Bombardato il parlamento israeliano. E altre bufale in diretta

Da Gerusalemme il vostro corrispondente non ufficiale, fra Riccardo. Una testimonianza diretta, piccola piccola. Quello che i telegiornali non vi dicono. Giustamente, in questo caso. Perché giornalisticamente sono “bufale” (salvo smentite delle prossime ore), ovvero notizie non vere o non vere completamente, o non ancora verificabili, fatte girare ad arte per scopi non informativi bensì politici, che rimbalzano nella rete di sito in sito e che però, alla fine, mietono comunque degli effetti concreti piccoli o grandi. Sto parlando dei missili lanciati da Gaza su Gerusalemme venerdì 16 novembre, cioè oggi, la data in cui sto scrivendo.

Oggi avevo un sacco di lavoro arretrato da sbrigare, e per star tranquillo decido di staccare i telefoni. Nemmeno scendo in refettorio a mangiare, ma verso l’una del pomeriggio salgo in terrazza a prendere una boccata d’aria. Dalla terrazza del convento di San Salvatore, situato nella parte più alta della città vecchia, si vede tutta Gerusalemme Est. Alla porta di Damasco c’è un assembramento di persone, in cielo un elicottero continua a girare, cose normali di un venerdì a Gerusalemme.

Finita la pausa, mentre sto per tornare giù, un nostro impiegato palestinese mi dice che un missile è stato sparato sulla Knesset, ovvero il parlamento israeliano che ha sede a Gerusalemme. Siccome il tipo è un po’ strano, penso ad una presa in giro. Infatti, la mia terrazza dà anche su Paratrooper Road, la strada di grande comunicazione che fino alla guerra dei sei giorni del 1967 ha segnato il confine tra Israele e Giordania e oggi divide idealmente Gerusalemme Est (palestinese) da Gerusalemme Ovest (israeliana); qui anche nei giorni normali è tutto un baccano di sirene tra autoambulanze e macchine della polizia che cercano di farsi largo nel traffico e dunque, a maggior ragione, bisognerebbe aspettarsi un ulteriore traffico di mezzi di soccorso e polizia se il parlamento fosse stato bombardato. Invece niente. Perciò penso ad uno scherzo e torno a lavorare in camera per conto mio. Prima però dò un’occhiata a un po’ di siti internet israeliani, palestinesi, giordani ed egiziani, e nessuno riporta la clamorosa notizia.

Verso le quattro del pomeriggio mi trasferisco nel mio nuovo ufficio sopra la scuola dove lavoro, che è all’interno del convento. Alle 17, entra la segretaria e mi dice:
“Padre, stanno sparando missili su Gerusalemme, è stata colpita anche la Knesset e la direttrice ha mandato tutti a casa e chiuso la scuola”.
“Non mi risulta”, rispondo alla segretaria, che senza chiederlo esplicitamente voleva il permesso per andare a casa anche lei con due ore di anticipo sul suo orario.
“Ma come –ribadisce lei- è scritto su internet e ci sono un sacco di messaggi su Facebook; e poi, non ha sentito la sirena di allarme?”

In verità, l’allarme c’era stato, ma io non l’avevo sentito, perché avevo messo di sottofondo una musica ad alto volume. Tuttavia, se anche l’avessi sentito, non ci avrei fatto caso. In questa stagione infatti, tra le quattro e le cinque del venerdì pomeriggio inizia lo shabbat –il giorno settimanale di festa per gli ebrei- e suonano la sirena. Oggi però avrei dovuto far caso che le sirene erano state due, ma io – preso dal lavoro e coperto dal sottofondo musicale- non mi ero accorto né della prima, né della seconda. Torno a guardare un po’ di siti, ma nessuno parla di missili sulla Knesset. Però ci sono lacunose notizie su altri missili che avrebbero colpito zone periferiche e desertiche di Gerusalemme, senza far danni. C’è poi un’altra notizia abbastanza clamorosa: un aereo militare israeliano sarebbe stato abbattuto. Continuo a lavorare, ma spengo la musica. Poco dopo si sentono degli spari. Se non fossi stato influenzato dall’impiegato, dalla segretaria e dai siti internet, anche questa volta non ci avrei fatto caso. Infatti è normale per gli arabi sparare botti e fuochi di artificio durante le feste e i matrimoni dai terrazzi delle loro case, soprattutto il venerdì, giorno di festa dei musulmani. Nel dubbio però prendo la macchina fotografica e torno in terrazza, ma gli spari nel frattempo sono finiti. C’è anzi abbastanza tranquillità, insolita, e Paratrooper road è quasi vuota, ma penso che sia per il fatto che gli ebrei osservanti di shabbat non possono guidare, cosicché le strade di venerdì sono sempre libere.

Si sono fatte le otto. Dopo i vespri il padre guardiano avvisa che sono stati sparati un paio di razzi su Gerusalemme, ma che non c’è da preoccuparsi. Un frate palestinese puntualizza che –da sue personali informazioni ricevute tramite facebook- un razzo avrebbe colpito la periferia degli insediamenti di Gilo e di Maale Adumin, entrambi appena fuori di Gerusalemme, e che un aereo israeliano era stato abbattuto e su facebook c’erano le foto. Una mia amica mi aveva in precedenza confermato che nel centro di Gerusalemme Ovest (la capitale Israeliana) c’erano stati momenti di panico perché le esplosioni si erano sentite e ad esse era seguito il suono delle sirene.

In conclusione: nessun missile ha colpito la Knesset, nessun aereo israeliano è stato abbattuto, a Gerusalemme Est e nella città vecchia tutto è calmo, ma la mia scuola è stata prudenzialmente chiusa per un mix di notizie vere e fasulle in libera uscita, che rappresentano una nuova arma, pulita, non convenzionale, che al posto di uccidere modifica opinioni e comportamenti. Quest’arma è l’informazione, o, meglio, la comunicazione. Infatti la mia scuola (che essendo nella zona araba sarebbe comunque teoricamente al sicuro) è stata chiusa sulla base del sentito dire. Purtroppo questo virus ha colpito anche testate giornalistiche importanti on line. Una volta i giornalisti controllavano le informazioni, ora –quando va bene- si limitano a citare le fonti, lasciando passare qualsiasi cosa e così prestandosi al gioco politico di chi quelle informazioni ha interesse a diffondere. Tornerò in futuro su questo argomento. Ma a questo punto mi domando: io le due ore che la mia segretaria è andata via prima senza permesso, gliele devo trattenere o no?