Alessandro Querci “La fine dell’arte5: Pittori o Artisti?, prima parte”

Un articolo cruciale di Alessandro per cercare di districare la grande confusione esistente oggi nel mondo delle arti. I creatori di opere d’arte ci sono sempre stati. Ma dall’avvento della cosidetta “arte contemporanea” per questi creatori è emersa una certa crisi di identità professionale. Difficile dare risposte precise a questioni come: è indispensabile ancora possedere conoscenze, abilità ed esperienze specifiche o no? L’opera deve essere realizzata al meglio, “a regola d’arte” o è sufficiente una buona  idea o un buon concetto? E a livello didattico, i Licei Artistici e le Accademie di Belle Arti devono formare i “Pittori, Scultori, Decoratori e Scenografi” del futuro….o gli “Artisti” del futuro? Questa che pubblichiamo è la prima parte della interessantissima riflessione di Alessandro, che parte dall’antichità.

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La fine dell’arte5: Pittori o Artisti, prima parte”
di Alessandro Querci

Credo che molta della confusione che imperversa nei riguardi delle concezioni, e relativi commenti, sull’arte contemporanea si fondi sulla confusione nata e cresciuta intorno a questioni terminologiche, cioè nel modo in cui noi siamo abituati a chiamare le cose.
Sergio Michilini – che ospita le mie riflessioni e che spesso ha concezioni opposte alle mie – ha le idee piuttosto chiare in merito: infatti ha definito il suo blog usando, non a caso, il termine ‘pittore’ e rifuggendo dal termine ‘artista’.

Il concetto di arte, come la concepiamo oggi, è relativamente recente.
I greci usavano il termine τέχνη (téchne), che è qualcosa che sta di mezzo alla pura e semplice tecnica – ovvero il modo in cui si fa una cosa – e l’arte stessa, cioè il ‘farla bene’, secondo l’applicazione di ‘regole’.
Questa va dalla doma dei cavalli e la calzoleria alla decorazione dei vasi e la poesia.
C’è da notare che fra le arti protette dalle ‘Muse’, figlie di Zeus e Mnemosine, non figurano nè la pittura nè la scultura. Ciò è spiegato in base al principio che pittura e scultura fossero arti ‘mimetiche’, volte cioè a un mero ‘ricalco’ ciò che già esiste in natura, ed in questo senso di scarso interesse.
Questo termine fu tradotto dai latini con ‘ars’.
Allo stesso modo della téchne, l’arte aveva a che fare con varie forme dell’attività umana: poesia, architettura, scultura, musica. Ma c’era anche l’arte della guerra, quella dell’amore e quella della divinazione.

