Vista la situazione attuale, mi è capitato di affermare categoricamente il personale rifiuto per ogni tipo di “innovazione”. Io posso cercare sempre un “nuovo ordine” interno alle mie opere pittoriche o, in certe particolari condizioni, posso condividere una “rivoluzione” sociale o, in altre situazioni, aderire a una “riforma” o “modificare” una struttura ecc…..(tutta la vita ho lavorato per TRASFORMARE la realtà!).
Ma la parola “innovazione” mi porta immediatamente a pensare alle merci, al mercato, al consumo e al consumismo, alla moda e all’”arte contemporanea”..e tutto ciò mi produce una sensazione sgradevole, stomachevole, di intolleranza, di feticismo.
“Per poter continuare a produrre, le merci prodotte DEVONO essere vendute. Se ogni anno se ne producono quantità maggiori (indispensabili per la “crescita”), ogni anno se ne DEVONO vendere quantità maggiori”
“In un sistema economico fondato sulla crescita della produzione di merci la valorizzazione del nuovo non può essere lasciata alla discrezione individuale, DEVE diventare l’elemento fondante del sistema dei valori condivisi e dell’immaginario collettivo. Il nuovo DEVE essere identificato col progresso e col miglioramento, DEVE essere desiderato indipendentemente da ogni valutazione sulla sua effettiva utilità”
“Oggi sappiamo che il valore dell’innovazione e la crescita della produzione di merci hanno consumato a ritmi sempre più accelerati le risorse del pianeta terra, hanno incrementato le quantità dei rifiuti, hanno alterato, probabilmente in modo irreversibile i cicli bio-chimici. Il valore dell’innovazione è la causa principale della crisi ecologica che è arrivata a minacciare la stessa sopravvivenza della specie umana”.
Questo scrive, con una impressionante lucidità e capacità di sintesi Maurizio Pallante, in quel bellissimo saggio intitolato “SONO IO CHE NON CAPISCO, riflessioni sull’arte contemporanea di un obiettore alla crescita”, Edizioni per la Decrescita Felice, Roma 2013
Fosse per me, questo dovrebbe essere un testo obbligatorio per la ddidattica dell’Arte di ogni ordine e grado in Italia (Scuole d’Arte, Licei Artistici, Accademie di Belle Arti, DAMS ecc)….per contribuire a cercare l’uscita del tunnel in cui ci troviamo.
Continua MaurizioPallante con queste precise affermazioni: “ Un progresso che si affermi mediante la distruzione sistematica di ogni opera del passato e di ogni modo di fare tradizionale per far posto a opere e modi di fare innovativi….fa terra bruciata attorno a sè e dentro gli uomini…..Non tutto ciò che è tradizionale è superato e va necessariamente sostituito con qualcosa di più moderno. In tutte le tradizioni permangono forme di conoscenza valide e potenzialità conoscitive suscettibili di ulteriori sviluppi. Non tutto ciò che è moderno è per definizione migliore di ciò che è tradizionale. In troppi casi questa concezione aberrante del progresso ha portato a sostituire soluzioni tecniche tradizionali collaudate nel corso dei secoli con soluzioni tecniche innovative che si sono rivelate peggiori delle precedenti”
E qui mi fermo, perchè questa riflessione la faccio da arrabbiato, di fronte a continue “innovazioni” che funzionano peggio dell’aggeggio anteriore. Siamo circondati da trappole della tecnologia e della nuova tecnologia in continua “innovazione” peggiore della precedente. E ogni settimana ci “DOBBIAMO” adeguare a queste nuove “innovazioni” sempre più complicate ed inutili.
Ma probabilmente il gioco è tutt’altro……ci dobbiamo adeguare piano piano, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, a QUEL modo di comunicare, a QUEL modo di vestirci, a QUEL modo di muoverci, a QUEL modo di reagire agli imprevisti, a QUEL modo di pensare…… a QUEL modo che hanno già confezionato e che ci fa essere tutti “LIBERAMENTE” vigilati, “LIBERAMENTE” ubbidienti, “LIBERAMENTE” adeguati, sottomessi, rassegnati, “LIBERAMENTE” uniformati, conformati, asserviti, battuti, domati; “LIBERAMENTE”remissivi e ammaestrati; “LIBERAMENTE” incanalati e controllati “LIBERAMENTE” regolati; “LIBERAMENTE” omologati al pensiero unico dell’ American way of life su scala planetaria.
Avevamo macchine perfette: da città, da famiglia, da “corteggiamento”, da avventura, da lavoro….con stili immediatamente identificabili (disegno italiano, francese, tedesco, nordamericano ecc.).
Le “innovazioni” hanno portato ad eliminarle e a fare pian piano il MODELLO UNICO TUTTOLOGO ATTUALE: oggi i disegni italiano, tedesco, francese, nordamericano o coreano o giapponese sono sostanzialmente tutti uguali, e le funzioni lo stesso: le città, le famiglie, i “corteggiatori”, gli avventurieri o i lavoratori si devono adeguare al MODELLO UNICO TUTTOLOGO ATTUALE.
Io credo che anche gli “innovatori” ormai siano tutti uguali, con la faccia da American way of life, con il cervello da American way of life, con i desideri ed emozioni (se qualcuna gli è rimasta) da American way of life…e ovviamente le loro proposte di innovazione non possono che essere NEWS American way of life
Dice: “ma dagli anni ’70 in avanti allora le nostre automobili non potevano essere innovate?”
Come no…..però per la gente e per la Madre Terra, non per il LUCRO e la SPECULAZIONE di quattro impresari alienati :
…..La prima innovazione per esempio avrebbe potuto essere la sostituzione di motori a benzina con quelli ad acqua o a batteria elettrica ricaricabile.
…..La seconda innovazione avrebbe potuto essere la energia elettrica senza fili e gratis per tutti, così come l’aveva inventata TESLA.
….La terza innovazione avrebbero potuto essere le macchine eterne (cioè senza obsolescenza programmata) ecc. ecc.
A questo punto, con macchine resistenti “una vita”, carburante totalmente gratis, con meno lavoro (visto che la tecnologia doveva sostituire la forza lavoro…o no?)……praticamente avremmo dovuto avere MACCHINE ECOLOGICHE QUASI/GRATIS E TEMPO LIBERO PER TUTTI.
E siccome praticamente non sarebbe esistita la “rottamazione”, non avremmo rovinato, in meno di un secolo, la nostra Madre Terra come non era mai stato fatto dall’epoca di Adamo ed Eva.