USURA E ARTE CONCETTUALE

Un certo signor Massimo Chiesa, a proposito del nostro articolo “Merda d’Artista di fronte a Raffaello?”  ci scrive:

mi spiace dirlo ma non capisci nulla di arte…(…) Burri e Fontana sono grandi artisti, geniali, come Piero Manzoni che non hanno semplicemente nulla da invidiare ai “classici” come li chiami tu! il discorso del nylon e della tela bruciacchiata quello si è aberrante

A parte la carenza evidente di cultura estetica, antica e moderna, questo commento esprime abbastanza bene la babilonia attuale delle Arti. Non si capisce più di cosa si stia parlando.

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Affermare che i valori impliciti ed espliciti della “Fornarina” di Raffaello equivalgono a quelli della “Merda d’Artista” di Piero Manzoni evidenzia propriamente il fatto che non si capiscono nè si sanno leggere più i valori impliciti ed espliciti delle opere, nonché una carenza di cultura del fare, questa si, aberrante!


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Ma vediamo se, con questo articolo, riusciamo a trovale un “nocciolo” possibile della situazione per poter iniziare a capire qualcosa in questa grande confusione……. e a capirci.

L’artista concettuale statunitense Sol LeWitt spiega: « Nell’arte concettuale l’idea o concetto è l’aspetto più importante dell’opera. Quando un artista usa una forma concettuale d’arte, vuol dire che tutta la pianificazione e le decisioni sono prese prima e l’esecuzione non è altro che un affare superficiale. L’idea diventa una macchina che crea l’arte. »

Cioè l’oggetto artistico sarebbe esclusivamente la idea stessa, il concetto, e non l’opera conclusa e il lavoro per realizzarla, che sarebbero solamente “un affare superficiale”.

L’Arte Contemporanea, dunque, disprezza il lavoro e la qualità dell’opera realizzata e pretende dare carattere prioritario ed esclusivo appunto alla idea e al concetto…….che sarebbero l’oggetto di commercializzazione, sponsorizzazione pubblica e privata e promozione a tutti i livelli.

JEAN CLAIR rifletteva:…”La scorsa estate, la decima Documenta di Kassel, pensata come una consacrazione, ha invece rivelato persino agli occhi dei piú fanatici l’ampiezza del disastro. La vacuità del contenuto, la volgarità e la stupidità della maggior parte degli oggetti presentati erano meno urtanti dell’apparato concettuale che, in catalogo, pretendeva di giustificarne la presenza“…
(Jean Clair, La responsabilità dell’artista, Ed.Umberto Allemandi,Torino 1998)

210Quindi, “vacuità di contenuto, volgarità e stupidità” degli oggetti, con monumentali apparati concettuali……per giustificare i “concetti” esposti!

Per la prima volta nella Storia dell’Arte di tutte le civilizzazioni umane una idea/concetto giustificata da un’altra idea/concetto conformano un insieme considerato opera d’Arte Contemporanea (teoricamente è la elucubrazione concettuale del “pensiero che supera il gesto”)
Ed è proprio questo il “nocciolo” che crea la grande confusione attuale.

Da una serie di dialoghi e riflessioni su questi argomenti che abbiamo condiviso in questi giorni di metà febbraio 2011, il sottoscritto con il pittore  GOVERNATORI MAURIZIO, è nata la idea di scrivere questo articolo.

La prima considerazione è che, in generale, il LAVORO è la chiave di lettura corretta per comprendere i fenomeni della attualità: il lavoro produce ricchezza materiale ed umana, mentre i soldi che si fanno con i soldi producono miseria per i molti e ricchezza per i pochi, e questo fenomeno finanziario mondiale si chiama USURA.

L’USURA è la condizione caratteristica anche dell’Arte Contemporanea, perché ha fatto uscire il LAVORO dalla creazione artistica, teorizzando che dalle idee nascono le idee, mentre la capacità, esperienza, conoscenze e realizzazione dell’opera sarebbero “un affare superficiale”, una perdita di tempo….. .

38Operazione che nessuna altra forma d’Arte ha mai teorizzato: il musicista deve conoscere la musica, lo scrittore deve saper scrivere, l’attore deve saper recitare e il ballerino deve saper ballare….

Perché questo fenomeno si è verificato solamente nell’Arte Contemporanea?

I pretesti giustificativi risalgono a Duchamp, a Beuys ecc., ma la motivazione profonda è che l’Arte Contemporanea ha accettato le leggi della finanza, dove i soldi si fanno con i soldi, subordinando la ricchezza che è frutto del LAVORO (vedi industria, manifattura, artigianato ecc.)

Per essere legata a questo potere globale che è frutto del primato della finanza sulle economie reali, l’Arte Contemporanea si esprime senza i valori autentici che nascono fondamentalmente e, nel caso delle Arti Plastiche, assolutamente dal LAVORO.
L’Arte Contemporanea diventa quindi ancella di questa filosofia globalizzata PARASSITARIA.

Togli il LAVORO e l’esperienza dall’opera d’Arte e tu puoi manipolare meglio l’estetica e la produzione delle opere.
E’ un esercizio di prepotenza che il potere finanziario globale vuole espandere per dimostrare che oltre al denaro esprime “cultura”.

Tutti i politici della sinistra, del centro e della destra accettano questa impostazione “estetica” parassitaria.
Anche chi si propone come difensore delle culture locali e della economia reale, contraddittoriamente poi accetta acriticamente tutta l’Arte Contemporanea.

41Così l’arte non avrebbe più bisogno del LAVORO per produrre arte ma solo idee…… idee che producono altre idee…..come nel romanzo di Collodi: Pinocchio pianta monete per far crescere altre monete, così è il mondo ora e si crede che possa essere vero.

L’ARTE E’ LA MASSIMA ESPRESSIONE DEL LAVORO; togli il LAVORO e togli l’essenza stessa della espressione artistica.


I materiali, gli strumenti, le conoscenze, le capacità e l’esperienza sono l’anima dei linguaggi della Pittura, della Scultura, della Decorazione, della Scenografia ecc.


