Alle nove in spiaggia si lavora già. I ragazzi dell’animazione non danno tregua. «Buongiorno a tutti. Passata bene la nottata? Stamattina ci sono 30 gradi, umidità al 42%, velocità del vento 11 km/h. Il proverbio del giorno è “adduvi ti pari ca mangi e n’bivi resti dijuni”. Capito?». Il giovane animatore prova a fare una sbilenca traduzione in inglese, perché in spiaggia a quest’ora ci sono solo stranieri.
«Se la prende con i furbi. Con quelli che pensano di poter fare chissà cosa e invece restano senza niente».
A gestire l’animazione a Torre Marino è un’agenzia di giovani. All’inizio della stagione cercavano anche un bagnino. Andrei ha visto l’annuncio su Internet, ha mandato un’email e lo hanno preso subito. È rumeno, ma parla così bene il napoletano, che “don Pietro”, il proprietario dell’hotel, non ci voleva credere.
«Vivo a Castellammare di Stabia da dodici anni e studio Scienze politiche all’Università di Salerno. Questo è il primo anno che vengo in Calabria, perché di solito in estate trovo lavoro vicino casa come bagnino o cameriere».
Andrei guadagna 900 euro al mese e ha vitto e alloggio nel villaggio. «Siamo al Sud e si prende meno che da altre parti, ma per adesso va bene. Finito di studiare mi piacerebbe lavorare nella pubblica amministrazione, così mi metto a posto». Sorride sempre e la sera prima è rimasto con una coppia di milanesi a discutere per un’ora dei sistemi istituzionali convinto che per noi, in Italia, andrebbe meglio una monarchia.
Lascio il bagnino Andrei a fare stragi di cuori ancora per un mesetto, e inforcata la vespa salgo verso Capo Vaticano, per poi riprendere la statale Tirrena inferiore verso Reggio Calabria.
L’Italia, proprio lì d fronte ha scoperto un nuovo vulcano: non ha ancora un nome ed è spento da un milione di anni o giù di lì. Si trova di fronte a Capo Vaticano. La scoperta, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in collaborazione con l’università della Calabria, è in via di pubblicazione sul Journal of Geophysical Research. Il nuovo vulcano è di medie dimensioni, la sua sommità si trova a 120 metri sotto il livello del mare, si estende per circa 15 chilometri e si trova sulla stessa faglia che ha dato origine al terremoto in Calabria del 1905. “E’ un vulcano che ormai non desta più alcuna preoccupazione”, ha detto Massimo Chiappini, che fa parte del gruppo di ricerca composta da Riccardo De Ritis, Guido Ventura, Iacopo Nicolosi e Fabio Speranza. ll numero dei vulcani italiani sale così a 29. Di questi, 16 sono spenti; 9 attivi (Vesuvio, Etna, Vulcano, Lipari, Stromboli, Panarea, Ischia, Campi Flegrei e Pantelleria) e quattro sono in fase di studio (Palinuro, Salina, Marsili, Colli Albani).
Prima di correre verso Reggio, c’è il tempo per una sosta a Bagnara calabra, il paese che ha dato i natali alle due sorelle Bertè. A Mia Martini e a Mino Reitano, considerato uno di casa, il comune ha dedicato due piazzette, che poi sono due slarghi sul lungomare che dividono il paese da Marinella.
Questa è solo una frazione di Bagnara, ma lì le ragazze hanno qualcosa di speciale. La leggenda racconta che oltre ad essere le più belle, erano anche coraggiose. Prendevano il traghetto a Villa San Giovanni per andare a Messina a comprare il sale e poi rivenderlo di contrabbando in Calabria. Lo nascondevano sotto le gonne ampie e lunghe. Si portavano a casa pacchi interi sfidando la guardia di finanza che ogni tanto ne beccava qualcuna. «Qui le donne sono sempre state operose e grandi lavoratrici. Ancora oggi vanno loro a vendere per strada frutta e verdura». Il “professore” è nato a Reggio Calabria e finita l’Università, come tanti, ha cercato fortuna al Nord, ma l’amore per la propria terra non passa mai. E così ogni estate torna e gli piace conoscere sempre nuove storie.
Tutto il Sud è una sorta di calamita per chi lo ha dovuto lasciare. Ha un’energia potente e, malgrado le contraddizioni forti che manifesta, mantiene intatto il proprio potere di seduzione. Si assapora subito e basta scambiare due parole con chi ritorna nella propria terra con regolarità, per capire quante siano le differenze in fatto di passioni tra la gente del Nord e quella del Meridione.
Nella discesa verso Reggio incontro Scilla, ma soprattutto Chianilea, un borgo di pescatori con le case proprio sul mare. Chi ci vive manifesta, con tanti lenzuoli appesi sulla roccia, tutta la propria preoccupazione per la tenuta della costa che continua a franare.
Una volta raggiunta la città capoluogo, scopro subito che è facile da girare. Si stende in orizzontale tra il mare e la montagna. Negli ultimi anni è cambiata profondamente. Ha un corso pedonale e un lungomare degni delle grandi città. Merito dei Bronzi che sono diventati il simbolo di Reggio. Loro se ne stanno lì, distesi, sempre con tanti occhi piantati addosso. Ogni tanto si fanno un breve viaggetto per qualche restauro, e ridendo e scherzando sono passati 38 anni esatti da quando sono stati ritrovati nel mare a Riace.
I due guerrieri sono l’immagine perfetta della Calabria: forti fuori e fragilissimi all’interno. Per questo li tengono sempre sotto osservazione. Una delle tante contraddizioni di questa straordinaria terra.
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