Per ogni cosa c’è il suo momento, dice l’Antico Testamento, e per me è arrivaro il momento di DANTE ALIGHIERI: per la prima volta ho dipinto un suo ritratto, e questa è la mia ultima eresia.
L’ho dipinto nel bel mezzo di una serie di riflessioni sulle tante cose che ci tocca di vivere in questi tempi confusi,in una parentesi delle avventure pittoriche con Ruben Dario (dipinti n.1, n.2 e n.3), e su suggerimento della mia cara compagna Valeska.
“L’Arte è una eresia”diceva il Comandante nicaraguense Tomas Borge. Ma io credo che ormai, in questo mondo omologato e conformista, con il preoccupante avanzamento degli integralismi e delle illegalità nazionali e internazionali, e con i pericoli sempre più pressanti di nuove guerre (speriamo non di quella finale)….qualsiasi manifestazione di Libero Pensiero diventa “eresia”. E per un pittore come il sottoscritto, ovviamente, il pensiero libero e l’azione pittorica sono una “eresia” permanente rispetto all’insieme articolato e globalizzato del “sistema dell’arte contemporanea” .
Nel Dante Alighieri che ho dipinto, in un certo senso, mi ci riconosco. Quando “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”, il nostro padre Dante Alighieri aveva 35 anni e viveva da esiliato per motivi politici. La “diritta via” che s’era smarrita era stata quella della giustizia sociale, dell’ideale politico democratico-repubblicano, ispirato alla religione cristiana, dei suoi avversari.
Anche io stavo “nel mezzo del cammin di nostra vita” e avevo 34 anni quando ho attraversato l’oceano per ritrovarmi tra l’Atlantico e il Pacifico esiliato per motivi culturali. Allora, negli anni ’80 l’Italia aveva un’altra volta perso la”diritta via della giustizia sociale e dell’ideale politico democratico-repubblicano”…(forse ANCHE perchè l’ispirazione del Concilio Vaticano II e del Papa Buono era stata abbandonata…e sicuramente perchè si iniziava ad abbandonare ANCHE la nostra Costituzione Repubblicana)….e oggi probabilmente non si sa neanche più quale sia la “diritta via” perchè l’ambito della ricerca umana e sociale si è drammaticamente ristretto al consumo, crescita, debito, finanza…
In Italia siamo specialisti di smarrimento della “diritta via”…..
...”Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!”…
diceva il nostro Dante nel Canto Sesto del Purgatorio.
Ma forse il problema non è tanto di “smarrimento”, quanto di perseveranza negli smarrimenti….siamo probabilmente specialisti nel dimanticare gli errori del passato..
Nel passato dicevano “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, che più o meno vuol dire “commettere errori è umano, ma perseverare nell’errore è diabolico”…..e Cicerone nelle Filippiche scrive “Cuiusvis hominis est errare: nullius nisi insipientis, in errore perseverare”…cioè “è cosa comune l’errare; è solo dell’ignorante perseverare nell’errore”.
Probabilmente, invece di annaspare in un futuro ultra-tecnologico o nell’orto dei vicini (Stati Uniti d’America in testa), sarebbe il caso di rivedere e ristudiare la nostra storia passata, che è ricchissima e densa di insegnamenti….come ha appena fatto Jorge Mario Bergoglio, il Papa Francesco. Nel buio dei nostri giorni Francesco di Assisi può illuminare il cammino verso il futuro.
Anche Dante Alighieri può illuminare il nostro cammino, per intenderci, conoscerci di nuovo, capirci e prefigurare nuovi percorsi possibili, autentici e con fondamenta solide….invece di sbavare per gli ultimi inglesismi alla moda.
Philippe Daverio ha detto che San Francesco è stato il vero inventore dell’Arte Moderna…da lì è partito tutto, Cimabue, Giotto, il Rinascimento e tutto il resto…..e ovviamente io per dipingere Dante non ho chiesto consigli a Saatchi o al MoMA o alla Guggenheim.
Da italiano che orgogliosamente sono (nonostante tutto), ho preferito “risciacquare nelle acque dell’Arno” , come suggerisce il nostro Manzoni, il linguaggio pittorico , e sono andato a rivedermi il meglio dei ritratti di Dante: Andrea del Castagno e Raffaello soprattutto. E poi qualche miniatura del passato…e così è nato questo dipinto attuale del nostro grande Poeta e padre della lingua italiana.
Se ne è uscito un lavoro buono o no, come sempre, lo lascio alla storia deciderlo. Io ho cercato di lavorare al meglio delle mie possibilità. La cosa certa è che felicemente posso affermare di NON aver dipinto una opera di “arte contemporanea”, ma forse una opera di quell’Arte Moderna che è partita con San Francesco e Giotto e che è sempre “contemporanea” dei produttori e dei fruitori della Pittura.
San Francesco, Giotto, Dante e Andrea del Castagno sono sempre nostri contemporanei perchè, se vogliamo, ci parlano a noi, qui e oggi.
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Caro Sergio, sei grande! Ma in Italia sta diventando tutto contemporaneo. Che possiamo fare. Nel frattempo continuerò a leggere i vostri articoli e pensare un po ‘su quanto meraviglioso potrebbe essere, che tutti i pittori possano esprimere le proprie idee, non solo con il pennello come si fa. Complimenti!
Ciao! Vorrei solo dire un grazie enorme per le informazioni che avete condiviso in questo blog! Di sicur
Buonasera,
non sono del settore, ma solo un desideroso del sapere, sapendo di non sapere.
Mi congratulo con il Pittore e con il Commentatore, sono appassionato di DANTE, per i suoi scritti e per i suoi liberi pensieri.
Lui patì le oppressioni degli avversari politici, ma i tempi non sono cambiati miei cari, pure noi dobbiamo subire le angherie dei potentati (Politici, Banchieri e pubblicitari da strapazzo che ci fanno spendere le nostre fatiche nel non utile.
Grazie buon proseguo con ottima salute.
Raffaello da Montepulciano.