È iniziata la Quaresima: Alleluia!

La Quaresima è iniziata anche in Terra Santa. I Latini –cioè noi cattolici- hanno già celebrato la prima domenica, mentre gli ortodossi la celebreranno il 4 marzo. Questo è il periodo più bello per stare a Gerusalemme, quando la città cristiana esprime la sua identità più profonda nella liturgia, sempre solenne, specialmente al Santo Sepolcro. Qui i riti addirittura spesso si sovrappongono: domenica scorsa mentre i greci ortodossi e i copti erano verso la fine della loro messa, i cattolici avevano iniziato la loro, e così per una ventina di minuti si è verificato tutto un caleidoscopico contrappunto di canti, preghiere, incensi e azioni liturgiche [ascolta un esempio cliccando il link alla fine dell’articolo]. Solo qui a Gerusalemme è possibile vedere in uno stesso tempo, in uno stesso spazio, come la stessa fede si possa esprimere in forme e in gesti così diversi. Per esempio, la comunione ognuno la fa a modo suo. L’altro giorno ho assistito a quella dei copti: prima fanno la fila per il pane e mentre lo consumano si coprono la bocca con un fazzoletto bianco ricamatissimo; poi si mettono in coda per ricevere il vino, che gli verrà somministrato con un cucchiaino (lo stesso per tutti). Ma anche la nostra messa è abbastanza particolare, con le Lodi inserite e cantate in gregoriano, tutta in latino, con letture e preghiera dei fedeli possibili in varie lingue, vangelo e omelia in arabo. Il patriarca –cioè il vescovo o un suo delegato- assiste dalla sede ma non celebra, perché l’eucaristia è sempre presieduta da un frate minore francescano della Custodia di Terra Santa. Il patriarca recita però i riti di introduzione, gli oremus (eccetto quello sulle offerte) e tutte le benedizioni (cioè quella al diacono per il vangelo, al predicatore per l’omelia e quella finale). Il patriarca invece presiederà e celebrerà i riti della Settimana Santa. Le ragioni di questa strana situazione liturgica sono storiche e giuridiche allo stesso tempo, ma ora non mi ci addentro. Non sembri una scortesia, anzi, al contrario, al patriarca riserviamo tutti gli onori che spetterebbero storicamente al Guardiano del Santo Sepolcro e del Monte Sion, ovvero al Custode di Terra Santa. Il Custode invece in Quaresima e nel Triduo Pasquale presiede riti meno importanti, ma più specifici della liturgia propria di Gerusalemme, come le Vigilie notturne, il Funerale di Cristo e la Lavanda dei piedi al Cenacolo. Le notti di vigilia si celebra la Memoria della Resurrezione, e per questo si canta un antifona con l’Alleluia, che in tutte le altre chiese cattoliche è sospeso fino a Pasqua. Dopo un giro con le candele accese intorno all’edicola del Santo Sepolcro cantando il Benedictus, il Custode entra nella tomba con l’Evangeliario; quindi, tornati nella cappella dell’Apparizione, proclama egli stesso il vangelo della Resurrezione. Queste sono solo alcune delle ricchezze liturgiche di Gerusalemme e tutte le chiese cristiane hanno le proprie. Chi ama la liturgia deve venire qui: sarebbe bello che qualche agenzia di viaggi organizzasse un “pellegrinaggio liturgico” proprio per fare questa esperienza di bellezza e devozione.

ascolta: http://www.fileden.com/files/2012/3/3/3273464/quaresima.mp3

http://it.custodia.org/default.asp?id=4&id_n=19746

http://it.custodia.org/default.asp?id=4&id_n=19755&Pagina=1

Forza Assad

“Forza Assad”: con questo slogan preso dal linguaggio sportivo si potrebbe sintetizzare il sentimento politico della quasi totalità dei cristiani che vivono in Siria (la mia fonte autorevole per stare sul sicuro parla del 90%). Sotto il regime degli Assad i cristiani hanno goduto di protezione e libertà di culto, così come le altre minoranze religiose. Questa situazione di tranquillità si realizzava anche sotto gli altri regimi dittatoriali o fintamente democratici che sono stati spazzati via dalla cosiddetta “Primavera araba” o stanno per esserlo. I cristiani del Medio Oriente si domandano come mai le potenze tradizionalmente cristiane si diano tanto da fare per creare instabilità politica nella regione e per aprire la porta al fondamentalismo islamico. Gli assalti alle chiese e le uccisioni dei cristiani in Egitto sono già cominciate. Un mio conoscente siriano che abita in un villaggio cristiano vicino al confine turco mi ha detto che solo pochi giorni dopo l’inizio dei sommovimenti in Siria, sui muri della città sono apparse scritte “Stiamo arrivando”.