I migliori artigiani non venivano definiti come ‘artisti’, ma in base a quella che era la loro specializzazione, in quanto possedeva una ‘competenza-abilità-eccellenza’ nel fare quella cosa. Si parlava quindi di pittori, scultori, orafi, sarti e muratori.
Lo stesso concetto si ritrova attraverso il medioevo, finanche al rinascimento.
Quindi anche i pittori, identificati per la prima volta dal Vasari con le sue ‘Vite’, erano ‘tecnici’, eccellenti artigiani.
Non gli era riconosciuta alcuna peculiarità professionale, giacchè nella Firenze del ‘500 ancora rientravano nell’ordine degli ‘speziali’, coloro che avevano a che fare con spezie e medicamenti, nel loro caso i pigmenti per fare i colori. Così come gli scultori rientravano nell’ordine delle ‘arti’ degli ‘orafi’.
L’arte era un mestiere, l’artista non si distingue dall’operaio e si sottopone a un lungo apprendistato dove si prende confidenza con impasti, colle, bulini e altri attrezzi.
Gli stessi pittori provenivano spesso da ‘botteghe’ dove si erano specializzati in altri campi, il Ghirlandaio era figlio di un orafo ed orafo egli stesso (così chiamato per la preziosità delle sue ‘ghirlande’), così come Andrea del Sarto, i fratelli Antonio e Piero del Pollaiolo e Botticelli, che prende il nome dall’orefice per il quale dimostrava grande sapienza nel “disegnare filigrane d’oro, cesellare i gioielli delle donne, i reliquiari, le margherite e le rose che avrebbero adornato i suoi quadri successivi”.
All’interno delle corti gli artisti erano figure assi poco influenti, seppur coccolati, qualcosa in più di semplici servitori, e dovevano sottostare alle commissioni che gli venivano affidate dai loro mentori.
Allo stesso tempo mostravano un naturale eclettismo, una competenza in svariate discipline manuali, e non disdegnavano venir pagati per realizzare opere assai diverse: Botticelli lavora sapientemente stoffe e stendardi, Filippino Lippi – di indole mondana – è assai apprezzato per l’organizzazione delle feste e la realizzazione di scenografie e addobbi e altri pittori dipingono e realizzano un pò di tutto: dai cofani e bacini per il parto ai cassettoni e gli armadi.
Così come molti scultori, avendo sapienza di come si forgia e modella il metallo, realizzano elmi e candelabri e cesellano al fuoco smalti d’argento.
Non erano lautamente pagati e non era per loro conveniente rifiutare alcuna commissione.
Michelangelo, controvoglia, scolpisce un’effimera statua di neve per ordine di Pero de’ Medici nel cortile del palazzo a loro nome, vicino al Duomo, così come al Bernini venivano richieste dall’aristocrazia romana sculture per torte monumentali, fatte di panna, gelatina e creme di vario colore e densità.
Il committente poteva aver a che ridire sull’operato, come quando lo stesso Piero si lamentò dell’eccessivo numero di ‘serafini’ sul cielo di un affresco di Benozzo Gozzoli, e il pittore si dette da fare per ricoprirli con delle nuvole.
Nel ‘600 si ha traccia in documenti ufficiali della richiesta da parte della corporazione dei pittori di una sorta di ‘cassa integrazione’, un fondo comune per poter sostenere gli artigiani iscritti nei momenti di ‘magra’, cioè in assenza di commissioni.

Questo ci fa capire quanto l’idea di arte, e artista, sia un prodotto dell’epoca recente e quanto – al contrario – l’arte del passato fosse niente di più e niente di meno che un mestiere, pur svolto con grande maestria, ma considerato poco conveniente ai gentiluomini.

Del perchè e del come dal pittore si sia passati all’artista, sarà il tema del prossimo post.

Fonti:
J. Kucas-Dubreton – La vita quotidiana a Firenze ai tempi dei Medici – Rizzoli 1985
Federico Zeri – Davanti all’immagine – Longanesi 1987
A. Hauser – Storia sociale dell’arte – Einaudi 1955-2001
Roy Doliner – I segreti della Sistina – Rizzoli 2008
Larry Shiner – L’invenzione dell’arte – Einaudi 2010

3 pensieri su “Alessandro Querci “La fine dell’arte5: Pittori o Artisti?, prima parte”

