La Fenice è un bellissimo uccello mitologico realmente esistito, perchè ne hanno parlato e scritto da sempre e dappertutto, pero’ nessuno ha mai potuto vederlo. E’ il simbolo della rinascita, perchè sempre rinasce dalle proprie ceneri, e quindi è eterno.
I primi che ne hanno parlato sono stati gli egiziani, che lo hanno chiamato “Bennu” e che poi nella mitologia greca è diventato LA FENICE, e quattro secoli prima di Cristo lo storico Erodoto lo descrive in questo modo: «Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l’ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall’Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull’altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un’aquila.»
E il poeta romano Publio Ovidio Nasone nel primo secolo dopo Cristo ci racconta che la Fenice “si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s’abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore”.
Viene anche citato in altri libri, come Il Fisiologo (Physiologus) che è un bestiario redatto nella Biblioteca di Alessandria d’Egitto, e poi riprodotto in tutto il medioevo.
La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle proprie ceneri, ne fecero il simbolo della rinascita spirituale e simbolo della Sapienza divina (cfr.Giobbe 38:36 “Chi ha elargito all’ibis la sapienza o chi ha dato al gallo intelligenza?“)…intorno al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo presumibilmente per via del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, e come tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità, resurrezione e vita dopo la morte.
Lorenzo Da Ponte nel libretto di “Così fan tutte” musicato da Mozart, cita letteralmente la prima quartina di una celebre arietta del Metastasio, tratta dal «Demetrio» (1731):
E’ la fede degli amanti
Come l’araba fenice:
Che vi sia, ciascun lo dice;
Dove sia, nessun lo sa.
Se tu sai dov’ha ricetto,
Dove muore e torna in vita,
Me l’addita e ti prometto
Di serbar lá fedeltà.
Gli ebrei chiamano questo uccello “Milcham” e raccontano così la sua storia: ”allorché la madre primordiale, Eva, si rese colpevole di aver colto il frutto dell’albero della Conoscenza, fu presa da invidia per le creature rimaste pure, così da spingerle a cibarsi del frutto proibito. Solo l’uccello Milcham resisté alla tentazione ricevendo come ricompensa dall’Angelo della Morte di non provare mai l’esperienza del morire. Milcham allora si chiuse in una città sicura dove visse per un millennio senza timore della morte…..Mille anni è lunga la sua vita e quando questi sono passati, il nido prende fuoco e l’uccello brucia. Si salva un solo uovo, che diventa un pulcino che poi vivrà ancora per mille anni…….Altri affermano che passato questo periodo, il suo corpo avvizzisce, perde le penne e le ali. Poi rinnova completamente le sue piume e vola verso l’alto come un’aquila, divenendo immortale”.
Ma LA FENICE è stata presente anche in altri popoli lontani, con altri nomi, come il dio serpente piumato Quetzalcoatl, fra le divinità più importanti per molte civiltà messicane e centro americane, che aveva il dono di morire e risorgere.
Praticamente tutte le culture hanno avuto la loro Fenice: per quella indù e buddista era “Garuda”, per gli indiani d’America si chiamava “Yel”, i cinesi la chiamavano “Fêng-Huang”, i giapponesi “Karura” ecc. ecc.
Siamo tutti in attesa che la nostra FENICE di oggi, la nostra individuale, e la nostra nazionale ed europea… rinasca dalle sue ceneri……ed essendo che “rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull’ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno” si suppone che il cammino che ci indicherà dovrà essere unico, nuovo e soprattutto DIVERSO.
Bisogna morire..
per rinascere..
La fenice riappare
dalle ceneri.
Un alito di vita la fa volare
sulla cima dell’Olimpo..
Profumo di Mirra e cannella..
si sprigiona nell’aria ..
Quanto tempo è rimasta sepolta?
a lungo.. troppo a lungo.
Ritrovare la forza per rialzarsi
splendente più che mai..
Piume cineree
diventano oro ..
si confondono con
la luce del mattino..
Alito di vita..
Vieni a prendermi..
El ave a renacido! Ahora tiene una nueva vida, vuela en lo más alto de los cielos y paisajes más hermosos que jamás haya visto. Ave perfumada de incienso es siempre consciente que debe volar hacia los cielos que la vieron nacer.