«Le differenze ci sono, è indubbio. Ma in campo siamo tutti uguali, italiani e nigeriani».
È questo il riassunto della bella storia che stanno vivendo a Gurone, Comune di Malnate, sul campo della squadra allenata da Virgilio Magri sotto l’occhio attento del vicepresidente Pietro Monetti.
Da due anni, nella squadra iscritta nel campionato Csi di serie D, gioca un mix di ragazzi nati e cresciuti a Gurone e un gruppo di richiedenti asilo nigeriani che gravitano intorno al Centro di Accoglienza Straordinaria gestito dalla Cooperativa Sociale Ballafon.
«In tutto la rosa è formata da 17 ragazzi, 9 nigeriani e 8 italiani. L’esperienza è nata due anni fa, quando sono arrivati in paese i primi richiedenti asilo – spiega Pietro Monetti -. Abitavano a due passi dall’oratorio, si fermavano a guardare chi giocava a pallone e abbiamo deciso di farli giocare con noi, almeno in allenamento. Allora eravamo nella categoria Top Junior e non potevamo farli giocare con noi, ma dalla scorsa stagione abbiamo deciso di passare tra gli Open e li abbiamo inseriti in squadra: nel 2017/2018 ne abbiamo tesserati 6, quest’anno sono 9. Qualcuno è andato via, altri sono arrivati. La voce gira, adesso in molti sono andati via da Gurone e abitano in appartamento a Varese, ma tornano qui per giocare e si portano dietro anche altri ragazzi da Malnate e Tradate. Qualcuno ci dà una mano nella gestione dell’oratorio, un ragazzo ha partecipato all’oratorio estivo come educatore, altri hanno collaborato all’organizzazione della festa patronale. Ci sono state difficoltà, non posso negarlo, soprattutto con la lingua: parlano tutti inglese, nessuno di loro avrebbe voluto fermarsi in Italia, ma proseguire il viaggio verso la Gran Bretagna o il Nord Europa. È però una bella esperienza, al di là dei dubbi iniziali: i ragazzi hanno fatto gruppo, sono educati e rispettosi, in giro sui campi non ci sono stati mai attimi di tensione o atteggiamenti razzisti, anzi. Anche loro si comportano bene, il loro atteggiamento di sicuro aiuta a mantenere alto lo spirito proprio del Csi».
«I ragazzi hanno tutti tra i 20/21 e i 27/28 anni – spiega l’allenatore della squadra, Virgilio Magri -. Dobbiamo dire grazie al Comune e alla parrocchia, a don Gaetano in particolare che ha creduto a questo progetto di accoglienza. Giocando a calcio le differenze si appianano, in campo si è tutti uguali, le diversità e le diffidenze reciproche vengono abbattute: è un momento fondamentale di condivisione e svago per chi ha un passato difficile alle spalle e un presente di sicuro non semplicissimo. Non ci sono fenomeni, ma sono tutti ragazzi che si impegnano e dimostrano attaccamento alla squadra e voglia di fare bene: rispettano regole, orari, ruoli, al di là del risultato, che conta, ma non è fondamentale».
E così Taiwo, Omotosho, Emeke e tutti gli altri possono giocare e divertirsi con i loro coetanei italiani, dimenticando i problemi e la lunga trafila per essere riconosciuti come asilanti. Il legame con la squadra è dato dall’esperienza di Bode, il capitano della stagione 2017/2018: non trovando lavoro in Italia, ha deciso di tornare a casa in Nigeria dalla sua famiglia. Il rimpatrio era stato fissato per inizio aprile, ma lui ha chiesto una proroga di un mese per poter finire il campionato con il suo Csi Gurone: una dimostrazione di affetto e legame che non dimenticherà nessuno.