Passare da New York per andare ad Haiti sembra una presa in giro. Due estremi economici del mondo uniti da un viaggio in aereo e separati d tutto il resto.
Non sono ancora arrivato nella capitale dell’isola caraibica perché la “coincidenza” aerea è dopo “sole” 20 ore. Sono quindi uscito dall’aeroporto e per la prima volta mi sono avventurato a New York, da Central Park a Time Square. Con l’autista del Taxi (Benito di origini italiane, nato a Ventimiglia e cresciuto a Caracas) che racconta come a Manhattan l’affitto degli appartamenti parta dai 4mila euro mensili. Salendo man mano che aumentano i piani. Racconta di come un dottore guadagni anche 18mila euro al mese, gli avvocati anche molto di più.
E nel sentire questi racconti pensi a dove stai andando, ti chiedi se non può esistere una via di mezzo. Il top lo si raggiunge a Time Square dove i negozi sembra facciano a gara per farsi vedere di più, tra insegne luminose e pubblicità. Situazioni che hanno il loro fascino ma che sanno tutto troppo di funzione.
Un tocco di realtà, che però ti
raggiunge anche come un pugno nello stomaco, è il memorial del World Trade Center dove si trova una toccante ricostruzione scenografica per ricordare a tutti il giorno in cui è cambiato il mondo occidentale. Ed è proprio qui, tra monumenti alle vittime e senso di impotenza, che si capisce come New York non sia poi così lontana da Haiti: tutto può crollare da un momento all’altro. Tutto questo anche se lo spazio del memorial si sta sempre più riducendo, soprattutto nella memoria, avvolto da quelle luci che padroneggiano a Time Square.