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Nuovi dati sugli inquinanti organici persistenti

inserito il 14/2/2010 alle 15:03

Nel quadro della valutazione ambientale dei rifiuti europei e l'uso sostenibile delle risorse l'Istituto per l'Ambiente e la Sostenibilità (IES) del JRC ha effettuato misurazioni degli inquinanti organici persistenti (POP). Tre attività specifiche nei paesi in via di sviluppo sono state riconosciute come fattori di emissione di POP, non erano stati in precedenza disponibili i dati su di esse: la produzione di laterizi, la cucina aperta con la biomassa e l'uso di stufe semplici.  E' stato inoltre inserito uno studio dell'impatto della produzione di laterizi sulla qualità del suolo nelle vicinanze. Il rapporto finale sarà effettuata mediante relazioni comunitarie e sarà pubblicata sul sito del Segretariato della Convenzione di Stoccolma (http://chm.pops.int/).

I risultati preliminari di tre studi di settore coordinati da IES ed eseguiti in collaborazione con i partner in Kenya, Sudafrica e Messico, consentiranno l'introduzione di nuovi fattori di emissione di diossine e di due composti (esaclorobenzene e bifenili policlorurati)
nel "Dioxin Toolkit". Quest'ultimo è un sistema di calcolo che fornisce i fattori di emissione che sono necessari per la compilazione di inventari nazionali delle emissioni non intenzionali di POP nell'ambiente di tutti i settori produttivi, fonti interne comprese. I membri della Convenzione di Stoccolma sono tenuti a comunicare regolarmente i propri inventari al Segretariato (e alla Commissione per quanto riguarda l'Unione Europea), come parte dei loro piani nazionali di attuazione della Convenzione di Stoccolma.

Gli inventari delle emissioni consentono ai funzionari responsabili per la qualità dell'aria di migliorare la comprensione generale e l'uso di metodi di valutazione del rischio per la gestione dei POP e di altre sostanze chimiche. In primo luogo però,essi consentono di dare priorità agli interventi sui POP al fine di ridurre l'impatto sulla sanità locale.

La Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti è un trattato internazionale per tutelare la salute umana e l'ambiente dalle sostanze chimiche che permangono intatte nell'ambiente per lunghi periodi, che si diffondono su larga scala e si accumulano nei tessuti adiposi degli esseri umani e nella fauna selvatica.

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L'affidabilità degli indici di performance ambientale 2010

inserito il 14/2/2010 alle 15:00

L'Istituto per la Protezione e la Sicurezza del Cittadino (IPSC) del JRC ha fornito un contributo per la definizione dell'indice di performance ambientale 2010 (EPI) pubblicato dalle università Yale e Columbia al meeting annuale del Forum Economico Mondiale,  tenutosi a Davos dal 27 al 31 gennaio 2010.
Con le sue competenze in materia di indicatori compositi e analisi di sensitività, Il JRC-IPSC ha contribuito all'EPI, valutando le incertezze di questo e l'impatto delle scelte metodologiche effettuate durante lo sviluppo sulla classifica dei paesi.

