La futilità dei viaggi spaziali

Il 20 luglio 1969 Neil Armstrong, messo piede sulla Luna, pronunciò forse la più grande stupidità del secolo scorso: “Questo è un piccolo passo per un uomo ma un grande passo per l’umanità”. Ce lo racconta bene, questo futile evento della umanità, Giuseppe Gorlani nell’interessantissimo articolo che riproduciamo qua sotto.

Io il 20 luglio 1969 stavo nel pianeta Firenze: avevo fatto la scelta radicale e definitiva di viaggiare nella Galassia dell’Arte. Ci stavamo preparando per gli esami di ammissione all’Accademia e di quel giorno ricordo sicuramente e molto bene l’unico alimento di sopravvivenza di quei tempi, il panino con la trippa e il bicchiere di vino che mi comprava l’amico Gianfranco appena arrivava, tutti i giorni, da Pontedera. E questo contrasto tra la Luna e il Panino me lo sono ritrovato anni dopo, nelle parole del bellissimo poema LA TERRA E’ UN SATELLITE DELLA LUNA del leggendario poeta nicaraguense Leonel Rugama, che riporoduciamo con la sua traduzione all’italiano.


In quel tempo io solamente intuivo della stupida corsa allo “spazio” intrapresa da USA e URSS e, in questo senso è illuminante l’articolo di Margherita Hack (qua sotto). Oggi ne sappiamo qualche cosa in più: tutta questa storia dei viaggi spaziali non servono a risolvere i problemi della umanità, ma SONO IL PROBLEMA della umanità: sono la punta dell’ iceberg di un cammino di CRESCITA, di SVILUPPO e di PROGRESSO FALLIMENTARI. Il “Full-spectrum dominance” (dominio dell’intero spettro) prevede anche il controllo dello spazio extratmosferico e dello spettro elettromagnetico  ed è parte di un disegno imperiale che, nel nostro microcosmo quotidiano, vediamo prendere forma con le invenzioni del “terrorismo” e del “debito”….cioè PAURA, PRECARIETA’ e CONTROLLO….altro che scienza al servizio dell’uomo!

LA FUTILITA’ DEI VIAGGI SPAZIALI
di Giuseppe Gorlani – 30/08/2012
Fonte: Arianna Editrice

Leggo sempre con attenzione gli articoli di Massimo Fini, di cui apprezzo l’intelligenza e l’indipendenza di pensiero. In genere condivido quanto scrive, ma nell’articolo “L’ultimo uomo sulla terra” (www.ariannaeditrice.it) c’è una sfumatura sulla quale dissento: «Sì, è vero, l’abbiamo guardato tutti, in quella magica notte del 20 luglio 1969, l’approdo del primo uomo sulla Luna»; ebbene, non è vero che “tutti” si trovassero davanti alla televisione ad ammirare il patetico evento dell’allunaggio americano. Non so quanti giovani disertarono volutamente lo storico appuntamento, ma quel che posso dire con certezza è che personalmente non lo guardai.

Nonostante a quei tempi avessi 23 anni, mi era già chiaro come lo strumento televisivo non potesse che veicolare falsi miti e menzogne. La modernità si era ormai pienamente manifestata, anche se non aveva ancora raggiunto gli esiti disastrosi attuali, e chi aveva orecchie per intendere ne poteva percepire il ghigno distruttivo, nichilista ed agnostico, invano occultato dalle numerose maschere del buonismo evolutivo e democratico.

A quei tempi stavo giusto terminando un volumetto di prose poetiche intitolato “Anatema”, che rimase inedito per diversi lustri; nell’ultimo capitolo, il XVI, scrivevo:
«Giornali, televisioni, città, cartelli, mamme con i loro bambini, bambini con i loro giocattoli, alcune lucertole impiccate per gioco ai bordi dell’autostrada, le storie truccate che si trovano scritte sui libri delle scuole, prigioni dell’intelligenza, e il basso, torbido sguardo dell’uomo che è tanto più feroce quanto più vasto è il suo ignorare: caleidoscopio di crudeltà inimmaginabili entro cui vago trattenendo il respiro, talvolta crollando esasperato dall’insopportabile fermezza di questo sapere, ma sempre a cavallo della lama del sangue che viene sottinteso o taciuto, o addirittura bandito dalla tavola dell’onesto. […]
Rinnego totalmente l’occidente, questa parte del mondo in cui regna la fretta e dove gli uomini vivono le proprie vite come carni da macero e dove capelloni, vecchi, studenti, impiegati, ladri, poeti, prostitute e signore, tutti quanti insieme, non sanno far altro che esultare e abbracciarsi perché due stronzi camminano sulla luna.
Rinnego senza esitare «l’Europe aux anciens parapets», quest’insondabile e vecchio animale dove solo con estrema fatica possono, di tanto in tanto, crescere vagabondi straccioni illuminati; patria di centenarie generazioni d’ombra, su di essa io sputo e sopra la sua carcassa di vecchie e ridicole glorie, in attesa di andarmene lontano».

