Anche la formazione lavoro è un progetto che sta crescendo a Mare Rouge. È gestito dalla Parrocchia Sant’Anna ed è stato avviato circa un anno fa. I giovani non devono più pagare per avere lavoro e ricevono un piccolo stipendio dalla Parrocchia. Oggi il progetto segue circa 40 ragazzi che altrimenti starebbero tutto il giorno a far niente. Non è una semplice formazione. Per comprenderlo bisogna capire come funziona ad Haiti il lavoro per i giovani: se un ragazzo vuole imparare la professione (muratore, falegname, etc) deve andare da un “boss”, come vengono chiamati i titolari, e chiedere di imparare il mestiere. Questo però costa e il ragazzo: per imparare, deve pagare il boss.
«Questo è un forte limite per i giovani che spesso non hanno nemmeno soldi per mangiare – spiega Don Mauro -. E quindi abbiamo pensato che, grazie anche a dei contributi che arrivano dall’Italia, potessimo avviare un discorso di solidarietà con i boss». Ed ecco il risultato: alcuni boss hanno accettato di non ricevere più un compenso dai ragazzi; la parrocchia paga al giorno a ogni giovane 125 gurd (la moneta locale, equivalente di circa 3 dollari americani, è la cifra stabilita dallo Stato di Haiti per una equa giornata di lavoro). Questo, però, ponendo delle condizioni precise per il giovane: una parte circa il 15 per cento va in un fondo solidarietà che possa aiutare altri ragazzi, una parte su un libretto di risparmio del giovane lavorate, mentre il resto rimane a lui.
«In questa maniera ci crea un circolo di solidarietà necessario a lanciare anche un sistema educativo – raccontano Meralis, Sentales e Nonord, responsabili dell’ufficio parrocchiale destinato alla formazione lavoro -. Il nostro compito è quello di ascoltare questi giovani, valutare chi ha più bisogno di lavorare, chi è più motivato. Ed anche controllare che vada poi effettivamente al lavoro e non vengano presi accordi strani i con i boss. Le persone che vengono avviate alla formazione lavoro devono essere seguite, questo progetto è una grande risorsa e deve andare avanti a funzionare».
«Stiamo riuscendo a sostenere questo progetto grazie a dei contributi che ci arrivano dall’Italia – chiude don Mauro -. Per l’Europa non è una grande cifra per una giornata di lavoro, ma qui ti cambia la vita. Non solo la cifra che si prende come stipendio, ma anche il fatto che si può imparare un mestiere senza dover pagare per anni un boss».
Grazie per il grande lavoro che fai per tenerci in contatto con la comunità di Haiti. Sono della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù a Milano dove don Mauro è stato coadiutore prima delle sue esperienze di Golasecca e di Abbiate.
Con un gruppo di amici parrocchiani nel nostro piccolo (non siamo bene organizzati come voi!) cerchiamo di dare una mano al progetto per i giovani di Haiti (forse una gocciolina nel mare) e cerchiamo di mantenere un legame fra Haiti e la nostra comunità.
Leggere queste notizie ci aiuta a essere più vicini a quell’isola tanto lontana e chissà che anche a noi prima a poi venga la voglia di partire.
Grazie ancora.