4 Giapponi di plasticainserito il 10/8/2009 alle 15:30
Se metti 4 Giapponi uno accanto all'altro, o se preferisci 2 Texas, quello che trovi è la grandezza reale dell'enorme isola di plastica che si trova nell'Oceano Pacifico e che, misteriosamente, raccoglie tutta la plastica che gettata in mare viene raccolta, come in un gorgo, in questa zona di Mondo. Questa isola, che forse occorre definirla continente, è composta da 4 milioni di tonnellate di rifiuti, in gran parte plastica che, come si sa, viene elaborata e degradata in tempi molto lunghi. Nessuno se ne era accorto, nemmeno i satelliti. Solo avventurosi marinai che si aggirano con le proprie navi in quelle zone e, ultimamente, i turisti hawaiani che si sono visti recapitare questo popo di schifezza in spiaggia (una risacca romantica, non c'è che dire), hanno permesso di comprendere l'esistenza di questo mostro marino, la cui creazione è legata esclusivamente all'uomo. Ogni anno nel mondo vengono prodotti 60 miliari di tonnellate di plastica, di cui solo il 5% viene riciclato, e il resto? Alla domanda, o meglio, alla risposta che si trova raggruppata nel continente di plastica, provano a dare seguito due squadre di scienziati che sono salpati il 2 e il 4 agosto scorsi da San Diego e dalla baia di San Francisco e che diretti nella zona tenteranno di capire come riciclare tutto quello che troveranno in acqua. L'ipotesi in corso è quella di trasformarli in bio carburanti, attraverso l'uso di un enzima naturale chiamato cutinasi che è il medesimo enzima che permette ai funghi di agganciarsi agli alberi. La cutinasi riduce la plastia in frammenti minimi che, trattati con metanolo, trasformano i frammenti in biodiesel in meno di una settimana. Il processo è semplice, ma ancora largamente poco enonomico. Resta da capire se sia sempre l'economia a dover dare una risposta, oppure se ci interessa di più liberare il mare e evitare che si infettino flora e fauna. Anche perchè i micro pezzi di plastica di cui è composta questa poltiglia finiscono nello stomaco dei pesci. Non è difficile indovinare nello stomaco di chi, poi, rischiano di andare a finire. |
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