Il “lontano” mi si sarebbe rivelato di lì a poco nella forma dell’attracco, propiziato da alcuni viaggi in India, ai moli felici della metafisica upanishadica e della atemporale sapienza shivaita.

Mentre la televisione trasmetteva l’allunaggio, stavo passando davanti al bar di Giavotto, in piazza De Ferraris, a Genova, e mi colpì l’entusiasmo pressoché unanime di contestatori e contestati, di anticonformisti e conformisti. Alcuni anni prima, non so quale imbecille, dopo aver elencato dal piccolo schermo le “eccelse” mete a cui scienza e tecnologia ci avrebbero permesso di accedere entro tempi brevi, concluse osservando: «Ora si tratta di stabilire se l’uomo dovrà accettare di rimanere un piccolo uomo in un grande universo, o se sceglierà di essere un grande uomo in un piccolo universo». Quale bestialità! Qualunque persona, dotata di un minimo di capacità filosofica,
può benissimo comprendere come la conoscenza universale non possa essere racchiusa entro le categorie quantitative del “grande” o “piccolo”; ridurre la conoscenza entro tali angusti confini equivale alla pretesa di svuotare l’oceano con un ditale, rinnegando l’unica vera Conoscenza, per la quale solo l’Assoluto conosce l’Assoluto. Non si tratta quindi di “diventare” questo o quello, bensì di svelare l’Essere che si È.

Basta la semplice logica per far cadere la prosopopea acefala dello scientismo moderno. Ma siamo nell’Era Oscura: al toro del Dharma è rimasta una sola zampa sana e l’intelligenza degli uomini si è ridotta di tre quarti; le facoltà intellettuali si sono talmente atrofizzate da indurre i più a scambiare il peggiore tra gli inferni come un paradiso e la decadenza estrema come progresso ed evoluzione.

L’uomo fisico è costituito di aria, acqua, terra, fuoco ed etere ed è vincolato alla Terra che lo nutre col suo cibo. Per tale uomo la Terra rappresenta lo “stato dell’Essere” imprescindibile, al quale appartiene. Violentare una simile realtà significa produrre una tecnologia tanto sofisticata quanto effimera, dagli effetti collaterali devastanti per la vita sul pianeta. Eppure, proprio nei giorni scorsi, Charles Bolden, esponente della Nasa, non si è peritato di mandarci da Marte il seguente messaggio, registrato sulla Terra: «Curiosity porterà vantaggi anche sulla Terra e ispirerà una nuova generazione di scienziati ed esploratori per preparare la strada a una missione umana su Marte in un futuro non troppo lontano».

Ma quali vantaggi ci potrà mai portare l’esplorazione spaziale perpetrata con mezzi tecnologici? Ne trarremo qualche beneficio al momento della morte? E, mentre siamo vivi, essa ci darà maggiori agi, concordia, serenità, equilibrio, bellezza? Dopo tanta Storia alle spalle, l’uomo occidentale non ha ancora realizzato che i traguardi proposti dal sapere quantitativo sono vuoti, dei puri nulla? Assai più saggio e intelligente è l’uomo che, riguardo al contingente, pratica la norma del trovare una misura in tutte le cose (Est modus in rebus) e, riguardo all’Ineffabile, dedica le proprie migliori energie al perseguimento del significato essenziale. L’uomo antico possedeva codesta sapienza discriminativa in misura assai maggiore rispetto a quello moderno; da ciò non si deve tuttavia dedurre che sia auspicabile aggrapparsi all’“antico”, né tantomeno protendersi verso il “nuovo”, bensì focalizzarsi sul Permanente: quel Dao (vuoto, dal punto di vista mentale) che riempie tutte le cose, trascendendole, o, per dirla con Platone, quel Sommo Bene senza la consapevolezza del quale l’esistenza umana precipita nel non senso.