Dalle idee non nasce Arte, come dai soldi non nasce la ricchezza, solo dal LAVORO nasce….. altrimenti è USURA , grande peccato …

L’usura nel medioevo era considerata un peccato gravissimo: “Il profitto del denaro è la morte dell’anima” ammoniva il Papa Leone Magno. Chi presta soldi in cambio di interessi ( in un doc. del duecento), commette un peccato gravissimo contro natura “pretendendo di generare denaro da denaro, come un cavallo da un cavallo, un mulo da un mulo…..l’usuraio punta a guadagnare senza lavorare, ciò va contro il precetto del Signore che ha detto: con il sudore del tuo lavoro mangerai”.

L’Arte Contemporanea .è un fenomeno di degenerazione profonda è un “cancro concettuale, è una TRUFFA…L’Arte deve ritornare ad essere quello che è sempre stata nella storia dell’uomo: la massima espressione del LAVORO e nessuno ha diritto, in nome di questo fenomeno USURAIO chiamato “Arte Contemporanea”, di disprezzare chi, nel mondo dell’Arte, mette al centro delle proprie ricerche espressive il LAVORO.

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Per finire, è per provocare alcune ulteriori riflessioni:
A REGOLA D’ARTE” è una locuzione che indica l’insieme delle tecniche considerate corrette per l’esecuzione di determinate lavorazioni….ed in generale è un requisito spesso usato nei contratti di Diritto Privato.
Chi accetterebbe un contratto di economia reale basato sulla locuzione “A REGOLA D’ARTE CONTEMPORANEA”?
Crediamo nessuno, nemmeno gli usurai delle banche e della finanza!.

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Raffaello Sanzio, La Fornarina, 1518-19 Olio su tavola; cm. 85x60 Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica

Raffaello Sanzio, La Fornarina, 1518-19 Olio su tavola; cm. 85x60 Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica

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28 pensieri su “USURA E ARTE CONCETTUALE

  1. carissimo michelini
    hai perfettamente ragione! era ora che gli artisti uscissero in campo per denunciare questa pseudo arte!
    speriamo che le nuove generazioni riprendano il contatto con l´arte classica e moderna
    abraços brasileiros
    Giuseppe e Inez

  2. Per favore, risparmiatemi in futuro tali conservatrici opinioni, confuse e prive di sostrati storicistici. C’è truffa anche nella pittura e scultura d’impianto tradizionale.

  3. Cari Sergio e Maurizio, innanzitutto grazie per questo appassionato e saggio articolo che mi trova totalmente d’accordo.

    Come tutte le lotte contro i mulini a vento che continua a fare chi nel mondo ha ancora un briciolo di dignitá e di umanitá, anche la lotta che dalla tua pagina fai per difendere il vero significato dell’arte dalle “truffe” e dagli “usurai”…. é una lotta contro il capitalismo che certo non valorizza il lavoro … ma il consumo ed il valore finanziario che é un valore completamente artificiale.

    Il consumo rapido delle cose non prevede lunghi tempi di preparazione, non valorizza l’esperienza ma la quantitá, non ha bisogno di oggetti che durino a lungo…ha bisogno di oggetti che facilmente possono essere rimpiazzati, non fa tesoro la saggezza degli anziani ma li tratta come esseri inutili e sorpassati…

    Io penso che l’arte contemporanea risponda a questa logica del consumo che é poi una logica creata per il solo beneficio dei pochi magnati che dirigono il mondo occidentale (Club Bildelberg?).

    Il loro obiettivo: distruggere nell’umanitá la capacitá di reagire, di pensare autonomamente, di avere sentimenti profondi e abilitá manuali che sono proprio quelle cose che caratterizzano e distinguono gli esseri umani…

    Paradossalmente chiamano “concettuale” la produzione di oggetti di bassa qualitá… sostenendo che sono grandi “idee”…quando in veritá sono in generale banalitá … idee stupide che non cambiano e non trasformano nulla proprio perché artificiose e vuote allo stesso tempo.

    Come bene avete sottolineato: devono accompagnare “vacuità di contenuto, volgarità e stupidità” degli oggetti, con monumentali apparati concettuali……per giustificare i “concetti” esposti!

    Posso raccontare il caso di un mio amico, un giovane pittore di San Juan Comalapa, Guatemala, che si chiama Marco Tulio Roquel. Lui e un gruppo di giovani pittori, tutti maya kaqchikel, hanno vinto premi offerti da grandi banche del Paese e sono stati invitati a importanti mostre nazionali di giovani artisti esponendo “istallazioni” e opere concettuali di vario tipo…. assolutamente ridicole… il mio amico, per esempio ha esposto un bagno mobile di quelli che si mettono nei cantieri… con dei petali di rosa davanti che formavano un tappeto….. Non so cosa diavolo volesse significare ma qualcosa rispetto a come vengono trattati gli emigrati del Guatemala negli Stati Uniti…..

    Ebbene, questo giovane era un bravo pittore, era stato in Perú a Cuzco con una borsa di studio, aveva studiato con Aurelio per sei mesi a Comalapa, aveva lavorato con noi a murales sulla memoria storica …

    Eppure alcuni “luminari” guatemaltechi, “intellettuali organici”… esponenti delle famiglie oligarchiche e razziste del Guatemala gli hanno messo in testa che per essere veramente un artista doveva fare queste baggianate.

    Risultato: il giovane non dipinge piú … fa il tassista per vivere, non dipinge piú murales, perché gli hanno detto che questa é un’arte troppo bassa e volgare per le sue grandi capacitá…..

    Quindi é fuori gioco, non é piú una minaccia rivoluzionaria come lo sarebbe stato se avesse continuato dignitosamente, umilmente, a lavorare assieme a noi, a fare esperienza, a imparare da ogni lavoro, a studiare le tecniche e cercare di metterle in pratica.

    In sintesi, secondo me, …. l’arte concettuale é uno spregevole strumento – e prodotto al tempo stesso del neocapitalismo.

  4. Signor Giorgio Di Genova basta con le frasi fatte,risponda con argomentazioni pensate.
    Io non appaio in nessuna staria dell’arte Italiana; grave mancanza, non è problema mio, ma di ha il dovere di sapere.

