“Manderanno un messaggio per dirci che loro possono prendersi tutto quello che vogliono ma, noi manderemo il nostro messaggio…Questa, questa è la nostra terra!” (Jake Sully, Avatar)
Milano, 3 febbraio 2154
Si cerca l’unobtanium anche a Milano, qualche giacimento era già affiorato centocinquant’anni fa, durante gli scavi per la nuova city e l’Expo 2015, ma ora il prode Jake Sully, di professione ministro per la semplificazione biologica, avrà il compito di scovarne i filoni più redditizi. Il presidente della compagnia interplanetaria terrestre, l’immortale cavalier B, ha dato l’ordine: falliti svariati tentativi di far ripartire il nucleare in Italia, a causa dell’eccessivo pessimismo del popolo, la nuova fonte di energia ci garantirà ottimismo e serenità.
L’unobtanium ci salverà, ma resta ancora una formalità da sbrigare: sgomberare la metropoli di Milano. La forza interplanetaria sta ora consultando i manuali lasciati negli archivi virtuali dagli assessori d’inizio millennio, il destino dei pochi abitanti sopravvissuti all’inquinamento è segnato. I milanesi, che rifiutandosi di ascoltare i consigli dei medici di fuggire dalla città, sono ormai dei puffi blu, alti tre metri, che vivono su una città albero. Un tempo, questa popolazione era in grado d’interfacciarsi con ogni creatura del pianeta: rimasta per decenni insensibile ai richiami e agli allarmi di cardinali, scrittori e saltimbanchi, vive ora come uno stormo di cornacchie, in nidi riscaldati da televisori.
Per poter comunicare con loro, con i puffi meneghini, la forza interplanetaria ha pensato di trasformare il prode Jake Sully in un avatar, ovvero l’incrocio tra un umano e un milanese: un pendolare. Il futuro nostro dipenderà dunque da questo umanoide trasformato da secoli di trasferimenti sulle ferrovie locali.