Non è stata la guerra a fermare il falò, non sarà certo un invisibile virus a farlo. Ormai è quasi un anno che siamo congelati da questa pandemia che, a differenza nostra, non dà segni di cedimento, ma forse in tutti questi mesi costretti in casa possiamo trovare anche dei lati positivi: l’ultimo dei quali il tradizionale falò di Sant’Antonio che al contrario di quel che si credeva è stato acceso anche quest’anno.
Abbiamo dovuto imparare ad adeguarci alla situazione e girarla a nostro vantaggio: stare chiusi in casa è diventato un buon pretesto per passare più tempo con i familiari, non potersi spostare di casa ci ha permesso di riscoprire la passione per la lettura, per la cucina o semplicemente l’occasione di prenderci cura di noi stessi, però non si poteva proprio fare a meno del falò! Così il 16 gennaio come di consuetudine l’associazione Monelli della Motta ha organizzato tutto il necessario per un Sant’Antonio un po’ alternativo: nessuna bancarella o zucchero filato, niente code interminabili per prendere salamella e patatine da mangiare scaldati dal fuoco, nessun biglietto dei desideri da bruciare di persona e neanche la sensazione del calore che scalda l’anima. Quest’anno abbiamo assistito al falò dai comodi divani delle nostre case, scaldati solo da coperte e dal camino invece che da vere fiamme, una tradizione spostata in streaming dove abbiamo potuto apprezzare l’affascinante spettacolo della pira solo con gli occhi.
Come ogni anno ci siamo preparati, dopo mangiato ci siamo diretti davanti al computer come se cercassimo di farci spazio tra la calca di persone per avvicinarci sempre di più alla legna, ci siamo connessi davanti alla piazza come se fossimo stati realmente lì e finalmente come ogni anno la pira è stata accesa, crepitante e scoppiettante proprio come sempre ma in modo differente. Suonano le campane per nascondere il silenzio totale che per la prima volta avvolge piazza Motta e si scorgono i pompieri passare davanti all’obiettivo senza fermarsi a raccogliere i biglietti dei desideri dalle mani delle persone. Siamo riusciti a salvare la nostra tradizione, l’edizione 2021 del falò sarà raccontata nel corso degli anni con un ricordo triste, freddo come è stato perché sappiamo che il vero calore della festa non è sprigionato dal fuoco, ma dalle persone che lo circondano.
Valentina Gelati
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