“IL LAVORO” é un grande dipinto che abbiamo realizzato tra il 1976 e 1977 per il Consiglio di Fabbrica della ditta FICEP di Gazzada. Non avevamo coscienza, allora, che stavamo realizzando una opera unica e irripetibile, sintesi della fine definitiva di una epoca: una icona della seconda metá del secolo scorso, quando l’Italia sembrava ancora una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Attualmente il valore di questa opera é notevole, sia per il riconoscimento internazionale del suo autore, il pittore Sergio Michilini, ampiamente menzionato nella prima Enciclopedia Mondiale dell’Arte Contemporanea, sia per lo spessore estetico e iconografico dell’opera e infine per il suo valore di patrimonio storico/identitario nella testimonianza delle aspirazioni e lotte dei lavoratori dell’epoca.
Abbiamo avuto notizia del cattivo stato in cui si trova questo dipinto attualmente, e pertanto vorremmo suggerire agli attuali proprietari di affidare urgentemente ad un restauratore professionista l’incarico per una corretto intervento di restauro e conservazione dell’opera agendo rigorosamente secondo i dettami del restauro moderno.
Come abbiamo accennato anteriormente, l’opera ha un valore inestimabile per la sua unicitá e irripetibilitá dei contenuti a cui si riferisce, e pertanto la spesa per un restauro professionale di alto livello dovrebbe essere considerato un investimento e non un costo.
Per capire la importanza iconografica di questa opera bisogna risalire a tre avvenimenti determinanti nello sviluppo delle arti plastiche dell’occidente:
1 – il Movimento Muralista Messicano iniziato nel primo decennio del secolo, che ha reinterpretato concettualmente, tecnicamente e metodologicamente il nostro ´400 (Masaccio, Piero della Francesca, Paolo Uccello ecc) e ha rimandato lo spirito del “fare grande” e dell’Arte Pubblica in Italia negli anni ‘30 con artisti come Sironi, De Chirico, Carrá, Cagli, Campigli, Funi, Casorati, Severini, Gajoni ecc.
2 – La resistenza di alcuni artisti italiani alla “guerra fredda culturale” del dopoguerra. La pittura murale “IL LAVORO” della ditta FICEP di Gazzada é probabilmente uno degli ultimi esempi pittorici di fine del secolo scorso che hanno rappresentato la resistenza alla omologazione generale a livello artístico e culturale, molto ben descrita da Francis Stonor Saunders nel suo libro “GLI INTELLETTUALI E LA CIA”.
2 – Le prime due grandi mostre personali di David Alfaro Siqueiros a Firenze nel 1977 e di Jose Clemente Orozco Orozco a Siena nel 1981 organizzate da Mario De Micheli, che hanno ispirato direttamente a livello concettuale, tecnico e metodologico la realizzazione di questo nostro dipinto.
In un POST pubblicato il 1 Luglio 2013 dal titolo “FICEP Gazzada Schianno: arte in fabbrica” abbiamo spiegato dettagliatamente la genesi di questa importante opera.
In questa opportunitá vorremmo ricordare questa riflessione, che riguarda direttamente questa opera pittorica: “Il sociologo francese Alain Touraine ha spiegato che il predominio del capitalismo finanziario mette in discussione e rende inutili tutte le costruzioni sociali del passato……analizza le caratteristiche e le trasformazioni di un mondo che, da post-industriale, è diventato “post-sociale”.
Di fronte a questa vera e propria “fine della società”, dove anche i movimenti sociali sembrano non avere alcun fondamento nella realtà, non ci resta che, secondo questo studioso, confidare nella resistenza etica, l’unica in grado di ridare senso al vivere e all’agire collettivo”.
Noi aggiungeremmo che questo dipinto, in questo nuovo millennio, puó testimoniare “il senso del vivere e dell’agire collettivo“ che i lavoratori degli anni 70 del secolo scorso possedevano e plasmavano in opere come questa della FICEP di Gazzada.
Progetti per la esposizione dell’opera
Sergio Michilini e collaboratori, IL LAVORO, 1976, pannello murale per il Salone Mensa della Ditta FICEP, Gazzada ( Varese) Italia – olio su tela, cm.320×240