Lo sapevate? Sono tante le cose che non si sanno su quello che sta succedendo, o che si sanno ma non vengono raccontate. Non le so nemmeno io; ma quelle che so non corrispondono sempre esattamente a quello che appare sulla stampa occidentale. Bisognerebbe controllare le fonti o, almeno, citarle. Così si saprebbe se i giornalisti che mandano informazioni sulla Siria, le raccolgono e le spediscono da lì o non piuttosto da altri luoghi, come Libano, Israele o Turchia; se le immagini e i dati che vediamo sulle televisioni europee e che leggiamo sui giornali derivino da inchieste fatte sul campo o piuttosto non siano dei semplici forward di agenzie di stampa controllate da regimi o stati come la Turchia, l’Arabia Saudita o il Qatar, che hanno interessi nella regione e combattono con l’arma di una informazione unilaterale una guerra che non intendono combattere militarmente.

Non dico che tutto quello che si sa sia falso, ma invito alla prudenza e a un briciolo di diffidenza critica preventiva. Io stesso non prendo per oro colato tutte le cose che mi raccontano i miei amici siriani o egiziani. Però prima di giudicarle bisognerebbe verificarle e prima di verificarle bisognerebbe saperle. Per esempio, questo mio conoscente che abita in Siria vicino al confine turco, mi ha detto che un giorno si sono alzati e hanno visto arrivare dall’altra parte dei bulldozer che hanno spianato una grande area in territorio turco. In poco tempo è nata una tendopoli ben organizzata con tanto di ospedale da campo. I confinanti si domandavano a che cosa servisse. Quando due settimane dopo sono scoppiati i primi disordini in Siria hanno capito: quell’accampamento era in realtà un campo profughi che la Turchia aveva costruito in anticipo rispetto ai disordini. Sarà vero? Non lo so: ma se fosse vero sarebbe segno che la Turchia sapeva in anticipo che sarebbero scoppiati grossi disordini sociali, tali da preventivare l’allestimento di un campo profughi; o lo sapeva o –nel peggiore dei casi- è stata parte attiva nel provocarli. Un altro amico siriano, di ritorno dalla casa dei suoi genitori, circa un mese fa mi ha detto che aveva trovato molti controlli militari, perché l’esercito stava presidiando il territorio in quanto –approfittando della situazione- si erano formate bande armate di malviventi (alcune provenienti dalla Turchia) che depredavano la gente e violentavano le donne che non portavano il velo. Sarà vero? Non lo so. Ma se fosse vero, probabilmente cambierebbe di molto la nostra indignazione, sentendo che l’esercito di Assad spara contro i civili e sapendo che almeno una parte di questi “civili” è costituita da bande di criminali.

Quello che mi domando è: possibile che in una situazione così complessa la ragione e la verità stiano tutte da una parte sola? Mi piacerebbe sentire o leggere qualche notizia discordante, possibilmente verificata. La cosa mi interessa perché anche la Siria è Terra Santa.

Nella foto: Knayeh (Siria), convento di San Giuseppe

———-

Post Scriptum
Confusi dal titolo, alcuni amici hanno equivocato questo blog, accusandomi di sostenere una posizione pro Assad: valga per tutti la risposta che ho dato ad uno di loro, qui di seguito.

Caro amico, ti invito a leggere meglio il mio blog. Il titolo “Forza Assad” l’ho scritto per attirare l’attenzione (essendo un titolo) e correttamente si riferisce non alla mia opinione, ma alla posizione pro-Assad dei cristiani siriani fino a un mese e mezzo fa, forse due. Può darsi che adesso abbiano cambiato opinione. Il punto del mio articolo non era sulla politica pro o contro Assad, ma sulla comunicazione: partendo da mie fonti dirette e diverse fra di loro, che risultavano così discordanti rispetto all’informazione che veniva passata in occidente, mi domandavo se quella informazione non fosse veicolata da agenzie controllate da paesi che hanno interesse a manipolarle per i loro interessi, in primo luogo Qatar e Arabia Saudita (che infatti dieci giorni fa ha abbandonato la conferenza di Tunisi perché le potenze internazionali non intendevano prendere in considerazione un intervento armato). Il mio era un invito a controllare le fonti delle informazioni; ma siccome questo non è sempre possibile, si dovrebbe –per prudenza epistemologica- trattarle col beneficio del dubbio e almeno sospendere il giudizio. E a valutare caso per caso. Che l’esercito di Assad stia bombardando Homs possiamo considerarlo un dato assodato (ci sono le immagini); ma che spari ovunque e indistintamente sulla popolazione -come tu asserisci- è più difficile da dimostrare o da mostrare e dunque da credere (anche se è possibile, data la natura abominevole della guerra). La comunicazione ormai viene usata come arma non convenzionale, per cui diventa fondamentale sapere da che parte l’informazione viene “sparata”.