Giornata Missionaria Mondiale: fermiamo l’esodo dei cristiani dalla Terra Santa

Ottobre è il mese missionario: domenica 21 la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale, che però nella diocesi ambrosiana viene spostata al 28 ottobre perché il 21 è la festa della Dedicazione del Duomo di Milano. Quale miglior periodo per considerare la Terra Santa come luogo di missione! Di solito si pensa alla Terra Santa più come luogo di pellegrinaggio verso i grandi santuari della cristianità  (Santo Sepolcro, Betlemme, Nazaret); opppure se ne parla per questioni politiche come la questione palestinese, la guerra in Siria, il Libano, la primavera araba. Quando si parla di “missione” di solito si pensa all’Africa, più raramente all’Asia e ad altri posti. Eppure il cristianesimo in Africa è ormai una realtà consolidata in molte zone, in qualche caso maggioritaria, e solidamente impiantata. Vi sono però zone del mondo dove il cristianesimo non “sfonda” (per esempio il Giappone), dove regredisce numericamente e in percentuale (l’Europa), dove regredisce solo in percentuale (la Palestina), e dove le comunità cristiane sono perseguitate e martirizzate, di solito a causa del fondamentalismo terrorista musulmano (che recentemente ha colpito in Nigeria, Egitto, Iraq), ma anche indù.
Io stesso, stando a Gerusalemme, non sono abituato a pensarmi come un missionario, anche se in realtà ufficialmente lo sono. Forse è per il fatto che noi francescani ci sentiamo a casa ovunque siamo, mentre la parola “missione” richiama un altrove lontano che non è il tuo. O forse perché noi francescani siamo in Terra Santa dal XIII secolo. S. Francesco arrivò in Terra Santa nel 1219 chiedendo un passaggio ai crociati, ma venne senza armi come messaggero di pace. La sua testimonianza resa tramite un dialogo con l’allora sultano di Egitto che comandava tutto il fronte anti-crociato, valse a lui e ai suoi frati un salvacondotto, al quale si fa risalire la continua permanenza dell’Ordine francescano in ambiente quasi totalmente musulmano per tutti questi secoli.

L’entità ecclesiastica dei frati minori in Terra Santa, che agisce su mandato della Santa Sede fin dal 1342, si chiama Custodia di Terra Santa. Il nostro compito principale è quello di custodire i luoghi santi; “custodire” in qualche caso ha significato “difendere” e garantire il diritto di tutti i pellegrini cristiani di accedervi; più normalmente significa curare la liturgia, in modo che queste chiese non si riducano ad affascinanti testimonianze storiche ed architettoniche del passato, ma vivano e ripresentino ogni giorno lo scopo per cui sono state costruite, ovvero quello di essere case di preghiera e di memoria dei segni che contengono.  Oltre a ciò, la Custodia ha sempre fornito  assistenza pastorale e sostegno caritativo alla popolazione cristiana locale, soprattutto di rito cattolico, ma non esclusivamente. Solo dal 1847 è stata istituita una diocesi (che qui si chiama patriarcato) ma la grande maggioranza dei cattolici è tuttora assistita spiritualmente dai frati minori, che officiano nelle parrocchie più grandi di Gerusalemme, Betlemme, Nazaret. I cristiani che vivono in Israele e nei Territori Palestinesi sono l’1 % della popolazione, e a loro volta si dividono secondo i riti di appartenenza. La maggior parte sono greco-ortodossi, seguono cattolici, armeni, siriaci e copti. Tra i cattolici, il numero maggiore di fedeli appartiene alla chiesa melchita, ovvero i greco-cattolici di rito bizantino. In tutto i cristiani sono circa 120.000 in Israele e 40.000 nei Territori Palestinesi, tutti di lingua e cultura araba. Questi sono i cosiddetti “cristiani locali”, mentre con il fenomeno dell’immigrazione ora esistono anche numeri rilevanti di “cristiani non locali”, soprattutto indiani e filippini (vedi il mio blog del novembre 2011), anch’essi assistiti spiritualmente dai frati della Custodia; infatti, essendo l’ordine francescano presente in tutto il mondo, moltissime nazioni sono rappresentate nella Custodia di Terra Santa, che può così provvedere alle varie comunità cristiane con frati che parlano la stessa lingua e hanno la stessa cultura dei fedeli che assistono. Il problema dei cristiani “non locali” è che rimangono sempre sempre tali, cioè che non si possono integrare o insediare sul territorio in quanto il loro permesso di soggiorno scade insidacabilmente dopo un certo numero di anni  (tre o cinque) e quindi devono tornare al loro paese, lasciando il posto ad altri loro compatrioti che -per così dire- danno loro il cambio.

Il problema dei cristiani locali invece (cioè i cristiani di lingua araba; ci sono anche cristiani ebreofoni, ma sono poche centinaia) è che sono pochi e si sentono e/o sono discriminati sia dal punto di vista religioso che civile  e culturale da ebrei e musulmani, i quali crescono sia a livello numerico che in percentuale. Tra questi dovremmo inoltre distinguere la diversa situazione tra i cristiani che sono cittadini israeliani, tra quelli che sono cittadini Palestinesi e tra i cristiani di Gerusalemme che non sono né l’una né l’altra cosa dal punto di vista dell’appartenenza civile, ma che dal punto di vista della vita ecclesiale formano un solo corpo con  gli altri.

Come dicevo prima, presi in mezzo da tutte le parti, la psicologia e la tendenza dei cristiani è quella della fuga alla prima occasione. Ma questo la Chiesa Universale non se lo può permettere. Non possiamo cioè permettere che nei luoghi che fisicamente sono stati testimoni dell’evento della salvezza in Gesù di Nazaret e storicamente hanno visto la nascita del cristianesimo, la presenza cristiana sia garantita solo da religiosi e pellegrini stranieri, senza diritti “nativi”. Per scongiurare questo pericolo la Custodia di Terra Santa fa le veci di uno stato, al fine garantire ai cristiani locali il diritto alla casa, al lavoro e a un’istruzione non manipolata. Questo significa costruire case nuove e ristrutturare le vecchie da dare poi in affitto ai cristiani a prezzi quasi simbolici; significa dare lavoro direttamente o indirettamente, e gestire scuole dove il messaggio e la visione cristiana della storia non sia corrotta dall’ideologia o da faziosità politico-religiose.
Per sapere come aiutare concretamente la Terra Santa nei vari progetti curati dalla Custodia di Terra Santa, vi rimando al sito dell’Associazione di Terra Santa: http://www.proterrasancta.org/