, tra il 1893 e 1895 e poi tra il 1899 e il 1900, ripercorrendo le tappe storiche del Grand Tour che, crediamo, Laurits Andersen Ring abbia incontrato una maggiore affinità culturale e ideale con i Macchiaioli mazziniani nella Firenze che in quei tempi era una delle capitali culturali più attive in Europa.
Incontrava in Italia una pittura più severa, più asciutta e più aderente alla vita quotidiana….abbastanza lontana dalle tendenze formalmente raffinate e legate al romanticismo dei paesi nordici.
Non sappiamo se ha potuto conoscere direttamente Silvestro Lega, morto a Firenze nel settembre 1895. Ma opere sue dipinte al rientro in Danimarca, come “Nel giardino Porta, moglie dell’artista” o “Colazione del mattino” segnalano questa pittorica assonanza.
Probabilmente ha conosciuto anche altri macchiaioli, come Telemaco Signorini, Cristiano Banti, Vincenzo Cabianca, Giuseppe Abbati. E magari insieme sono pure andati a dipingere all’aria aperta, nelle meravigliose condizioni climatiche della Toscana, come poi l’ha fatto in Campania, dipingendo “en plein air” a Napoli, Pompei, e anche in Sicilia.
É interessante ammirare il paesaggio “Fuoco a Pompei” del 1894, dove é rappresentato un collega pittore all’aperto con un ombrello, mentre in primo piano c’è la struttura di una serratura in un canale di drenaggio.
La luce del suo debutto giovanile in Danimarca, opaca e malinconica si trasforma qui in una luce viva, aperta, brillante e mediterranea. Alcuni critici motivano questa rivoluzione luminosa con le vicende sentimentali e matrimoniali di Laurits Andersen Ring; e la cosa risulterebbe romanticamente affascinante. Ma noi pittori “di cose”, come sono i colori e le luci, preferiamo pensare che la luce mediterranea abbia ispirato il rinnovamento della tavolozza di questo nostro nordico collega.
Il suo “realismo sociale” non é astratto,lontano, intellettuale, ma nasce dalla sua stessa vita tra le sue genti di campagna, dove trascorre praticamente tutta la sua vita, dipingendo i contadini, lavoratori e i paesaggi rurali e marittimi, nella grande provincia di Selandia, che è la maggiore isola della Danimarca (la capitale, Copenaghen, è situata sulla costa orientale dell’isola).
————————————————————————————————————————-