Tra l’altro, quale rappresentante della specie umana la nostra “civiltà” pretende di mandare sulla Luna o su Marte? Per quanto mi riguarda, non ho dubbi sul fatto che si tratti del più ottenebrato tra gli ottenebrati, un uomo, cioè, che, pur privo di intelligenza ontologica e di orientamento sapienziale, si erge a mensura dell’universo e ad exemplum per tutti.

Da quanto detto si ricava che tutti i discorsi apologetici – che in questi giorni affollano i media – sulle più recenti conquiste spaziali sono stupidaggini, fumo negli occhi, il cui fine è quello di distogliere gli stolti dalle vere questioni essenziali: ecologiche, politiche e metapolitiche. Per contro, la sapienza esoterica insegna che l’ánthropos può oltrepassare l’atmosfera terrestre e viaggiare nell’Universo solo sub specie interioritatis, utilizzando veicoli diversi da quello fisico.

Tornando all’articolo di Fini, leggiamo ancora: «Si, è vero, lo abbiamo seguito tutti quell’evento (un vero “evento”, non un concerto di Zucchero) con trepidazione e quell’eterna illusione che accompagna sempre l’uomo, indispensabile a nascondergli la tra-gicità dell’esistenza. Una prima incrinatura, quasi uno stridore, si avvertì quando Neil Armstrong, messo piede sulla Luna, pronunciò la famosa frase: “Questo è un piccolo passo per un uomo ma un grande passo per l’umanità”. Ma come, tu sei sulla Luna, vedi la Terra da lì e le stelle e l’Universo come nessun uomo le ha mai viste, devi essere preda di un’emozione violentissima, e te ne esci con una simile stronzata?».

A quanto pare lo sguardo del giovane Fini non era poi tanto annebbiato dall’entusiasmo collettivo se sapeva cogliere nell’evento una nota illusoria e, soprattutto, in perfetta consonanza con la citazione di “Anatema”, l’estrema stupidità e falsità della frase dell’astronauta.

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LEONEL RUGAMA (Nicaragua1949-1970)
LA TERRA E’ UN SATELLITE DELLA LUNA

L’Apollo 2 costò più dell’Apollo 1
l’Apollo 1 costò abbastanza.

L’Apollo 3 costò più dell’Apollo 2
l’Apollo 2 costò più dell’Apollo 1
l’Apollo 1 costò abbastanza.

L’Apollo 4 costò più dell’Apollo 3
l’Apollo 3 costò più dell’Apollo 2
l’Apollo 2 costò più dell’Apollo 1
l’Apollo 1 costò abbastanza.

L’Apollo 8 costò un sacco, ma non si avvertì
perché gli astronauti erano protestanti
e dalla luna lessero la Bibbia,
meravigliando e rallegrando tutti i cristiani
e al ritorno il papa Paolo VI li benedì.

L’Apollo 9 costò più di tutti gli altri insieme
insieme all’Apollo 1 che costò abbastanza.
I bisnonni della gente di Acahualinca avevano meno
fame dei nonni.

I bisnonni morirono di fame.
I nonni della gente di Acahualinca avevano meno
fame dei padri e delle madri.
I nonni morirono di fame.
I padri e le madri della gente di Acahualinca avevano meno
fame dei figli della gente di laggiù.
I padri e le madri morirono di fame.

La gente di Acahualinca ha meno fame dei
figli della gente di laggiù.
I figli della gente di Acahualinca non nascono per
fame,
e hanno fame di nascere, per morire di fame.
Beati i poveri perché di essi sarà la luna.

LA TIERRA ES UN SATÉLITE DE LA LUNA

El Apolo 2 costó más que el Apolo 1
el Apolo 1 costó bastante.

El Apolo 3 costó más que el Apolo 2
el Apolo 2 costó más que el Apolo 1
el Apolo 1 costó bastante.

El Apolo 4 costó más que el Apolo 3
el Apolo 3 costó más que el Apolo 2
el Apolo 2 costó más que el Apolo 1
el Apolo 1 costó bastante.

El Apolo 8 costó un montón, pero no se sintió
porque los astronautas eran protestantes
y desde la luna leyeron la Biblia,
maravillando y alegrando a todos los cristianos
y a la venida el papa Paulo VI les dio la bendición.