  5. Cari amici, ho letto e pienamente condivise le vostre riflessioni che sono in piena sintonia con le mie, che ho esplicitato nella pagina di presentazione del mio sito web e che allego alla presente come testimonianza di quel “vento ideale” che spesso fa svolgere nello stesso arco temporale le medesime considerazioni a persone che vivono in città o paesi differenti. Mi piacerebbe che su questo tema si aprisse un grande confronto tra artisti, rilanciando l’arte come indissolubile unione tra idea, progettualità e tecnica.
    Perché Artediretta

    Artediretta perché l’artista deve riconquistare il proprio rapporto con la società, con le persone, attraverso un metodo che non sia forzatamente mediato attraverso canali istituzionalizzati: critici d’arte, gallerie d’arte, mercanti d’arte.

    Va rifiutato il rapporto mercantile che riduce l’arte ad un bene di consumo che non ha più una identità, ma che fa parte di un sistema globalizzato che si riproduce in modo analogo in ogni luogo del pianeta.

    L’arte deve innanzitutto ritrovare la sua missione primaria: creare immagini elaborate attraverso la capacità creativa dell’artista di narrare storie. Le narrazioni dell’arte possono essere legate al mito, alle tradizioni sacre (teofanie ed epifanie) alla storia passata e presente, alle emozioni, ai sentimenti, alla natura.

    In ogni caso l’arte deve ritrovare insieme alla narrazione anche una comprensibilità della narrazione che possa fare partecipi tutti coloro che guardano un’opera d’arte. Vanno perciò accantonate tutte le avanguardie che si sono susseguite dall’inizio del XX secolo ad oggi, fino a giungere alle più recenti forme di sperimentazione, senza uso di elaborazioni materiali, che hanno portato di fatto al dissolvimento dell’arte con l’uso della “concettualizzazione” assunta come forma compiuta dell’arte in sé.

    Bisogna ritornare al cosiddetto “mestiere” ovvero alla capacità dell’artista di esprimere le sue idee ed emozioni ed interpretazioni attraverso l’uso degli strumenti tradizionali: disegno, pittura, scultura, incisione e altri modelli di prassi artistica che hanno nel corso dei secoli fatto progredire, anche esteticamente, l’arte come espressione universale.

    L’arte ha una componente artigianale insopprimibile, che va coniugata al lavoro di ricerca e di progettazione. Gli artisti hanno operato, dall’arte rupestre ad oggi, utilizzando e modificando prodotti tratti dalla natura e dalla terra. Dai pigmenti naturali, alla creta, dalle pietre ai metalli, affinando nei secoli la produzione di materiali sempre più complessi, ma pur sempre espressione della volontà di unire alla elaborazione intellettuale una concreta manualità, vissuta non come appendice inutile, ma come parte integrante del processo artistico.

    Questo “nuovo vecchio artista” di cui oggi si avverte il bisogno è un artista che deve ritrovare il senso del cammino dell’arte, arte che deve confrontarsi con la società attuale per aiutarla a ritrovare le coordinate di una narrazione che ha bisogno di recuperare i valori della vita, fuori dalle logiche aberranti del mercato globale. C’è bisogno di un’arte popolare nel vero senso della parola, che possa essere supporto alla costruzione di una nuova umanità che lavori per la pace, la libertà, l’uguaglianza, la fratellanza tra tutti i popoli.

    Bruno Pierozzi febbraio 2011

  6. Cari amici,
    Certo che se l’intenzione di Piero Manzoni era, come era, quella di provocare, bisogna dire che mai provocazione fu più riuscita se dopo tanti decenni ancora la sua “merda d’artista” scandalizza tanto… vi inviterei poi a meditare sul fatto che fosse molto più vicino di quanto si creda a chi vede sempre più l’arte scivolare verso concettualismi che la portano a essere “altro” rispetto ai mezzi di espressione tradizionali.
    Attenzione però a non essere troppo “talebani” nella difesa cieca della tradizione espressiva, perchè è un terreno estremamente delicato e non vorrei si precipitasse verso “intransigenze pericolose. Io sono un pittore che ama la materia pittorica e non si appassiona gran che a tutto quello che è virtuale o esageratamente concettuale e mal digerisco “l’istallazione”, anzi posso dire che l’istallazione ha istallato in me una dolenza orchitica notevole. Penso però che bisognerebbe innanzi tutto amare ciò che si fa e portarlo avanti senza il bisogno di denigrare a tutti i costi quello che non si condivide. Altro è la mercificazione dell’arte e le varie “mafiette” annesse la cui critica e denuncia non posso che condividere.
    Vi lascio col pensiero che l’arte rimane per me, essenzialmente un’esperienza sensoriale e passionale che esclude a priori accademismi o formalismi stantii e bacchettoni di noia mortale. Detto questo, come per qualsiasi disciplina,la perizia tecnica e le conoscenze storiche e di base devono essere bagaglio necessario ed aquisito senza il quale si provoca solo l’imbarazzo di chi guarda, di chi legge o, in caso di musica, di chi ascolta.
    Al lavoro !!
    Francesco Paolo Ambrosecchio

  7. Buon giorno,
    la prima ed istintiva reazione alle pretese della espresione “Nell’arte concettuale l’idea o concetto è l’aspetto più importante dell’opera” può portare alla classificazione delle espressioni artistiche secondo criteri comuni alla comprensione media dei soggetti. L’idea ha la sua culla nelle parole; solo così noi immaginiamo e pensiamo ma sucessivamente dobbiamo saper rappresentare la nostra “fantasia”.
    Secondo questo criterio scrivere un romanzo o comporre un quadro non è arte; l’arte è solo l’idea.
    Vogliamo immaginarci ” I promessi sposi” scritti da un analfabeta? – Però aveva l’idea!
    Siamo capaci di immaginare “La Fornarina” di Raffaello Sanzio composta da un cosi definito “artista contemporaneo”? – Però ha frantumato la forma!
    Purtroppo dobbiamo constatare che l’arte – se limitata alla sola idea concettuale – si immetterebbe nel concetto di “catena di montaggio” industriale invadendo un mercato concorrenziale secondo principi di massima produttività, economicità del prodotto alla fonte e successive speculazioni di mercato.
    Le valenze dell’opera non sarebbero nell’opera stessa ma esclusivamente nella capacità della critica capitalista di valorizzarne i contenuti: parole per l’dea, parole per il giudizio!
    Il mondo finanziario ed economico deve convincersi che artisti si nasce e si migliora solo con la conoscenza delle tecniche realizzative: le opere degli artisti non si producono su ordinazione!
    Il vero artista (in qualunque ambito operi) è un artigiano: Michelangelio non era un taglia marmi!
    Ho pietà per le nostre generazioni future poichè troveranno molte “tavole sporcate” chiamate quadri che sono solo “l’idea furbastra” di chi ha voluto speculare sul mercato dell’arte “raccontando” valori simbolici ad oggetti ( non posso chiamarli diversamente) che rappresentano la incapacità e non la conoscenza tecnica di alcuni operatori del settore.
    Agli artisti non piace il contenuto del detto indiano: ” Se vuoi vivere nel fiume dovresti fare amicizia con i coccodrilli”