  1. Alessandro, ho ritrovato degli appunti abbastanza vecchi su questi argomenti che stai trattando. Credo che varie cose le ho copiate direttamente da internet o da libri. Varie altre sono molto simili alle tue riflessioni, ma ci sono magari anche delle puntualizzazioni su certi aspetti particolari. Quindi riproduco questi appunti così come li ho ritrovati, anche per ampliare la riflessione che mi sembra davvero importante:
    “Molte parole hanno perso ormai il loro significato originale, sono usate a sproposito, inflazionate, strumentalizzate e, nella babilonia attuale praticamente quasi non hanno più un senso oggettivo e condivisibile da chiunque, come per esempio: Cristiano, Socialista, Democrazia, Informazione, Libertà, Giustizia, Lavoro, Verità, Arte ecc.
    Nello specifico, la definizione di “ARTISTA” è ormai diventata talmente leggera e priva di contenuti e di senso che risulta essere quasi offensiva per chi prenda ancora sul serio la vita, la dignità e il lavoro.
    Nel passato con artista si indicava generalmente una persona dotata di gusto, sensibilità estetica e capacità tecnico espressive nel campo dell’arte ; che eseguiva il proprio lavoro con una perizia tale da raggiungere risultati unici o comunque un creatore di opere dotate di grande valore estetico specialmente le Belle Arti, Arti Figurative o Arti Plastiche come il disegno, la pittura, l’architettura, la scultura, la decorazione ecc., ma anche la poesia il canto, la danza, la regia, la fotografia, la musica ecc.
    Nella Grecia antica esisteva la parola “techně” che spesso viene tradotta come “arte”; la “techně” presupponeva la maestria in un processo di produzione qualsiasi.
    La parola arte invece deriva dal latino ars, che letteralmente significava “metodo pratico” o “tecnica”, unito a una connotazione legata alla bellezza degli oggetti prodotti.
    Nel medioevo esisteva già la parola artista, anche se il suo significato si avvicinava più a quello che oggi definiamo artefice: l’artista era colui che nel suo mestiere sapeva fare qualcosa meglio degli altri. dal lat. mediev. artista «maestro d’arte».
    In generale, l’ars era propriamente “arte liberale”, sciolta per definizione da ogni lavoro manuale, mentre artifex corrispondeva al nostro “artigiano”. Quindi, nel Medioevo, la distinzione tra artista e artigiano era decisamente meno immediata che per l’epoca contemporanea.
    Fu con i trattati di Leon Battista Alberti che verso la metà del Quattrocento si ebbe una prima elevazione delle cosiddette “arti maggiori” (De re aedificatoria, De statua, De pictura), sottolineando l’importanza dell’aspetto intellettuale dell’artefice rispetto alla manualità (nonostante queste tre arti non fossero le uniche a comportare la progettazione).
    Michelangelo Buonarroti viene generalmente indicato come il primo artista, riconoscendo la massima indipendenza al suo processo artistico.
    Con la nascita delle Accademie (seconda metà del XVI secolo) la frattura tra arti cosiddette “maggiori” e “minori” fu netta: da una parte il sapere accademico, teorico e razionalizzato, dall’altra il mestiere di bottega…..”

  2. Leggerò il tutto con più calma in altro momento, sta di fatto che è l’ipocrisia che imperversa in tanti forum d’arte ai quali ho partecipato, a volte in modo acceso…Ho letto di tutto e il contrario di tutto e le contraddizioni imperano da sempre…Siccome parlo di un sito specifico (del quale non faccio il nome per ovvi motivi) Mi è venuto il sospetto che hanno un fine ben preciso quello di tenere in vita il sito stesso anche scrivendo obbrobrietà e siccome è una cricca composta di 5- 6 elementi che si alternano a volte si sostengono questo dubbio diviene sempre più persistente. Basti sapere che sono anti.artemoderna ma uno in particolare che in modo aulico , enfatico a volte incazzato nei confonti dell’arte moderna e concettuale che con argomentazioni tutte sue fa in modo che quasi si possa credere che sia in buona fede. Stiamo parlando di un pittorucolo che non produce come qualità al di sopra di croste e le sue argamentazione è idolatrare l’estetica dell’arte etc.. Mi sono accorto invece che darebbe via il deretano anche con l’arte concettuale (se la sapesse fare) . Altro di incomprensibile ne ho a bizzeffe ma tant’è….

    Credo che il valore tecnico sia un gran cosa in un pittore ma non è tutto, lo comprova il fatto che spesso l’acquirente compra la crosta di uno che ha mezzo nome, che non il maestro sconosciuto.

  3. “un sito specifico (del quale non faccio il nome per ovvi motivi)”

    E quali sarebbero gli ovvi motivi?

    Equilibriarte.net ?!

    e poi si, faresti meglio, non solo a leggere, ma a fare molte altre cose con più calma…..

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