El Apolo 9 costó más que todos juntos
junto con el Apolo 1 que costó bastante.
Los bisabuelos de la gente de Acahualinca tenían menos
hambre que los abuelos.

Los bisabuelos se murieron de hambre.
Los abuelos de la gente de Acahualinca tenían menos
hambre que los padres.
Los abuelos murieron de hambre.
Los padres de la gente de Acahualinca tenían menos
hambre que los hijos de la gente de allí.
Los padres se murieron de hambre.
La gente de Acahualinca tiene menos hambre que
los hijos de la gente de allí.
Los hijos de la gente de Acahualinca no nacen por
hambre,
y tienen hambre de nacer, para morirse de hambre.
Bienaventurados los pobres porque de ellos será la luna.

Margherita Hack racconta la verità sull’allunaggio di Armstrong

Era il 20 luglio del 1969. Successe alle 22:17:40 ora italiana. Il Paese e il resto del mondo rimasero incollati davanti agli schermi, increduli. Il modulo lunare “Eagle”, distaccatosi dal “Columbia”, allunò. Dopo sei ore e mezza, quando il fuso di Roma segnava le 4:57, l’astronauta Neil Armstrong fece il “grande passo per l’Umanità” marcando l’impronta del piede dell’Uomo con le sue PLSS, le scarpe lunari. Da allora tante cose sono cambiate, il mondo è cambiato. La “Guerra fredda”, motore della corsa che portò sulla Luna, non c’è più e, due giorni fa, il comandante della storica missione Armstrong si è spento a Cincinnati, nell’Ohio. In questi anni oltre alle ombre proiettate dalli astronauti sul suolo lunare, si sono sollevate ombre in merito alla veridicità della missione, attribuita ad una messinscena allestita in uno studio televisivo. In occasione della scomparsa di Armstrong, l’Avanti! ha intervistato la professoressa Margherita Hack che racconta l’emozione di quel giorno e fa luce una volta per tutte sulla misteriosa vicenda svelando le prove che smentiscono le teorie del complotto.

Professoressa, cosa ricorda di quella sera?

Mi fermai a Firenze a casa del babbo per vedere l’allunaggio e siccome lui non aveva mai voluto comprare un televisore ci si adattò con un televisorino portatile che comprammo per l’occasione. Ricordo che, in realtà, si vedeva poco: vedevamo delle ombre scure sul bianco lunare, anzi quasi le “indovinavamo” più che vederle chiaramente. Ma fu comunque una forte emozione, si aveva la sensazione di vivere un avvenimento storico.

Come avete vissuto un avvenimento così innovativo per l’epoca?

Bah, fu una parabola più che un avvenimento inaspettato. Tutto era cominciato nel ’57 quando si vide lo Sputnik in orbita. Poi nel ’61 l’astronauta Gagarin effettuò il volo spaziale e fu un’altra conquista importante che segnò un passaggio storico. Pochi lo ricordano, ma alcuni anni dopo, sempre una astronave sovietica, circumnavigò la Luna e ci regalò le prime immagini della sua faccia nascosta. Infine arrivò l’allunaggio che rappresentò anche un rivincita degli Stati Uniti nei confronti dell’Unione Sovietica.

L’allunaggio portò anche a risultati scientifici oppure si trattò di un fatto principalmente emotivo da inquadrare nella “corsa allo spazio” dei due blocchi?

Ha portato ad importanti risultati nel campo scientifico e tecnologico. Innanzitutto è stata una prova fondamentale per studiare e mettere a punto i sistemi di allunaggio. Da allora la tecnologia di discesa e salita ha fatto dei grossi progressi. Anche dal punto di vista scientifico la conoscenza di corpi celesti in loco ha comportato dei progressi negli studi e nella maniera di pensare allo spazio.

In questi anni sono circolate numerose teorie che mettono in dubbio la veridicità dell’avvenimento. Quali prove ci sono che l’allunaggio sia avvenuto davvero?

Sinceramente sono tutte stupidaggini. Sulla Luna ci sono andati davvero, ci sono varie prove. Oltre ai sassi che hanno riportato dietro e che hanno una composizione isotopica diversa da quelli della Terra, gli astronauti lasciarono anche uno specchio sul suolo lunare che permise di misurare la istanza esatta della terra dal nostro satellite attraverso il tempo impiegato da un raggio laser che veniva riflesso da quello specchio.

Perché non si è mai tornati né sulla Luna né su di un altro pianeta?