  8. Mi permetto di integrare il mio commento precedente affermando che la sola tecnica non basta a fare un opera d’arte, che dovrebbe essere una sintesi fra tecnica e anima combinati insieme, altrimenti L’iperrealismo sarebbe il massimo dell’espressione artistica vista la perizia tecnica che presuppone; personalmente penso invece che sia la più fredda, inutile ed egocentrica forma d’arte fine a se stessa alla quale preferisco senz’altro l’arte Naif di cui il moderno esponente potrebbe essere il rispettabilissimo tossicomane-barbone-pittore newyorchese : Basquiat.
    Saluti

  9. lavoro l’argilla,uso sannmalti e compressore,cerco di capire reazioni chimiche e tecniche del forno e la sera sono cosi’stanca! Se risolvessi tutto con un idea concettuale? Ma quando dovessi aprire il forno,che cosa ci troverei dentro?…

  10. Ho letto con grande interesse gli articoli di Sergio e Maurizio. Condivido in grandissima parte le idee espresse. Nella mia vita ho avuto modo di “scontrarmi” con questo sistema (perchè di sistema si tratta) decine e decine di volte. Semplicemente perchè ritengo che fare arte è un LAVORO. Non ho mai pensato, tra l’altro che il mio fosse un lavoro speciale. Ma come tutti i lavori dovrebbe comportare l’assunzione di responsabilità. Mi piace pensare che un panettiere, nel momento in cui è impegnato nella sua attività, si ricordi che ciò che sta producendo sarà nutrimento per altre persone.
    Oppure possiamo rassegnarci a pensare che il mondo del “Mulino Bianco” sia vero…
    Purtroppo (e dico purtroppo perchè mi piacerebbe fosse vero) non condivido invece l’idea che il fenomeno investa la pittura più di altre forme d’arte.
    Sarebbe già una gran cosa!
    Concludo aggiungendo una considerazione sull’opera “Merda d’artista” di Manzoni, perchè per decenni è stata celebrata come un’opera geniale da schiere di critici esperti d’arte, ma soprattutto di acrobazie speculatorie. Se tutti questi personaggi si fossero presi la briga di leggere (come fece Manzoni)tra gli appunti di Duchamp, avrebbero trovato tra i vari progetti mai realizzati la famosa Merda d’Artista, e forse sarebbero stati più prudenti nel celebrarla.
    Fermo restando che per me non sarebbe stata un’opera geniale neppure se fosse stata realizzata dal “vero” autore.
    Saluti

  11. trovo un po’ eccessiva la definizione riduttiva del mondo delle “idee”. L’idea produce idea e questo è meraviglioso. Non ci sarebbe filosofia senza le idee e l’agire dell’uomo,compreso il lavoro, sarebbe senza luce (come spesso oggi avviene). L’arte dovrebbe andare oltre le idee, dovrebbe esprimere anche l’indicibile, l’incompiuto, l’immaginario…un fuoco sacro che ci alimenta.
    Inoltre l’opera d’arte, quando è compiuta, è qualcosa d’altro del suo stesso creatore, ha una sua vita, è un creatura che vive da sè. Anche nel suo definirsi si è imposta dettando la sua necessaria definizione al suo creatore. L’artista sente nel creare che l’opera nel compiersi detta, passo dopo passo, le sue necessità a cui egli non può sfuggire. Solo l’errore, che rende personale l’opera, merita di essere spiegato.
    L’opera compiuta regge da sola, non ha bisogno nè di firma, nè di essere sostenuta con la critica.
    E’ qui che l’arte contemporanea ci casca secondo il mio parere.

  12. Coar sergio e maurizio
    penso che porre così la questione sia sbagliato è talmente complessa ed articolata la cosa che per affrontarla occorre la preparazione di un jean Clair.
    non si può dicutere Duchamp, io mi sentirei di dire che certi suoi lavori sono più vicini alla filosofia che alla pittura, ma non che il suo esempio sia stato una rovina per il dopo…sennò si commette l’errore di chi diceva che cezanne è stato una rovina per la pittura.
    Per quanto riguarda il lavoro, mi è capitato uscendo dal Bronzino di imbattermi in una istallazione di pistoletto “il metro infinito” che me forse perchè nonsono ancora capace di leggere questi lavori, mi ha relativamente interessato, ma non era banale, e non ci mancava certo il lavoro, era una struttura complessa e ben studiata,(poi ti mando un servizio su questo lavoro)e mi vengono in mente certi impacchettamenti di christo,???, non ci manca certo il lavoro, anche se diverso da quello del pittore.
    Ricordo una mostra milano dove certi achrome di manzoni,per la mia sensibilità di quel momento giganteggiavano anche di fronte a pittori rispettabili, come Chia o tommasi Ferroni,…..
    Secondo me, certo siamo inondati da manierismi anche beceri ed indegni per quanto riguarda questa tipo di arte, ma ci sono anche lavori certo significativi e degni di nota,e questo vale anche per la pittura d’impianto tradizionale come dice il di genova.

