Le sardine come novelli partigiani contro le ingiustizie

All’ombra del campanile della Basilica di San Vittore, sabato 25 gennaio alle 15.00, si sono trovate centinaia di persone, anzi di sardine, per ribadire le proprie idee e i propri ideali. Durante questo flash mob, hanno parlato molte persone su temi diversi tra loro, accomunati dalla lotta contro tutti i tipi di discriminazione; sono ormai troppi i messaggi di odio che arrivano senza filtri da bocche che sbagliano e che non capiscono la difficoltà che hanno avuto o tutt’ora hanno alcune persone. Omosessuali, ebrei, immigrati, meridionali (o meglio terroni) sono spesso stati dei problemi da risolvere e non delle persone con cui relazionarsi.

Il campanile della Piazza, che è riuscito a sopravvivere – e porta ancora i segni- alle cannonate della seconda guerra d’indipendenza del 1859, ha rivisto in piazza i discendenti morali di quei quattordici varesini membri della spedizione dei Mille. Il Bernascone (così viene chiamato il campanile), simbolo della città, nei secoli ha tremato davanti alle ingiustizie e le discriminazioni, ma di fronte ad una piazza gremita che cantava l’amore, la tolleranza e la giustizia sociale ha ritrovato una morale semplice e genuina nei cuori delle persone. Attraverso parole che cercano di sensibilizzare alla tolleranza e all’eliminazione dell’odio.

Tutti uniti, senza bandiere politiche per ricordare quali sono i valori di un’Italia unita.Le sardine sono i nuovi partigiani” il loro compito è quello di salvare gli italiani da loro stessi, di ritrovare gli antichi valori di quando a Varese si costituì uno dei primi Comitati provinciali della Resistenza italiana tra il 1943 e il 1945; di quando le industrie locali avevano il coraggio di fermare le macchine e scioperavano.

Le sardine sono i nuovi partigiani questa è l’affermazione che ha colpito più di tutte. Siamo giovani ma è proprio da noi che parte la resistenza, la resistenza contro un mondo ingiusto che ha dimenticato quanto male è già stato inflitto dagli uomini e ne infligge sempre di più. I partigiani hanno lottato per i propri ideali, si sono sacrificati e sono morti per dimostrare che ci sono ancora uomini giusti, a noi non è richiesto di morire per la causa, ma di farci sentire, di manifestare il nostro dissenso e di intervenire contro questa politica dell’odio che influenza sempre più persone in modo negativo. Non possiamo eliminare le ingiustizie, ma almeno ci possiamo provare, possiamo credere in un’Italia più giusta, all’insegna della convivenza e del sostegno reciproco, con la filosofia dell’aiutarsi e della tolleranza e non dei soliti luoghi comuni ormai sdoganati. Il futuro è nelle nostre mani: possiamo modellarlo sul passato dell’intolleranza, come si sta facendo, e ripetere gli stessi errori che hanno distrutto la nostra umanità oppure possiamo pensare che ci sia un modo non violento per risolvere i problemi.

Ci volevano due giovani ragazzi di Samarate- Rossella Iorio (promotrice dell’evento) e Silvano Monticelli (leader delle sardine di Varese)- per riempire una piazza a Varese che parlasse con parole semplici di questioni complesse, come le filastrocche di Gianni Rodari, necessarie per contrastare la pesantezza del mondo d’oggi.

Tra un discorso e l’altro dell’associazione Arcigay, Anpi e Aned risuonavano le storiche canzoni di F. Guccini e F. De Andrè; accompagnate da voci diverse unite dalla stessa gioia di cantarle. È stato quasi come un incontro generazionale da bambini piccoli che sorreggevano i cartoni a forma di sardina alle persone più anziane che conoscevano queste canzoni a memoria con gli occhi luminosi. Per ricordare che “libertà è partecipazione”, come cantava G. Gaber, imparare a mettersi nei panni degli altri: altro obiettivo della giornata: la raccolta di abiti usati. Per non dimenticare “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, scrisse P. Levi: ed ecco sventolare tra la folla le sardine di cartone con scritti i nomi da non dimenticare, da Steve Biko, Franca Vigevani Jarach, Giulio Regeni a Isabel Cabanillas, solo per citarne alcuni. Ricordare per loro l’importanza dell’articolo 2 della Costituzione italiana e poi cantare e ballare sulle note di “Bella Ciao”, in modo leggero ma non superficiale.

Valentina Gelati

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