Sulla Luna naturalmente non avrebbe senso. Andare su un altro pianeta, Marte ad esempio, sarebbe una grande avventura umana ma, sinceramente, non ha molto senso scientifico. Si possono fare gli stessi rilievi con i robot con costi molto più contenuti e senza rischi per gli esseri umani.

Come immagina e come sogna il futuro delle esplorazioni spaziali?

Il futuro dell’esplorazione spaziale non andrà più in là del Sistema solare perché le distanze sono enormi e i tempi non sono alla portata degli esseri umani. Parliamo di centinaia di anni se si potesse viaggiare alla velocità della luce, quindi se solo riuscissimo a viaggiare a 1/100 di essa parleremmo di migliaia di anni. Si dovrebbero creare navi spaziali in grado di ospitare comunità umane che si riproducono, o di uomini ibernati. Insomma, parliamo di scenari poco credibili.

La quantistica è in grado di fornire soluzioni che vadano al di là della Relatività, permettendo di viaggiare a velocità “frattali” attraverso il reticolo dello spazio-tempo?

Ad oggi sono solo fantasie.

Roberto Capocelli  http://www.avantionline.it

8 pensieri su “La futilità dei viaggi spaziali

  1. Quella “stupidità” generò i navigatori satellitari. Generò Internet, proprio lo strumento che le permette di criticare così aspramente l’impresa. E contribuì non poco alla fine della Guerra Fredda, come confermano le biografie degli ingegneri spaziali russi. Si resero conto di non poter competere. La foto della Terra vista dalla Luna fu il simbolo dietro il quale si formò il movimento ecologista. Scusi se è poco.

    Considera “stupida” la Gioconda? Non ha aiutato nessuno. Non ha salvato una singola vita umana, sfamato un solo bambino.

    Forse è più facile sminuire la grandezza, il coraggio e l’ingegno degli altri che apprezzarli. Evita di doversi guardare allo specchio e dire “Ma io, nella vita, cos’ho fatto di utile e meraviglioso?”

    Francamente non capisco questo astio nei confronti di un’esplorazione che a noi non è costata un soldo (e agli americani è costato quanto 15 mesi di guerra in Iraq). C’è ben altro, al mondo, che si può criticare.

    Cordiali saluti

    Paolo Attivissimo

  2. concordo in toto con Paolo Attivissimo,è proprio vero che il sonno della ragione genera mostri.Ci sono poche cose di cui l umanità in toto dovrebbe vantarsi in toto e l allunaggio è uno di questi.vergognatevi

  3. Gentile sig.Paolo Attivissimo, grazie per il suo commento…direi piuttosto leggero rispetto alle argomentazioni di Giuseppe Gorlani, Margherita Hack e Leonel Rugama pubblicate in questo Post (soprattutto il poeta dovrebbe suggerirle qualche dubbio su queste “conquiste della umanità”).Il problema forse va posto in modo differente. E poi…non esageriamo:Nikola Tesla ai suoi tempi aveva già inventato parecchie di queste cosette….e la Gioconda da da mangiare ancora oggi, direttamente o indirettamente, a migliaia di famiglie in Francia e nel mondo….e, giustamente, come lei dice, agli americani, a tutti gli americani, sono costati e costano tantissimi sacrifici, miseria, dolore e sangue mantenere i capricci, i consumi e le futilità dei governanti degli Stati Uniti (all’epoca della Luna quasi tutto questo continente era dominato da Dittature atroci). La saluto cordialmente Sergio Michilini

  4. “Nikola Tesla aveva inventato quasi tutto cio’ che lei menziona” No, questa è una bufala che lei poteva evitare con una sbirciatina a Wikipedia. Tesla ha molti meriti, ma non togliamoli ai veri inventori dell’astronautica: Tsiolkovski, von Braun, Goddard, Korolev e tanti altri.

    “la Gioconda da da mangiare ancora oggi, direttamente o indirettamente, a migliaia di famiglie in Francia e nel mondo”. Anche il programma Apollo ha dato da mangiare a 400.000 famiglie dei tecnici che vi lavorarono. I loro figli hanno costruito Internet e l’economia digitale. Il ritorno economico è molto superiore rispetto a una Gioconda.

    Ma c’è un ritorno che non si misura in denaro: quanto vale dare a un’intera generazione un esempio di cosa sa fare l’uomo quando s’impegna e depone le armi? Quanto vale un sogno?