  13. Caro Gianfranco,
    nell’articolo si dice che Duchamp è stato un pretesto dei cosidetti “concettuali” per dire che il LAVORO (nella accezione più ampia della sua complessità) è un “affare superficiale”……un disturbo. Come Cristo, che è stato usato per sterminare gli Indios dell’America Latina….anche Duchamp è stato usato per sterminare la Pittura. Ma,ovviamente, Duchamp non ne ha nessuna colpa.
    Pistoletto è uno scultore? E Michelangelo cosa era, un barbiere? Quando si parla di LAVORO ci si riferisce a qualcosa che in ITALIA ha delle radici profonde….e i lavoretti della Povera Arte non sono certo esempi edificanti in questo senso.
    Ma, al limite, anche i lavoretti dell’Arte Povera potrebbero essere ammessi ai finanziamenti pubblici e ai palazzi storici, sempre che non se ne sancisca l’esclusiva sul territorio nazionale, o no?

  14. Hai ragione, caro Tino: l’opera DOVREBBE reggersi da sola! Tutti gli esseri umani hanno idee che producono altre idee, e moltissimi ne hanno di molto più serie e profonde dei cosidetti “ARTISTI concettuali” o “ARTISTI contemporanei” o “ARTISTI emergenti”. Se togliessimo la parola “ARTE” e quella di “ARTISTA”, e togliessimo d’attorno pure le montagne di parole e spiegazioni e lasciassimo la cosa nuda e cruda, come è realmente, potremmo capire se è una scultura fatta da uno SCULTORE, un dipinto fatto da un PITTORE, un mosaico fatto da un MOSAICISTA, una ceramica fatta da un CERAMISTA………..o un plasticone bruiciacchiato, una tela bucata, una montagna di stracci o di spazzatura fatta da un arrogante, presuntuoso e furbacchione chiamato “ARTISTA concettuale, contemporaneo, emergente” ecc…….coccolato da tutti i poteri e potenti della terra….per le sue geniali “idee che producono altre idee”….Ciao Tino, un abbraccione

  15. Questo articolo condensa in modo concreto molte delle idee che da qualche temo mi frullano vaghe in testa. Dipingo con poca gloria e insegno a disegnare e a dipingere dal vero distribuendo le mie poche conoscenze artigiane. Spesso mi sento interpellare sul significato di tanta produzione e arte moderna e contemporanea, spesso mi è toccato ricorrere alle categorie della filosofia e del discorso politico per cercare di giustificare questa categoria di artisti. La chiave di lettura che il vostro articolo propone è illuminante, va in profondità ed ha il vantaggio della semplicità delle verità disarmanti.
    Grazie

  16. Il concettualismo degli anni ’60 si è autoestinto in forme intellettualistiche stereotipate che per reazione hanno dato spazio allo sviluppo di correnti volte al recupero dei valori formali tradizionali, come il Neo-espressionismo e la Transavanguardia. Ha quindi assolto una sua necessaria funzione di rottura e di confronto dialettico per quel continuo rinnovamento che è il motore della vita e dell’arte in particolare. Perché l’arte, attività inutile e necessaria che l’uomo svolge dagli albori del tempo, non vuole né deve produrre (solo) opere, ma esprimere con linguaggi variabili nel tempo una visione del mondo.
    “I materiali, gli strumenti, le conoscenze, le capacità e l’esperienza” non bastano a fare di un lavoro ben eseguito un’opera d’arte, solo una buona opera di artigianato.
    “Non esiste in realtà una cosa chiamata arte” scrive Ernst H. Gombrich, ogni definizione che si possa darne è insoddisfaciente perchè è un concetto che muta in tempo reale, che scorre continuamente nel grande fiume della storia dell’umanità, che cambia con l’uomo: esistono gli artisti, quelli sì, reali e concreti, non puro concetto ma uomini, e sono loro che fanno l’arte.
    L’opera d’arte è il risultato della loro interiorità, emotiva e psicologica, grazie alla quale pervengono ad una interpretazione e ad una espressione soggettiva della realtà, anche quando ci appare in termini di perfetta oggettività, riprodotta diligentemente con opportuni materiali, strumenti, conoscenze, capacità ed esperienza. L’arte sta oltre.

  17. Ciao Vilma, grazie del tuo commento, che è molto bello, ma che mi lascia qualche dubbio. Chi è oggi un “artista”? è uno psicologo o un filosofo, o solamente un chiacchierone,un furbacchione o un truffatore? Sappiamo bene chi sono e cosa dovrebbero fare un PITTORE, uno SCULTORE, un ARCHITETTO ecc…:dovrebbero fare OPERE di Pittura, di Scultura o di Architettura! possibilmente fatte bene…poi la storia deciderà se sono “Arte” o “Artigianato”…non ti pare?
    Ho seri dubbi invece sugli “artisti, quelli sì, reali e concreti, non puro concetto ma uomini, e sono loro che fanno l’arte”.Al contrario,per esperienza, direi che coloro che si autodefiniscono “Artisti” normalmente sono dei buffoni che NON fanno arte.
    Con “I materiali, gli strumenti, le conoscenze, le capacità e l’esperienza” si puo’ fare buon Artigianato e a volte, raramente, anche Arte.
    Senza “I materiali, gli strumenti, le conoscenze, le capacità e l’esperienza” non si fa nè Artigianato nè Arte, solo “aria fritta”, che è quello che fanno normalmente la maggioranza di coloro che si autodefiniscono “Artisti Contemporanei”

  18. Sergio, potrei rispondere a mia volta con una domanda: cos’è un’opera d’arte? Mi pare che tu dia per scontato che deve essere qualcosa che si tocca, che si manipola, che si appende al muro o si mette su un mobile, quand’anche fosse, non basta. Dicendo che l’arte la fanno gli artisti, parafrasando Gombrich con un’affermazione lapalissiana, intendevo dire che gli artisti sono uomini reali e concreti, mentre l’arte come concetto astratto non esiste, o meglio esiste solo nel momento in cui un uomo la produce attraverso un atto creativo.
    E l’uomo non è di volta in volta filosofo, artista, psicologo, categorizzato come gli oggetti su uno scaffale, ma è tutto ciò messo insieme, diverso a seconda delle situazioni, dei tempi, dei sentimenti, delle esigenze, l’uomo è, con bella definizione di Mario Costa, una ‘esseità’.
    L’argomento non può essere trattato a livello di commento, però vorrei accennare al fatto che l’arte, al pari dell’architettura e di tutte le attività creative dell’uomo, è un linguaggio, la decodifica del quale ci permette di capire un messaggio. Le modalità espressive sono e devono essere libere, sarebbe assurdo imporre ad un artista il mezzo da utilizzare, comunque dobbiamo avere sempre presente, nella lettura del messaggio, che un artista ci vuole comunicare una sua visione del mondo, sia che rappresenti una realtà iperrealista quanto una foto, sia che sgoccioli il colore su una tela. Evidentemente i messaggi saranno diversi, ma entrambi coerenti con ciò che l’artista vuole esprimere e con il tempo, la società, il momento storico-culturale in cui opera. Perché ogni società ha l’arte che si merita.

