In Centroamerica si dice “a lo que nada nos cuesta, hagámosle fiesta”….che tradotto significa più o meno “a ciò che non ci costa niente, facciamogli la festa”. Quasi sicuramente così pensano i funzionari del Fondo Regionale Arte Contemporanea della Regione Piemonte…..perchè pagare 15 mila euro di denaro pubblico per comprare un rottame, uno straccio o della spazzatura esposta ad “ARTISSIMA” a Torino, che qualche funzionario compiacente definisce “Arte Contemporanea” realizzata da “GIOVANI ARTISTI EMERGENTI” (!?!?!?) è, come minimo, uno spreco di denaro pubblico. Da queste parti c’è anche un altro detto che dice: “Dios le da el pan a los que no tienen dientes” e che più o meno in italiano suona così “Dio da il pane a quelli che non hanno denti”………(e ad “Artissima”, lo abbiamo appurato, gli “sdentati” abbondano!)…….
Qua sotto la notizia, e successivamente un paio di opinioni su queste pazzie dell’abbondanza, dello spreco, dell’arroganza e della noia.
“Un fondo annuale di 150mila euro finalizzato all’acquisizione di opere di giovani artisti emergenti nel panorama artistico internazionale da effettuarsi durante Artissima. È quello assegnato dal 2007 dalla Regione Piemonte al FRAC, Fondo Regionale Arte Contemporanea, per una collezione destinata ad essere esposta nel corso dell’anno in varie località della Regione in collaborazione con altre istituzioni culturali (musei, fondazioni, associazioni), con l’obiettivo di promuovere attività didattiche e di formazione.
La commissione che quest’anno ad Artissima ha curato la selezione delle nuove opere era composta da Christine Macel, Francesco Manacorda, Agustin Pérez Rubio. Le opere acquisite sono di Attila Csörgö, Galleria Gregor Podnar, Berlin, Ljubljana, Oscar Tuazon, Fortescue Avenue, London, Danh Vo, Isabella Bortolozzi, Berlin, Duncan Campbell, Hotel, London, Chu Yun, Vitamin Creative Space, Guanzhou, Beijing, Dorothy Iannone, Peres Projects, Berlin, Los Angeles, Goshka Macuka, Andrew Kreps, New York, Ulla von Brandenburg, Art : Concept, Paris, Armando Andrade Tudela, Carl Freedman, London, Gintaras Didžiapetris, Tulips and Roses, Vilnius”.
http://www.exibart.com/notizia.asp/IDCategoria/204/IDNotizia/29380
…”Trovo gli esorbitanti prezzi raggiunti dall’arte contemporanea assolutamente mistificanti….
Certo mai prima d’ora, nella storia della creatività artistica, si sarebbe potuta erigere una tale torre di Babele estetica. Mi ricorda una sorta di Inferno dantesco, nei cui baratri si aggirino torme urlanti di artisti, promotori, uomini marketing, agenti pubblicitari, critici, mercanti, direttori di musei insieme ai vari parassiti di questo carrozzone, tutti stretti in un perpetuo abbraccio di autopromozione e auto-compiacimento. Il loro vocabolario comune é interamente basato sulla novità, lo shock, la polemica e l’oltraggio. Un tocco di bacchetta magica dei grandi elettori di questo inattaccabile milieu e oplà, ecco nata una nuova stella, e moltiplicati gli zeri del prezzo delle sue opere. I media sono cruciali per il supporto di questa nuova mitologia: premi artistici in diretta televisiva, celebrità la cui presenza é richiesta ad ogni festa degna di questo nome…..
Questo mondo é anche sostenuto da un altro fenomeno della fine del XX secolo: il museo d’arte moderna. Non passa anno senza che non nasca in giro per il mondo un nuovo museo. Non ho niente contro queste istituzioni, ma mi rattrista il pensiero che non ci saró piú quando, presto o tardi, avranno anche loro ció che si meritano”……
Roy Strong, ex direttore del Victoria & Albert Museum in “The Times”
( in Graffiti, Il Giornale dell’Arte, N.198, aprile 2001)
…”L’entropia del senso plastico é al centro della discussione sull’estetica di oggi. Orazio diceva che la missione dell’arte é di “docere et delectare”: da un lato insegnare, dall’altro rallegrare, nutrire lo spirito e appagare i sensi. Per molti secoli in Occidente, le arti plastiche hanno seguito questa regola perfetta. E oggi? Il “docere” non esiste piú, poichè l’arte ha cessato di essere conoscenza; per quanto riguarda il “delectare”, non si prova piú alcuna gioia dei sensi visitando le gallerie d’arte contemporanea. Per spiegare questa sclerosi dilagante bisognerebbe forse ricorrere alla teoria dei “processi opponenti”, come la definiscono gli endocrinologi: per provare un piacere immediato, senza sforzo, si fa ormai uso di droghe, sonore, visive o chimiche, si fa ricorso all’effetto choc. Questo piacere fugace non é piú seguito dalla pienezza dei sensi, dall’appagamento, che rappresentavano la ricompensa per lo sforzo di creare, e di assaporare l’opera d’arte; esso é seguito solo dal malessere e dalla sofferenza”.
Jean Clair, Intervista, Il Giornale dell’Arte,n.157, luglio-agosto 1997