Kèramos di Tino Sartori

In questo sperduto angolo del Mondo, che si chiama Managua, ho tra le mani una fonte energetica rinnovabile: un bel libro di riflessioni sulla creatività, di brani poetici sulla vita e di ceramiche che sono il testimonio dell’esperienza umana e professionale dell’amico Ceramista TINO SARTORI.
E’ un libro di energie pulite….si direbbe che Tino capta le energie cosmiche per ritrasmetterle nei suoi elaborati artistici in forme ed emozioni permanenti per gli umani e per la natura che,credo, si trovi perfettamente a suo agio nel dialogo con queste opere.

Il libro si intitola: “Arte ceramica di Tino Sartori, Kèramos, sospensione silenziosa di segni e simboli” e inizia chiarendo che “Poesia deriva dal greco poiesis, che significa produzione di qualcosa…l’azione creatrice dell’uomo nel mondo e il bello che egli è capace di far emergere per mezzo di essa

Siamo quindi di fronte ad un libro di poesia della Ceramica e delle riflessioni di Tino Sartori, che è un contemplativo perchè “L’ambito contemplativo è l’unico presidio della spontaneità dell’azione”( queste sono le ultime parole del catalogo).

Laddove essere contemplativi non significa affatto rimanere inerti e a bocca aperta di fronte alle cose e alla realtà ma esattamente al contrario. La contemplazione non si accontenta dello Status quo, delle apparenze, del conformismo o delle norme risapute e scontate, ma crea un ambito critico di ricerca delle verità profonde e nelle cose fa delle valutazioni e delle scelte.

Tendenzialmente la contemplazione è una eresia, e l’Arte vera è, appunto, sempre una Eresia.

Ci siamo conosciuti pochi anni dopo il vortice del ’68, nella onda lunga di quel movimento globale che fu un insieme di azioni creative, contemplative, poetiche ed eretiche.

Ricordo che Tino veniva a darci una mano sui ponteggi delle chiese che stavamo restaurando o dipingendo, arrampicati tra le volte e le absidi, lavorando di notte con un fondo di Keith Jarret.

E teorizzavamo sulle molteplici liberazioni che ci poteva dare il trabattello grande, quello da 12 metri di altezza, che pensavamo installare nel Parco del Ticino per vivere al di sopra del mare di alberi.

Il neo-Architetto Tino stava iniziando la sua carriera di Ceramista, ma era già un personaggio di riferimento nelle analisi delle essenzialità della vita e delle cose del vivere sociale, quando ancora pensavamo che la Rivoluzione era fondamentalmente un fatto naturale e necessario. Ma la si immaginava già al di là dei sistemi sociali e politici: sognavamo una Rivoluzione dentro e fuori di se stessi, totale, e credo che lo pensiamo ancora.

E questo respiro grande dello spazio/tempo mi ricordo che lo abbiamo percepito intero nella lunga camminata che facemmo insieme sul costolone dell’isola di Capraia fino alla Torre dello Zenobito…..e poi, ancora insieme, nel primo nostro viaggio creativo dentro l’effervescenza della prima Rivoluzione cristiano/marxista dell’America Latina, nella Nicaragua Sandinista, iniziando a trasformare artisticamente la Chiesa francescana del Barrio Riguero a Managua.


Con Tino e con altri colleghi delle arti si è poi inventata la Sezione del varesotto di TALAMURO (Laboratorio Latinoamericano di Muralismo e Integrazione Plastica) per la Rivoluzione dello spazio fisico del territorio, per interventi di “chirurgia estetica urbana” e per umanizzare l’ambiente della convivenza sociale.

Era un sodalizio bicontinentale (Europa/America Latina) che ha portato alla realizzazione di moltissime opere di Arte Pubblica (pitture murali, ceramiche, mosaici, vetrate, sculture ecc.) al di qua e al di là dell’oceano, soprattutto intorno al 1992, cinquecentesimo anniversario della scoperta/scontro/colonizzazione dell’America .

E’ stato un momento glorioso….poi sono arrivate le apparenze, le speculazioni, le stupidità umane, le bugie globali, le veline e gli inganni …e i sognatori, quelli che (dice Tino nel suo catalogo) cercavano di “ricomporre il semplice fare con il creare poetico ridando significato all’agire dell’uomo” sono stati “silenziati”…..e nelle città è rimasto solo il rumoroso espandersi a macchia d’olio del lucro e del consumo.

Ma Tino cita Rainer Maria Rilke per spiegare come per noi il silenzio sia “come l’albero che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senza apprensione che l’estate non possa venire. Chè l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia”.

Ed allora felicidades caro Tino, varesotto poeticamente extracomunitario, da un esiliato fuori-comunitario, che ti augura una bella serata, il 16 dicembre con la presentazione del tuo bel libro che si terrà alle 20.30 nel bar dell’Università del Melo di Gallarate (Varese-Italia)……quando Tino e alcuni amici illustreranno le tappe del lavoro della ceramica e sarà anche l’occasione per gli auguri natalizi in compagnia di un buon bicchiere di vino con tutti i presenti.

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E per finire con un gioiellino delle nuove tecnologie, una sorpresa che ho appena ricevuto….eccolo qua il libro “Arte ceramica di Tino Sartori, Kèramos, sospensione silenziosa di segni e simboli”, tutto completo, dall’inizio alla fine, in versione virtuale:
http://www.fluidbook.it/book/tinosartori/keramos/

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3 pensieri su “Kèramos di Tino Sartori

  1. Caro Michilini,
    mi pare di capire che vivi a Managua; msgari c’eri quando ci sono passato in viaggio da El Salvador a Panama nei giorni del lutto per Shafik Handal?
    Anche l’anno scorso ero in Centramerica ma senza più la curiosità per il Nicaragua ormai involuto e desandinizzato.
    Domani vado all’incontro di Tino Sartori per mettermi in corpo un pò di serena speranza colorata, preziosa e necessaria per la vita di un quasi ottantenne comunista.

  2. Caro Nino, ormai sono decenni che sto qua a Managua.Passa a trovarmi la prossima volta che attraversi la pozzanghera. Salutami Tino. Un abbraccio

  3. Guardando le Sue opere, mi vengono in mente un insieme di artisti contemporanei (P.Klee, Picasso, Kandinskij ….) fino a a ricordare uno scultore-pittore (Attardi) la quale figura indigena è stata il simbolo per eccellenza, presentandola in varie forme. Lei, attraverso una materia semplice (argilla) ma nello stesso tempo straordinaria, ha saputo dare vita alle sue opere. Complimenti.

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