Mia figlia Melissa è ai primi giorni della Facoltà di Atchitettura e stamattina mi ha chiesto se avevo delle foto di quel pezzo di legno colorato che avevamo in mezzo al patio (cortile interno) della nostra casa qui a Managua, quando lei era piccola e ci giocava con la sorella.
Non mi ha spiegato ancora a cosa gli servirà, ma quel pezzo di legno colorato mi ha fatto venire in mente quegli anni e quel lavoro realizzato in due versioni. La prima nel 1991 e poi la seconda nel 1995, quando ho dovuto praticamente ricostruire il tutto perchè si era deteriorato abbastanza a causa delle brutali inclemenze atmosferiche tropicali a cui era stato sottoposto.
In realtà si tratta di una scultura policromata, che con un linguaggio à la page dovrebbe chiamarsi “installazione”.
Era una enorme radice di Guanacaste che avevano lasciato gli operai del comune di fronte a casa nostra, e che giaceva ormai inservibile, dopo che giornalmente la gente veniva con il machete a tagliarne dei rami o radici per il fuoco delle loro cucine. Ormai era rimasto solo il nocciolone duro, che non si poteva piu’ tagliare.
Mi è allora venuto in mente di “riciclarlo”, creando una scultura nel centro del nostro piccolo patio. Portarlo dentro con una diecina di operai è stata una impresa faraonica, e installarlo al rovescio su di un “letto” di cemento armato altrettanto.
Poi è arrivata la estenuante attività di pulitura e levigatura (con qualche raro e inesperto aiutante), e infine quella del mosaico sul piedestallo e della installazione, sulla “testa” dell’opera, di un pezzo storico del vecchio FERROCARRIL DE NICARAGUA, che proprio in quel periodo il governo pro-nordamericano stava definitivamente e stupidamente smantellando: si trattava di una specie di “volano” di un locomotore a legna o carbone.
La parte finale, invece, è stata la piu’ divertente: la policromia generale dell’opera…..che ha incluso anche l’inserimento nel volano ferroviario di una serie di bellissimi cordoni colorati di cotone che avevo comperato in Messico.
Ovviamente mi sono ricordato dei miei colleghi e maestri Joan Miró, Antoni Gaudì ed altri, ma poi alla fine mi sono concentrato sul mio lavoro e ne ho fatto quello che mi pareva piu’ logico, anche pensando al posto, alle mie bambine e alle visite di “specialisti”.
“Quello che mi pare piu’ logico”, evidentemente cambia con il tempo, perchè poi nel 1995 ho cambiato totalmente la policromia della “installazione”, perchè così mi suggeriva il momento e il materiale che stavo usando.
Poi sono partito per il Brasile e dopo qualche anno, al ritorno, la “installazione” non c’era piu’.
Vorrei solo dire a chi possiede qualsiasi opera di scultura, pittura o decorazione: PER QUANTO DETERIORATA SIA L’OPERA, SI PUO’ SEMPRE RECUPERARLA, RESTAURARLA…FOSSE ANCHE IN FRAMMENTI……..MA MAI DISTRUGGERE COSE IRRIPETIBILI E UNICHE.
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