«… anche se questa pizza qui, lo spogliatoio. Lo spogliatoio! Eccolo il motivo per cui per venticinque anni ho giocato a pallanuoto, che è uno sport, che poi, non mi piace nemmeno tanto…» (Nanni Moretti – Palombella Rossa)
Certo, le vittorie contano, ma quel che conta veramente è lo spogliatoio, il gruppo: essere una squadra! E tra tutti i momenti che si passano insieme qual è quello per definizione più conviviale se non la pizzata dopo l’allenamento, rito che, bene o male, chi più chi meno, tutte le squadre rispettano?
Questa pizzata solitamente si tiene nel ristorante di qualche sponsor, che in realtà è persona dotata di grandi doti imprenditoriali, perché sa che, al costo di qualche centinaio di euro, farà un investimento, che pizzata dopo pizzata, sarà serenamente ripagato.
Al tavolo della pizzata post-allenamento ci siamo un po’ tutti, a parte quello che tutte le volte dice di venire e poi trova sempre una scusa per mancare. C’è il veterano, che dopo tre birre parte con il racconto dei suoi ricordi calcistici. C’è quello che mangia come se avesse un bidone dell’immondizia al posto dello stomaco (bada bene, ho scritto “stomaco”!), che tanto prima abbiamo fatto allenamento: due pizze, sette birre medie, mega porzione di tiramisù, caffè-corretto-vecchia, 3 amari e una grappa barricata. Consumo energetico durante l’allenamento 23 Cal, calorie ingurgitate 8754. Seduta al suo fianco c’è la strana coppia “io stasera non bevo” e “per me solo un’insalata che sono a dieta”.
Il primo è quello che non ordina la classica bionda media, ma una bottiglia d’acqua (naturale, che gasata mi gonfia) perché «stasera devo fare il bravo» (ha esagerato nel weekend, come d’abitudine, e si è beccato il cazziatone dalla sua ragazza, ma non lo confesserà mai a nessuno). L’altro è quello che non si concede mai la pizza, perché i carboidrati la sera fanno ingrassare, e preferisce un’insalata con pomodori, carote, mais, olive, cipolle, tonno, acciughe, petto di pollo a cubetti, formaggio, crostini di pane, polenta grigliata, polpette, gusci di cozze e vongole, e brasato della sera prima. In pratica la sua ciotola serve al ristoratore un po’ per finire gli avanzi, e un po’ per svuotare la pattumiera dell’umido.
Questi due si siedono sempre di fianco al “bidone umano”, perché comunque lui è quello che, mentre si sta mangiando, focalizza l’attenzione di tutti distogliendola dagli altri. C’è poi quello che passa la cena al cellulare, facendo selfie, storie su Instagram, storie su Facebook, chattando su Whatsapp, e riempendo la tavola di hashtag. C’è anche quello che non si vede agli allenamenti dalla seconda d’andata, ma che non manca mai alla pizzata. E infine c’è lui, quello che non c’entra niente, l’amico di tutti ma che nemmeno gioca con noi, forse con un passato da calciatore (almeno così racconta), però sempre presente in pizzeria, come un pezzo d’arredamento, come le bottiglie semipiene di China Martini o di Caffè Borghetti sugli scaffali, quello che saluti entrando, perché, mentre tu eri all’allenamento, lui era già lì per l’aperitivo, che poi si è prolungato, e che, quando ormai siamo tutti al caffè, si siede con noi e monopolizza la serata.
Tu ci provi a parlare della partita precedente, ma eccolo che subito ti incalza «anch’io, quando giocavo a calcio, durante una partita…», e ancora «anch’io quella volta, quando ero a Lugano col mio amico…», e poi continua «ti ricordi quella sera? Eh? Quando poi siamo finiti a casa di quelle due…». Dalla descrizione potrebbe sembrare il classico “vecchietto da bar”, e in tanti casi lo è, ma non per noi: per noi è il fratello della nostra punta, che ha solo ventiquattro anni, ma è come se ne avesse cinquanta d’esperienza, e settanta di aneddoti. Insomma, una vita alle spalle che nemmeno il veterano della squadra…
Tra racconti ed aneddoti ci si trascina così fino ad orari improponibili per l’infrasettimanale, e poi ci si infila a letto, che tra due giorni c’è un altro allenamento, e (forse) un’altra pizzata («ma questa volta non esagero e torno a casa presto»).
Adesso che la pizzata è finita, e nessuno ci può disturbare, proviamo a parlare dell’ultima giornata di campionato.
La sfida testa-coda tra Casport e PV Virtus Dumenza, va come era prevedibile che andasse: 12 a 2 per i castelveccanesi, che al Carà di Dumenza creano occasioni su occasioni e segnano gol su gol, subendo veramente poco dal fanalino di coda della C1, che ormai pare rassegnata e demotivata. Quattro gol del capocannoniere Miggiano, che così sale a quota ventitré in questa stagione, quattro gol dell’intramontabile Quendoz, e poi ancora Boccialoni due volte, con Porcelli e Ussia anche loro a segno.
Scivolone dell’inseguitrice. Il Besozzo-Bogno-Brebbia cade sul difficile campo di Brinzio per 2 a 1 e forse dovrà rinunciare ai sogni di vittoria del campionato, anche se, nel prossimo turno, avrò la possibilità di avvicinarsi nuovamente alla Casport, ferma per la giornata di riposo. La sfida per il terzo posto tra Or. Laveno Mombello e Or. Malgesso se la aggiudicano i giovani malgessesi (3 a 4), che adesso sono sull’ultimo gradino del podio ad un solo punto dall’Or. Pino Tronzano, fermato in casa dal Torre di Velate (3 a 3). A tallonarli da vicino, oltre al Laveno, c’è anche il PV United, che in quel di Dumenza si impone con un tennistico 6 a 1 sull’Hellas Cunardo/B, che subisce così la sesta sconfitta consecutiva, ritrovandosi in penultima posizione.
Riposa lo Spes Or. Gemonio.