    Fatto su cui riflettere: l’intero programma spaziale americano è costato al contribuente quanto venti pacchetti di sigarette l’anno. Ogni anno gli Stati Uniti spendono in campo militare tre volte l’intero progetto Apollo. Direi che sarebbe meglio criticare queste spese di distruzione invece di quelle positive della scoperta e dell’esplorazione.

    Un’ultima considerazione: spesso si criticano i viaggi lunari dicendo che sottraggono soldi alla risoluzione dei grandi problemi del mondo. Allora smettiamo di andare sulla Luna e i problemi si risolveranno.

    Abbiamo smesso di andare sulla Luna 40 anni fa, ma i problemi sono ancora lì. Forse le cause sono altrove.

    Cordiali saluti
    Paolo Attivissimo

  5. Devo dire che i commenti di Attivissimo sono stupendi. Non riesco assolutamente a capire chi cazzarola paga certa gente. Ahahah manco in un fumetto si può rappresentare gli Usa così. Unici !
    Siamo in piena fantascienza. E la scienziata dice: tornare sulla Luna o andare su Marte ? Non avrebbe senso ! Aahahahah !

  6. Mi diverte sempre leggere articoli come questo.
    Classico esempio di lungimiranza che “punta” a “fra 10 minuti”.

    L’Esplorazione Spaziale e l’arte sono a mio parere gli unici campi dove oggi è possibile bypassare totalmente differenze di ideologia, cultura, religione e politica (non ho mai visto USA, Cina e Russia collaborare attivamente fra loro se non in campo spaziale a prescindere da chi è al governo).
    Persone che dedicano la loro vita a dare risposte a quesiti apparentemente “inutili” nel mondo “reale” ma a cui dobbiamo, come giustamente sottolineava Paolo Attivissimo, alcuni dei più grandi progressi tecnologici del nostro tempo.

    E questo perchè? Non per un mero ritorno economico (ci sono modi più semplici per appropriarsi di fondi che non spedire una sonda a 6.000.000.000 di km dalla Terra) ma semplicemente perchè questi ricercatori sono quei bambini che non si sono mai lasciati soddisfare da un adulto che alle loro domande rispondeva “non lo so”.

    Grazie a questi signori abbiamo imparato che quando si esplora l’ignoto fallire è possibile, anzi facile.
    E’ ancora più facile arrendersi e “puntare ad altro” – ma come è possibile, quando tutte le volte che puntiamo i nostri telescopi nel cielo non riusciamo a spiegarci nemmeno la metà di quel che vediamo?

    L’Esplorazione Spaziale sta facendo esattamente l’opposto di quanto lei riporta nell’articolo.
    Ci sta dimostrando (ogni giorno di più) che il nostro universo è tutto fuorchè antropocentrico, che nonostante le innumerevoli scoperte quotidiane, ad oggi, volenti o nolenti il nostro “palcoscenico” è la Terra e che è meglio che ce lo facciamo andar bene.

    Le consiglio vivamente di darsi un’occhiata a questo video

    https://www.youtube.com/watch?v=NtprJk93HfA

    Le parole che Carl Sagan ha potuto pronunciare grazie a questa “inutile” foto”, dal mio punto di vista valgono ogni singolo centesimo investito nella Ricerca Spaziale e se ben interpretate, sono in grado di mettere al proprio posto lunghe file di “saccentoni”…..

  7. Le ricerche spaziali e le relative spese, hanno senso quando sono finalizzate ad ottenere dei risultati la cui utilita’ sia prevedibile. Quindi ben vengano quando progettino missioni dedicate alla risoluzione di problemi o per l’attuazione di servizi. Ciò che mi irrita è vedere fior di scienziati e tecnici, correre dietro ad un sasso vagante nello spazio, alla ricerca delle origini della vita ! Possibile che ci siano governanti che forniscano a questi infantili progetti, le enormi cifre di denaro necessarie ? La missione Rosetta come ha potuto solleticare la mente di qualche essere ragionevole al punto da essere presa in considerazione ? Penso che quando la gente in generale sente parlare di conquiste spaziali, ne venga talmente affascinata da perdere ogni senso della realtà, un pò come quei disperati che dal radiotelescopio di Arecibo si aspettano di ricevere dallo spazio qualche risposta ai loro segnali. Ma che siamo tutti pazzi ?

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