  19. “Se vi è mai capitato di visitare una di queste “singolari” mostre d’arte moderna (che sia di pittura, scultura o altro), vi sareste trovati di fronte ad un indecente spettacolo di relativismo creativo (un vero delirio di elucubrazioni) che, sull’incapacità del visitatore di dedurne una qualsiasi motivazione e guizzo di genio, accredita il suo significato ultimo: il Nulla!”
    La necessità di definire “moderna”, l’Arte dei nostri giorni, ha lo scopo e l’intento di volere sdoganare “un qualcosa” che, con l’arte (intesa nel suo più autentico significato) non ha nulla da spartire, ma ne è il suo esatto opposto e, in netta antitesi con tutto ciò che la stessa si è sempre prefissa: onorare e rendere omaggio alla bellezza e all’armonia. L’Arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana (svolta singolarmente o collettivamente), che porta a forme creative di espressione estetica poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio, dal sacrificio e dall’esperienza. L’arte è ispirazione, intuizione e genio ma, l’artista, è impegno, fatica e sudore – il dolore é il collante di tutto questo.
    Nella sua accezione odierna, l’arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere supposte emozioni per cui le espressioni artistiche, pur puntando a trasmettere “messaggi”, non costituiscono un vero e proprio linguaggio, in quanto, non hanno un codice inequivocabile condiviso tra tutti i fruitori, ma al contrario vengono interpretate soggettivamente, relativizzandone il giudizio. Alcuni emeriti filosofi e studiosi di semantica sostengono con convinzione che esista un linguaggio oggettivo che prescinda dalle epoche e dagli stili e che dovrebbe essere codificato per poter essere compreso da tutti, pur se gli sforzi per dimostrare questa affermazione sono finora stati infruttuosi. E’ non c’è da stupirsi!!!
    Del resto, tutto ciò che é definito “moderno”, sia che si tratti di architettura, di musica, di pittura o di scultura, di cultura, di guerra o, della nostra stessa vita, non é che la somma di quello scempio di valori evidente a tutti, che si è accanito sulla nostra quotidianità, azzerandone la sua qualità e ogni riedificante anelito di bellezza e di felicità. La stessa “storia moderna” non è stata altro che un sistematico susseguirsi di tragedie e di violazioni, di catastrofi e allucinazioni, risultato ultimo di quella “moderna scienza” che, sulla profanazione dell’impianto etico, la mistificazione e la licenza, ha suggellato e coronato il suo perverso progetto di omologazione e di paura.
    L’aria tossica delle nostre città, la contaminazione delle acque, il dissesto idro/geologico del territorio, tutta quella marea di rifiuti pericolosi dispersi e riversati in ogni dove e, più in generale, la catastrofe ambientale, sono i frutti velenosi di un Sistema perverso che, in funzione e in ragione di questa subdola “modernità”, ha privato gli individui di ogni loro capacità critica, personalismo e slancio rivoluzionario.
    L’arte come tale e, in quanto tale, non si spiega e non si traduce; fugge ogni tempo, non è oggetto di mercimonio, ne strumento di indulgenza ascritto a sdoganare l’orrore e le oscenità di una realtà in putrefazione, per poi ergersi ad espressione intellegibile di ispirazione e creatività.
    Ma è proprio attraverso quello strambo linguaggio, per brevità definito “concettuale”, che l’arte moderna intende spiegare i motivi di una tale degenerazione per poi affermarne la sua validità. Diversamente, niente di questo luna park dell’obbrobrio, discarica di pulsioni necrofile, avrebbe un senso e un significato, oltre alle ragioni addotte dallo stesso autore (per brevità, artista) che, con uno sforzo sovrumano e una capacità di auto/convincimento fuori dal comune, intravede nella sua “opera”, uno di quei supposti messaggi che, oltre a lui, solitamente, non scorge nessuno. Per tanto, queste nuove espressioni dell’arte, sono obbligatoriamente accompagnate da un libretto esplicativo sulle finalità dell’artista, il più delle volte sconosciute anche al medesimo.
    Se vi è mai capitato di visitare una di queste “singolari” mostre d’arte moderna (che sia di pittura, scultura o altro), vi sareste trovati di fronte ad un indecente spettacolo di relativismo creativo (un vero delirio di elucubrazioni) che, sull’incapacità del visitatore di dedurne una qualsiasi motivazione e guizzo di genio, accredita il suo significato ultimo: il Nulla! Un vero ed esaustivo trattato di psichiatria contemporanea, esposto in bella vista a beneficio dei tanti, dove tutto è concesso e tutto è possibile; dove la vanità si mescola ad una pretesa intellettualità e, l’indecifrabile messaggio subliminale intrinseco all’opera, con lo stupore interdetto degli astanti. Un luogo infernale dall’atmosfera glaciale, dove orde di critici e fanatici, si sperticano in dotte disquisizioni e dissacranti citazioni, per conferire a quello spazio limbico, una sua dignità, un suo scopo e una ragione. Ma la ragione e con lei la bellezza, sono le sole che hanno disertato la festa. Un Red Party dove tutto è concesso – dove ogni ubriacatura e sballo, licenza, follia e menzogna, evaporano in un turbinio di parole vuote e dissonanti, rimandando la comprensione, alle elucubrazioni di una soggettività priva e privata di alcun fondamento culturale, supposto canono estetico, e principio etico.
