Torna il VDC Music Festival, un grande evento nato da un sogno

La VDC Entertainment è pronta a ripetere il successo dell’annuale appuntamento all’omonimo festival di musica elettronica (e non solo). ( Parco Pubblico Besozzo, sabato 13 luglio dalle 15.00 alle 00.00).

Una giovane associazione di ragazzi, intraprendenti e ambiziosi, sognatori ma realisti. Li accomuna un’idea fissa: quella di affermare la realtà dei festival come cultura in provincia. E di cambiare le cose. Come ci racconta Federico Caon, presidente e co-fondatore del gruppo.

Come avete iniziato?
Tutto è partito quando eravamo al liceo. Eravamo come tanti altri ragazzi della nostra età: desiderosi di uscire, di far festa… A un certo punto ci siamo accorti che andare solo nei locali, alle feste preorganizzate non ci bastava più: non ci soddisfaceva, ci piaceva un altro tipo di musica, e allo stesso tempo abbiamo iniziato a frequentare festival come Nameless. Siamo anche andati al Mysteryland in Olanda… Così un pomeriggio nel 2014 abbiamo sistemato casa, chiamato una trentina di persone, e ci siamo divertiti. Allora ci siamo detti: perché non fare una festa pubblica? Da lì non ci siamo più fermati. Il primo evento era in un posto chiamato Villa dei Cigni, da lì abbiamo iniziato a chiamarci per scherzo “la VDC”, all’epoca non sapevamo ancora… Un amico che sapeva usare photoshop ci ha fatto il primo logo, una cosa semplicissima, e voilà, era fatta. Quest’anno avremo un palco 10 per 6, con la copertura, le macchine del fuoco, il fumo, i proiettori, le luci… Se mi guardo indietro, anche solo a due anni fa, nessuno di noi si sarebbe mai immaginato di arrivare a una roba del genere.

Quando abbiamo toccato le 300 persone a un nostro evento, quindi iniziavano ad entrare dentro anche questioni come la sicurezza etc., mio padre mi ha detto: “O fate le cose bene, cioè legali, o non fatele”. Così sono finito da un commercialista a registrare la VDC come associazione culturale no-profit. È una realtà difficile: in Italia se sei un’associazione pochi ti prendono sul serio, ma è facilmente gestibile dal punto di vista fiscale per noi che siamo ancora studenti. Allo stesso tempo però, se c’è qualcuno di lungimirante che vede qualcosa di bello, che vede dei ragazzi che si stanno mettendo in gioco, ti aiuta.

Di cosa vi occupate?
In primis, promuovere il contesto dei festival, quindi una o più giornate durante le quali scoprire musica, conoscere persone, vivere un’atmosfera, fare un’esperienza diversa. Vogliamo combattere la monotonia del divertimento di provincia. Non è raro sentire che qui in zona “non c’è niente da fare”, che sia “sempre la stessa gente, le stesse feste”. È ovvio che se si va sempre allo stesso locale, il che è lecito, può anche essere una bellissima tradizione, dopo un po’ sarà sempre la stessa cosa. Vogliamo intendere il festival, il party, la serata in discoteca come cultura? Benissimo, facciamo qualcosa perché sia cultura di un certo livello. Bisogna osare.

Voi osate?
Sì e no. Non possiamo ancora permetterci di stravolgere tutto, siamo realisti. Preferiamo innovare un po’ per volta, calcolando i rischi.

Più riformisti che rivoluzionari.
Forse sì, sì. Ogni anno cerchiamo di aggiungere una novità, qualcosa che invogli a venire a scoprire di cosa si tratti. Oltre alla mostra fotografica, che c’era già l’anno scorso, ci sarà uno stand di gaming, tenuto da un’associazione di studenti di informatica dell’Insubria, e il padiglione interattivo in collaborazione con Top Up, dove si potrà provare a disegnare la propria maglietta e prenotarla. Piccolo spoiler: forse ci saranno anche due disegnatori di Varese, devo ancora incontrarli, ci siamo conosciuti sui social. Molti criticano la tecnologia, ma è pazzesco come ti si possa stravolgere la vita a partire dal telefono che hai in mano.

Rimanete sempre con i piedi per terra, lavorate con artisti della zona.
È uno dei nostri obiettivi: creare una realtà in cui promuovere gli artisti della zona. Parlando di musica, abbiamo messo in piedi un sistema di selezione a tre step per i dj che vogliono suonare per noi: primo chiediamo di inviare un mixato, secondo ci accordiamo per una prova live davanti a noi, e terzo diamo l’opportunità di suonare a un evento minore. Dopo averli superati si può entrare in line-up come resident. In questo modo cerchiamo di promuovere gli artisti veramente bravi e non solo quelli conosciuti o che portano gente: uno può anche aver fatto il dj in cameretta per tutta la vita e avere talento. La qualità prima di tutto. Stiamo anche pensando di occuparci di promozione di artisti live come band, rapper…

Il tuo sogno più grande con la VDC?
Spero veramente che il festival diventi una realtà affermata. Che anche se dovessimo cambiare tutti strada, trovare qualcuno che sia interessato a portarlo avanti tutti gli anni, che ci siamo noi o no. Trovare degli eredi a ciò che abbiamo creato. Sono consapevole del fatto che tutto potrebbe cambiare da un momento all’altro, metto le mani avanti dal punto di vista mentale.

Prova ad azzardare.
Tutti noi tredici in un grande ufficio, a progettare un mega festival.◼

 

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Elisabetta Cattalani

 

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