Silicon Valley o Managua?

La decisione di fare il Pittore a qualsiasi costo l’avevo presa a 14 anni, e avevo lavorato e studiato e stretto la cinghia parecchio per realizzare questa “Leggenda Personale”(come la chiamava Paulo Coelho), per poi arrivare a 36 anni, nel 1984, e dover decidere di attraversare l’oceano.
Loris Degioanni l’oceano lo attraverso’ a 30 anni, nel 2005, per gli stessi motivi: in Italia ormai non era possibile sperimentare e realizzare concretamente le idee professionali che avevamo maturato.


Io arrivai a Managua e lui  fu invitato a Silicon Valley, e “la sua storia racconta le opportunità che l’Italia non coglie, quelle che spreca, la necessità di immaginare e di rischiare, e di come scommettere sui più giovani possa essere un ottimo affare anche per i più vecchi”….”A soli 36 anni ha un conto in banca che non avrebbe mai nemmeno potuto immaginare e il sogno di inventarsi qualcos’altro che sia utile, funzioni ed abbia successo”.

Stavo facendo i preparativi per il mio viaggio a Managua mentre insegnavo nel Liceo Artistico di Busto Arsizio, e contemporaneamente un collega pittore stava facendo i suoi per una “personale” in una Galleria di New York. Lo vedevo perplesso e di botto mi chiese: “Ma a Managua ci sono buone Gallerie d’Arte?, Si vende bene?, Ci sono soldi?” La sua perplessità era giustificata (Il Nicaragua è tra i paesi più poveri del mondo ed era appena uscito da una sanguinosa guerra civile e da un terremoto che aveva raso al suolo la capitale) e a me interessavano ben altre cose.

Mario Calabresi riesce a commuovere, nel suo bel libro “COSA TIENE ACCESE LE STELLE” (Ed. Mondadori 2011), con le sue storie esemplari di italiani “che ce l’hanno fatta” ….”perchè coltivando le proprie passioni non si rimane delusi e perchè la libertà si conquista anche con la volontà”…..
E’ quella cosa che “nella Silicon Valley chiamano ‘exit,…la cosa più prestigiosa che ti possa accadere da queste parti, quella che sogna ogni imprenditore che lancia una nuova iniziativa: ricevere un giorno una telefonata in cui un grande gruppo chiede di rilevare la tua attività. Significa che hai portato nel sistema qualcosa di veramente nuovo e importante, e il fatto che nella mecca mondiale del web ce l’abbia fatta un team di ragazzi italiani del Politecnico di Torino è una cosa che mi riempie di orgoglio”.

Anche io, qua in America Latina, sono pieno di orgoglio per aver realizzato la mia famosa “Leggenda Personale” …anche se obiettivamente dobbiamo ammettere che la battaglia per il momento non l’abbiamo vinta, e comunque non possiamo neanche pensare di “restituire” all’Italia cio’ che all’Italia non interessa più.

Pero’ l’America Latina ci ha insegnato anche tante cose, che fondamentalmente si riassumono in quella bella frase di Edoardo Galeano che dice: “Lo sviluppo è un viaggio con più naufraghi che naviganti”. E i naufragati della umanità sono una massa sterminata e in crescita esponenziale, fatta di individui che non si lasciano trascinare dal “malessere” e dal “pessimismo”, ma che lottano duramente per farcela a sopravvivere.

E….caro Mario Calabresi, chi provoca questo immensa tragedia della umanità sono proprio quei poteri e quel sistema globale che NON rispetta le leggi e le norme e i regolamenti che la umanità si è data per convivere pacificamente e dignitosamente. Quel sistema terrorista globale che permette di farcela a pochi e geniali esemplari umani, che tu citi come esempio…..giusto, ma parziale…molto parziale.

Probabilmente dovresti fare un nuovo libro per quelli che NON CE L’HANNO FATTA, nonostante sacrifici ben più grandi e duri di quelli che tu racconti nei tuoi casi esemplari…cercandone anche il motivo di fondo del PERCHE’ NON CE L’HANNO FATTA, senza paura, anche se probabilmente rischierai quello che è successo all’Arcivescovo Hélder Câmara che diceva « Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista. »

Anche il capire davvero PERCHE’ non ce la possono fare milioni di potenziali “scienziati, artisti, imprenditori, giornalisti e persone comuni”  puo’ aiutare a capire cosa bisogna cambiare.

Caro Mario Calabresi, viviamo in un mondo “A testa in giù” (Galeano), e sarebbe anche il momento di incominciare a ragionare non solamente su come FARCELA individualmente, ma anche su come FARCELA a raddrizzarlo, questo mondo, perchè c’è ormai il sospetto fondato che “Il pensiero che ha creato la crisi non può essere lo stesso che la potrà superare.” (Einstein)

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