    Del resto, l’etica (se mai ancora qualcuno ne apprezzi il significato ) è il terreno di coltura di ogni espressione umana, che sia pratica o creativa, che si pone come confine invalicabile oltre il quale, tutto trasfigura il licenza, profanazione e turpitudine e, ogni sentimento di autentica bellezza, soccombe sotto la scure della violazione, dell’inettitudine e di un narcisimo frustrante e paranoide. Così, allo stesso modo, la conoscenza “moderna” fa il suo ingresso nella storia, parallelamente e congiuntamente alla rivoluzione industriale.
    Il fine giustifica i mezzi se, il risultato ottenuto, non mette a repentaglio o va a sacrificare i diritti degli altri (in termini di qualità della vita, di libertà, di giustizia, bellezza e uguaglianza), e insultarne l’intelligenza.
    Gli scopi, della “moderna scienza e conoscenza”, procedono nella direzione opposta: interesse particolare, potere e privilegio. L’autentica passione per la conoscenza (che attinge le sue ragioni in un concetto di bene comune), ha trasfigurato la sua originaria funzione, in curiosità maniacale, effimera vanità, arsura di potere e facile profitto. La modernità, in tutte le sue espressioni, è una lista infinita di ipotesi e congetture, mercificate e propagandate, come miracolose e miracolistiche. I risultati sono effimeri e momentanei e, la sua potenzialità distruttiva, é reale e non opinabile. La moderna conoscenza scientifica (come esempio) è una dimostrazione di illusionismo applicato alla realtà, che gioca sulla percezione falsata della gente. I suoi effetti devastanti, sono sotto gli occhi di tutti.
    L’arte “concettuale” (così definita a mero fine commerciale), è qualunque espressione artistica in cui i concetti e le idee espresse siano più importanti del risultato estetico e percettivo dell’opera stessa. Un bel giochino davvero!!! Il movimento artistico che porta questo nome si è sviluppato dagli Stati Uniti d’America (un classico di società relativista) a partire dalla seconda metà degli sessanta. Anche la Minimal Art (Minimalismo) ebbe origine negli Stati Uniti e fu contraddistinta dalla produzione di grandi strutture geometriche ingombranti, cromaticamente inquietanti e ispirate a fredde modalità puramente costruttive che privilegiavano una fruizione di stampo razionalistico e relativistico, priva di concessioni all’empatia o allo stesso godimento estetico.
    Gli impacchettamenti del bulgaro Christo, artista proveniente dal Nuovo Realismo, fino agli interventi spettacolari dell’americano Walter De Maria (come The Lightning Field del 1977), fino alle passeggiate dell’inglese Richard Long, sono un esempio esaustivo di quanto l’arte moderna, si sia posta a paradigma di quella catastrofe umana, ambientale e di valori che sta caratterizzando la nostra epoca.
    La “Merda d’artista” è il titolo di un’opera dell’italiano Piero Manzoni. Il 21 maggio 1961 l’autore sigillò le proprie feci in 90 barattoli di conserva, ai quali applicò un’etichetta con la scritta «merda d’artista». Manzoni mise in vendita i barattoli di circa 30 grammi ciascuno ad un prezzo pari all’equivalente in oro del loro peso. La creazione non mancò di suscitare un morboso interesse escrementizio, sia a causa della radicale rottura con la tradizione artistica del tempo che per l’evidente segnale di degenerazione e decadenza dell’arte moderna.
    Così si é espressa la critica: “L’opera, intende alludere con ironica metafora all’origine profonda del lavoro dell’artista, in senso più vasto dell’uomo che creativamente produce!!! E’ stato sottolineato anche un lato poetico, quello della cessione da parte dell’artista di una parte di sé, in senso ironico. L’idea che un artista già affermato troverebbe mercato e consenso della critica, per qualsiasi sua opera che crea, anche le più scadenti e banali! “Encomiabile!!! Attualmente i barattoli sono conservati in diverse collezioni d’arte in tutto il mondo (ad esempio l’esemplare numero 4 è esposto alla Tate Modern di Londra ed il barattolo 80 è esposto nel nuovo Museo del novecento di Milano) ed il valore di ciascuno di loro è stimato intorno ai 30.000 e 50.000 euro.
    Il mondo insensato della nostra epoca, che al più presto, la storia dell’uomo si appresterà a rimuovere e occultare (perché incapace di accettare e affrontare la vergogna prodotta dal mercimonio della sua anima, con il maligno), esula da ogni concetto di evoluzione e involuzione, per attestarsi come elemento di stagnazione degenerativa: la “modernità”.
    La scienza moderna, l’arte moderna, la cultura moderna e in sintesi, la vita moderna (definite tali così da poterne giustificare, aberrazioni, incapacità e indolenza – ma più ancora, il confronto con la verità originaria), sono le metastasi delle società liberticide e relativiste che, sul consumismo fast food e nel profitto ad ogni costo (parametro principe e fine ultimo di ogni azione umana), sono oggi espressione di vuotezza, omologazione e squilibrio.

