IL GIARDINO DEI TAROCCHI

01Vicino a Grosseto, tra Toscana e Lazio, tra gli arbusti della Maremma e di fronte al mare…..  questa opera d’arte è DAVVERO IMPRESSIONANTE: vale la pena , almeno una volta nella vita, di andare a vedere questo GIARDINO DEI TAROCCHI, che è forse l’opera d’arte più grande e trascendentale realizzata negli ultimi decenni in Italia…..e poi il posto è bello: sulla strada delle vacanze, una sosta qua a Capalbio non ci stà male.
2L’Artista che ha inventato e realizzato questo suo sogno ambizioso è Niki de Saint Phalle, nata in Francia nel 1930 e vissuta tra questo paese e gli Stati Uniti. Come Artista è diventata famosa agli inizi degli anni ’60 sparando su dipinti e palloncini riempiti di colori che, esplodendo, realizzavano l’Opera d’Arte (che casualità questi anni ‘60, vero?…vedi questo stesso BLOG nella Categoria “Paguro Bernardo“).

Ad ogni buon conto, frequentando l’alta borghesia dei due continenti, alla fine la nostra cara Niki è riuscita a convincere Marella Agnelli (moglie di Gianni Agnelli Fiat) di aiutarla a realizzare questa opera ispirata dichiaratamente al Parco Guell di Gaudì a Barcellona e, in 17 anni di lavoro, insieme ad amici, operai e artigiani ha realizzato questi tarocchi mastodontici che potete adocchiare su questi siti:

http://www.nikidesaintphalle.com/
http://www.provincia.grosseto.it/tarocchi/tarocchi_hm.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Giardino_dei_Tarocchi

3In questa grande opera ci sono lati estremamente positivi ed altri estremamente negativi.

I lati positivi vanno ritrovati:
1)- nel CORAGGIO sia da parte degli artisti Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, che dei mecenati Marella Caracciolo Agnelli (moglie di Gianni Agnelli Fiat) e dei suoi fratelli Nicola e Carlo nell’immaginare e creare una opera d’arte di queste dimensioni…..in una situazione italiana di decadenza, provincialismo e mediocrità come quella in cui stiamo vivendo da ormai non sappiamo quanti decenni.

2)- nella qualità professionale delle opere, nei dettagli, nelle rifiniture: un vero esempio di AMORE PER IL MESTIERE di fare arte….attitudine quasi in estinzione nel nostro tempo, sia a livello didattico che produttivo/creativo, ed assolutamente penalizzata dall’eccellentissimo “Sistema Internazionale dell’Arte Contemporanea”.

3)- nella volontà di integrare nuovamente le Arti Maggiori: Pittura, Scultura e Architettura, da secoli ormai espressioni divorziate tra di loro e conseguentemente deprofessionalizzate e anchilosate.

4)- nella metodologia del “lavoro d’equipe”, concretizzato nella collaborazione tra Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely, amiche e amici e, per quanto siamo riusciti ad appurare, nell’adeguato e corretto rapporto umano con i circa 15 tecnici e lavoratori che hanno eseguito l’opera.

4I lati negativi:
1)- Ci sembra che l’insieme delle opere non si integrino per niente con la Storia e la Cultura dell’Italia, né con l’intorno naturale e paesaggistico del territorio toscano/laziale. Forse questa opera avrebbe potuto integrarsi meglio in Florida o in California…perché in effetti ricorda abbastanza gli ambienti di Disneylandia o di Hollywood.

2)- nonostante i colori vivaci, le forme esuberanti ed arrotondate, la acrobatica fantasia, l’insieme quasi da centro giocoso e infantile….il tutto emana piuttosto un senso di MALINCONIA, ANGOSCIA, TRISTEZZA. L’ingresso disegnato da Mario Botta, con una muraglia bucata è bruttissimo, e non ci pare che una angosciosa muraglia giustifichi la sua innocente intenzione di separare il mondo esterno da quello interno del Giardino. E poi il percorso si snoda in una artificiosità totale e avvolgente…con una desolante aria di morte…di mancanza o fine della vita, di trionfo della Morte sulla Vita. L’appartamento, all’interno del Tarocco della Imperatrice, dove Niki de Saint Phalle ha vissuto per 10 anni, pieno di mosaici con specchi è di ghiaccio, freddo, inquietante…sembra l’interno di una bara.  E’ la fine, il canto del cigno, l’apoteosi del nulla fuori dal tempo e dall’uomo.

Alla fine tutto il Giardino è in contrasto stridente, in guerra permanente contro la natura…..nonostante i materiali e le tecniche, la sensazione della plastica (soprattutto nelle sculture lisce di vetroresina), di materiale sintetico, di artificiale e artificiosità è abbastanza predominante , e questo crediamo che sia il grande limite che si è costruita la cultura americana….sempre meno autenticità e sempre più apparenza e artificiosità.

Cara Niki, sei scivolata sulla “buccia di banana”:  GAUDI’ è tutt’altra cosa … comunque,  lo stesso, complimenti e……: viva Niki de Saint Phalle che, almeno, ha tentato con così grande impegno di dimostrarci che ”il mondo va visto come una opera d’arte, punto di partenza e di approdo di ogni percorso, sia artistico che individuale”…….

……..(lei, intanto, è andata avanti, nel 2002, e le sue ceneri sono state sparse nell’oceano)

Complimenti anche ai Caracciolo e Agnelli che, con i soldi e contributi del popolo italiano, hanno avuto la saggezza di restituirne una piccola parte per arricchire il Patrimonio Artistico Nazionale e della umanità.

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