Questa è la terza edizione dell' EPI che dal 2006, in collaborazione con JRC-IPSC, ha subito una revisione ogni due anni .
I risultati mostrano che per la maggior parte dei paesi (103 su 163), la classifica 2010 dell'EPI può essere considerata affidabile o altamente affidabile.
Tuttavia, la posizione EPI per i restanti 60 paesi (Brunei, Cipro, Giappone, Lussemburgo, Malta, Perù, Spagna, Regno Unito, USA , per esempio ), dipende fortemente dalle ipotesi metodologiche originali fatte durante lo sviluppo dell'indice e qualsiasi deduzione sulla classificazione di quei paesi dovrebbe essere formulata con grande cautela.
EPI classifica le "prestazioni ambientali" di 163 paesi attraverso 25 parametri aggregati in dieci categorie tra cui: salute ambientale, qualità dell'aria, gestione delle risorse idriche, biodiversità e habitat, foreste, pesca, agricoltura e cambiamento climatico.
I risultati del 2010 indicano che l'Islanda è all'avanguardia nella sfida per il controllo dell'inquinamento e la gestione delle risorse naturali. Le prestazioni dell'Islanda derivano dai punteggi più alti sulla salute pubblica ambientale, il controllo delle emissioni di gas a effetto serra e dal rimboschimento. Altri paesi con alte prestazioni sono Svizzera, Costa Rica, Svezia e Norvegia ognuno dei quali ha realizzato notevoli investimenti nelle infrastrutture ambientali,  nel controllo dell'inquinamento e le  cui politiche sono  indirizzate  alla sostenibilità a lungo termine. I paesi che occupano le ultime cinque posizioni sono Togo, Angola, Mauritania, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone, paesi poveri che mancano di capacità politica e ambientale di base.

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Sostegno alle politiche in materia di valutazione di nanomateriali in ambito REACH

inserito il 11/2/2010 alle 13:04

L'attuale legislazione comunitaria sulle sostanze chimiche REACH (Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche) e i relativi documenti di orientamento si applicano anche ai nanomateriali ma non fanno riferimento direttamente ad essi. Pertanto la Direzione generale per l'ambiente della Commissione Europea ha chiesto all'Istituto per la Salute e la tutela dei consumatori del JRC (IHCP) di coordinare tre progetti  di consulenza per eventuali future modifiche dei documenti di orientamento REACH.
I nuovi progetti riguardano Identificazione della sostanza (RIP-on1), Obblighi di informazione (RIP-ON2) e  Valutazione della sicurezza chimica (RIP-On3). Il gruppo alla guida dei progetti  è formato dal JRC, le Direzioni generali per l'ambiente e per le Imprese e industria  della Commissione europea, nonché dall' Agenzia europea  per le  sostanze chimiche (ECHA). L'output finale del progetto sarà esaminato da ECHA:l'ente responsabile dei potenziali aggiornamenti dei documenti d'orientamento REACH . 
 

Il progetto di Identificazione della sostanza mira a sviluppare una serie di casi di studio e una relazione di consulenza che suggerisca come la "Guida per l'identificazione e la denominazione delle sostanze in ambito REACH" potrebbe essere integrata in relazione ai nanomateriali. Questo progetto è coordinato dal JRC-IHCP che  sovraintende  un gruppo di esperti designati dalle autorità competenti degli Stati membri, dalle industrie e  dalle ONG. I lavori sono iniziati nel mese di ottobre 2009 e saranno completati entro la fine del 2010.

Gli altri due progetti
 riguardano le aree degli obblighi di informazione, elaborazione di scenari di esposizione, valutazione dell'esposizione e caratterizzazione dei rischi dei nanomateriali.Questi progetti Saranno svolti in diretta collaborazione con vari enti: un consorzio composto dall'Istituto britannico di medicina del lavoro (IOM) e dai ricercatori associati partecipanti all'iniziativa SAFENANO (risorsa britannica indipendente sui rischi e pericoli delle nanotecnologie), l'Associazione delle Industrie di Nanotecnologia (NIA) e il Consiglio europeo dell'industria chimica (CEFIC). Questi progetti sono stati avviati nel gennaio 2010 e avranno una durata che varia da 12 a 15 mesi

 

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Terremoto a Haiti del gennaio 2010: valutazione danni

inserito il 11/2/2010 alle 13:00

Più di 4.000 strutture sono state distrutte o danneggiate a Port-au-Prince, Haiti, dal terremoto di magnitudo 7 che ha colpito il paese il 12 gennaio 2010. Circa 2.000 edifici residenziali sono totalmente o parzialmentcrollati e un pari numero di edifici è gravemente danneggiato. Molte infrastrutture sociali critichequali edifici pubblici, strutture educative e ospedalisono crollate o risultano gravemente  danneggiate. Questi sono i risultati preliminari di una rapida valutazione dei danni effettuata dall'Istituto per la Protezione e la Sicurezza del Cittadino (IPSC) del JRC, sulla base dell'analisi di immagini satellitari ad altissima risoluzione acquisite prima e dopo il disastro.