    Gianni Tirelli

  20. ho letto tutte le lettere di questo articolo,i pro e i contro sembra che tutti siano esperti ma esperti di che’. premetto di arte non mi intendo ma sentire quell’esperto che alla sera alla TV ti dice ” adesso vi faro vedere un opera da svenimento” e tira fuori una tela o completamente bianca. o se ti va bene quattro strisce nere e sta a spiegarti per mezza ora il concetto e ti giura che si tratta di capolavoro. Io penso che l’artista non ci ha messo piu’ di cinque minuti e che in una settimana, ne fara’ cento di questi capolavori. E per il mercante questo conta. mi viene a mente la favola del “Re nudo” e fino a che qualcuno non lo griderà forte che ci stanno prendendo per i fondelli, mercanti e sedicenti artisti faranno i milioni, e l’arte andrà a farsi friggere. Ma vi immaginate la galleria degli Uffizi con tutte le pareti ,piene di queste opere concettuali? E le chiese e i castelli una meraviglia. se chiudiamo gli occhi per un momento e immaginiamo di trovarci in uno di questi posti, non occorrerà più discuterne. Adesso abbiamo “La merda dell’ artista” e qualche Str………zo che l,ha comprata. il re è nudo.

  21. Salve,
    premetto che sono basito da alcuni commenti letti su cui tralascio ogni tipo di critica perchè mi porterebbe a sproloquiare e inveire oltre ogni modo dignitosamente accettabile; mi riferisco in particolare ai commenti più conservatori. Ma andiamo con ordine:
    Credo che innanzitutto una sana visione relativista ci permetta di analizzare il tutto in modo un po’ più pacifico e comprensivo; paragonare infatti Raffaello a Manzoni è come provare a dire che Mozart creava musica più bella di Schonberg. Il punto evidentemente è un altro: è ragionevole e doveroso pensare che ogni forma di arte appartiene al suo periodo e veicola con suo canone i suoi contenuti, ciò chiaramente non ci deve portare ad accettare tutto sino all’annullamento di ogni linguaggio artistico, ma ci dovrebbe sicuramente permette di guardare dall’alto il divenire artistico che risponde (ed ha risposto) alle esigenze e alle necessità del tempo che avanzava.
    Manzoni trasponeva il suo messaggio artistico in quel modo perchè nel suo tempo vi era quel vuoto che presupponeva una critica (tirata fuori in modo forte) che si avvaleva di una linguaggio formale diretto ma comunque denso di significati.
    Pertanto risparmiatevi e risparmiateci tutti i discorsi sui musei fatti di quadri a strisce nere perchè ogni museo tiene i reperti del suo tempo e così via e così via.
    Risparmiateci anche i discorsi sull’usura, su cui tuttavia mi trovo in parte d’accordo ma solo se estraniati dal discorso iper reazionario.
    Ultima cosa: ogni volta che parlate di LAVORO, neanche se i grandi artisti concettuali giocassero, mi viene in mente l’idea che siate degli accademici e classicisti talmente radicati nel vostro background da non riuscire a vedere oltre i vostri canoni o le vostre, a questo punto “limitate”, conoscenze.
    Mi scuso per l’impulsività del discorso ma temo che ci sia un tale gap fra me (come tanti altri lettori e appassionati) e voi che il minimo che si possa venire a creare sia appunto l’istintiva reazione di una non delicata accettazione.
    Con stima
    Franz

  22. veramente ingisivo e significativo ciò che ho letto ,sono un pittore figurativo non che copista del caravaggio , non avevo mai letto tanta riluttanza verso l’arte contemporanea ,il che questo mi trova daccordo, l’arte per me è ciò che a scritto maurizio ,il lavoro dell’opera ,nella sua piena espressione artistica ,fatta di impegno ,lavoro, amore per l’arte ,attraverso uno studio scolastico ,oppure da autodidatta ,grazie per questa possibilità di potermi esprimere a favore della vera arte . Nino Seminara maestro d’arte

  23. Ho letto con interesse ma… mi pare che vi siate ‘inscatolati’. L’arte contemporanea ha i suoi meriti. Prendiamo come esempio Ai Weiwei che, come premio per la sua arte, le autorità’ cinesi gli hanno spaccato il cranio. Prestiamo più’ attenzione alle sue istallazioni di biciclette a cui mancano il manubrio e i pedali. Attenzione, questo ready-made a la Duchamp e’ un campanello d’allarme: non abbiamo nessun ‘controllo’ sul nostro futuro. Questo non riguarda solo il popolo cinese; quando consideriamo il controllo cinese sull’economia globale riguarda noi tutti. Ai, come tanti altri artisti contemporanei, trae dalla vita di tutti giorni nuovi significati, nuove esperienze artistiche. La sua arte sconfina nel cinema, nell’architettura, nella scultura, nella ceramica, e’ un fotografo, a designer, uno scrittore e molto di più’.
    Tenuto prigioniero dalle autorità’, si e’ valso della tecnologia moderna e di un esercito di volontari per creare le sue istallazioni in tutto il mondo senza mettere un piede fuori dalla Cina. Ai esplora idee, concetti e processi artistici che esaminano il passato (100 milioni di semi di porcellana fatti secondo il metodo tradizionale cinese, pitturati a mano, unici e irripetibili che contrastano con la propaganda di Mao e la sua rivoluzione culturale per creare un società’ senza classi) il presente, e il futuro. All’ultima biennale di Venezia 6 cofani contenenti diorami relativi alla sua incarcerazione furono messi in una chiesa creando un’atmosfera di sconforto. Attraverso un buco il pubblico poteva osservare le 6 scene sulla violazione dei diritti umani. Lo sconforto era molto più grande per la cristianita’, storicamente una violatrice dei diritti umani. Il dialogo tra i cofani e i componenti sacri della chiesa era stridente. Mi domando come un cinese abbia potuto arrivare a una tale raffinatezza storica-religiosa-culturale perché’ propio a Venezia inizio’ l’inquisizione in Italia. Ci sono moltissimi artisti contemporanei che veramente meritano di essere seguiti perché’ la loro arte ha messaggi che denunciano i valori del passato ad esempio la svalutazione delle donne nel campo dell’arte. Manzoni, come Duchamp, ha preso per i fondelli l’arte moderna (precedente a quella contemporanea) e così facendo hanno aperto la strada all’arte contemporanea il cui spirito e’ -complete freedom of expression- (libertà’ completa di espressione). Forse ci stiamo avvicinando a un connubio tra arte e scienza/tecnologia moderna. Per quello che riguarda il LAVORO gli artisti contemporanei si avvalgono di interi villaggi per la creazione delle loro opere. Gli artisti del rinascimento non usavano schiere di aiutanti? La differenza sostanziale e’che ci siamo liberati dell’arte fatta su ordinazione da istituzioni religiose che l’usavano come propaganda. Leonardo porto’ avanti un caso giudiziario per dieci anni perché’ non volle seguire alla lettera le istruzioni del cliente. Detto questo bisogna aggiungere che abbiamo un patrimonio artistico che e’ nel nostro DNA culturale. Va protetto e salvaguardato, ma non per questo dobbiamo privarci del privilegio di sperimentare l’arte contemporanea.

  24. Non dovremmo neanche privarci del privilegio di dipingere (nella patria dell’affresco e della pittura di colore) senza OBBLIGATORIE “rotture” con il passato, e senza l’allucinante totalitarismo della cosidetta “arte contemporanea”-

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