Cinquecento opere per documentare il centenario della “principale avanguardia culturale italiana del Novecento”.
Considerazioni di un Pittore:
1)- La mostra è un labirintico tunnel oscuro CLAUSTROFOBICO, senza luce naturale e con una pessima illuminazione artificiale delle opere (alcune illuminate da una parte, altre oscure del tutto…)
2)- Ingresso 9 euro; audioguide 5 euro; catalogo 36 euro……niente “saldi” e niente sconti per Pittori.
3)- Si parte con quello che era rimasto in Italia dopo la grande stagione del Rinascimento fino al Tiepolo…..una Pittura ancora abbastanza vigorosa e autentica come quella simbolista di Previati, sociale di Pelizza da Volpedo e divisionista di Severini, Boccioni, Balla…..
4)- Si va avanti con Marinetti, il Dinamismo Plastico e l’Arte Meccanica, teorizzando la distruzione del passato (tutto insieme), per adorare il nuovo “idolo”: il culto della macchina, la tecnica, l’azione, l’industria e la velocità……pian piano perdendo quel poco che era rimasto del “mestiere del pittore”, a favore di lavori sempre più leggeri, approssimati, ripetitivi e “industriali”.
5)- In Architettura la “città nuova” si lancia ingenuamente in verticale, verso strutture complesse a più piani per folle di anonimi produttori e consumatori intruppati e intrappolati dalle macchine, dal cemento armato, dal ferro, dal vetro e quant’altro……..per sostituire “il legno, la pietra e il mattone”!!!!!.
6)- E si arriva, alla fine della mostra, ai famosi “anni ’60”, con gli ultimi avanguardisti, potremmo dire “autentici”: Fontana e Burri (mancava Piero Manzoni). Da lì in avanti inizia, come sappiamo, il lungo cammino dell’APPARENZA, che arriva fino ai nostri giorni: la mostra finisce praticamente con la fine della Pittura come linguaggio. Chissà, forse semplificando abbastanza il problema potremmo anche concludere che quello che viene chiamato “il principale movimento d’avanguardia culturale italiana del Novecento“, ha aiutato e contribuito potentemente a traghettare gli italiani verso l’aria fritta.
E’ stato un percorso che non ha saputo cogliere dal movimento, dalle nuove tecniche e dal superamento della prospettiva rinascimentale le potenzialità espressive implicite per nuovi orizzonti delle Arti Plastiche: tutto si è risolto in una “rivoluzione” sulla superficie della tela, arte per l’arte, arte per l’estetica, formalismo effimero…..esperienze mentali e individualistiche dell'”artista genio”, ormai “liberato” anche dalla dignità del proprio mestiere…..(molte le eccezioni conosciute e sconosciute, dagli anni 30 in avanti….ma che con il Futurismo ormai non hanno niente a che vedere, a partire dallo stesso Sironi, a Morandi, a Giuseppe Ar, ad Arturo Tosi, a Gajoni, Annigoni, De Chirico, Trovarelli, Guttuso, Scipione ecc……ecc.)
Comunque….: ben altri e più professionali risultati ha prodotto l’esperienza avanguardista degli anni ’20, di artisti come Josè Clemente Orozco o David Alfaro Siqueiros per i quali, per esempio, il dinamismo parte dall’essere umano che non è più immobile di fronte “al centro del quadro” (come sostenevano i Futuristi)…..ma un individuo che percorrendo uno spazio trasforma visivamente il suo intorno, e perciò “si trasforma” in un essere attivo e creativo, permanentemente in “co-autore” dell’opera su scala urbana. Da lì le DEFORMAZIONI DINAMICHE POLIANGOLARI, I CONI OTTICI, IL MURALISMO CINEMATOGRAFICO, LA INTEGRAZIONE PLASTICA ecc. ecc…..infine concettualmente un’Arte Integrata, Pubblica, Democratica e aperta verso un futuro umano per la umanità!
Sergio Michilini 22-02-09