Piu informazione: http://www.gdacs.org/ (in inglese)

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Distribuzione e origine dei gas serra: le emissioni EDGAR su Google Earth Scopri la situazione nella tua area!

inserito il 4/2/2010 alle 14:11

L’Istituto per l’Ambiente e la Sostenibilità (IES) del Joint Research Centre (JRC) di Ispra (VA) ha sviluppato uno strumento che permette la visualizzazione in alta risoluzione delle emissioni di gas serra generate dall’attività umana, relativo ad ogni area di 10 km2 nel mondo...

 

Utilizzando questo lavoro sulle emissioni e Google Earth, questo nuovo strumento permette la visualizzazione dei livelli delle emissioni e della loro distribuzione locale dal 1970 al 2005, e l’identificazione delle principali fonti di gas serra tramite una maschera applicata a Google Earth.

 

Le dimensioni della griglia corrispondono ad un decimo di un grado geografico di latitudine per la stessa estensione longitudinale, o più semplicemente, a circa 10 km2, approssimativamente quanto le dimensioni del centro di Parigi.

 

I dati utilizzati e mostrati provengono dal JRC e dal Database delle Emissioni per la Ricerca Globale (EDGAR) dell’Agenzia per il Monitoraggio Ambientale dei Paesi Bassi (PBL).

 

Le emissioni per Paese e settore sono estratte dalla versione 4.0 del Database EDGAR, che utilizza le più recenti informazioni scientifiche, e dai dati delle statistiche internazionali sulla produzione e sul consumo di energia, l’industria manifatturiera, la produzione agricola, il trattamento dei rifiuti,  e combustione di biomassa.

 

Questa applicazione avvicina i cittadini all’informazione ambientale. Digitando semplicemente il nome di una città, è possibile visualizzare la quantità di gas serra rilasciati in tale luogo a partire dal 1970. Ingrandendo la mappa delle emissioni, si può passare da una visione globale alla scala locale. In più, è possibile tracciare le fonti principali di gas serra nel 2005. Queste includono attività umane quali la combustione di carburante, le emissioni derivanti dalla produzione di energia e relativi scarti, l’industria manifatturiera; i trasporti (su strada, rotaia, navigazione e aviazione); i residui della combustione di benzina e lo smaltimento rifiuti; l’agricoltura.

 

Su larga scala, si nota come le emissioni siano distribuite in modo non uniforme nel pianeta e tra Paesi, oltre alla loro evoluzione nel tempo: 35 anni (1970- 2005) di emissioni per area e settore, che comprendono diossido di carbonio (CO2) e gas serra quali metano (CH4),  protossido di azoto (N2O), idro-fluoro-carburi (HFC), per-fluoro-carburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6).

 

Per motivi di comparazione, i gas individuali sono stati convertiti nel loro equivalente di CO2.

Questa panoramica temporale consente ad esempio di controllare l’andamento di crescita delle emissioni in India e Cina.

 

Inoltre, l’applicazione evidenzia come in alcuni Paesi, la combinazione tra l’alta densità di polazione e le grandi industrie dia luogo a 250 tonnellate all’anno di CO2 per unità d’area (ad esempio nei Paesi Bassi, in Giappone e a Singapore), mentre in aree più estese del globo terrestre, le emissioni totali derivanti dall’attività umana ogni 10 km2 corrispondono a meno di una tonnellata in termini di equivalenti di CO2.

 

L’applicazione è stata presentata durante la Conferenza sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (COP15) a Copenhagen il 17 dicembre 2009.

 

EDGAR website: http://edgar.jrc.ec.europa.eu

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