Dipingere una cupola è sempre stato il sogno di tutti i pittori: il più bel dipingere sul più bello e perfetto degli spazi architettonici, sintesi estrema di copertura (finito) e di apertura (infinito) della casa dell’uomo.
All’inizio degli anni ’80 il sottoscritto pittore, e il Prof. Carli Bernardo restauratore, si lavorava in sodalizio in quel “Laboratorio di Restauro di Busto Arsizio”, che avevamo creato al lato della nostra attività di insegnanti del Liceo Artistico di quella città.
Quando nel 1982 iniziammo a lavorare al restauro completo dell’interno della Chiesa Santa Maria degli Angeli di Lonate Pozzolo ci trovammo subito di fronte ad una strana incongruenza architettonica: mentre tutte le volte e gli archi dell’edificio erano “a tutto sesto” (o semicircolari), la cupola era a “a sesto ribassato”, cioè fortemente “schiacciata”, e la cosa ovviamente non funzionava.
Pensammo subito che quella cupola doveva contenere un affresco che sfondasse otticamente lo spazio verso il cielo, come era d’uso nella iconografia delle chiese mariane, in particolare dedicate al tema dell’ “Assunzione”, a partire dal Correggio di Parma che, nei primi anni del 1500, realizzò le meravigliose cupole di Parma, per la prima volta usando lo “sfondato” libero e svincolato da partiture architettoniche (eliminando visivamente gli angoli e facendo scomparire la fisicità della struttura muraria), organizzando la composizione in funzione dei vari punti di vista, e risolvendo le deformazioni ottiche con audaci scorci prospettici delle figure (i personaggi, più che dipinti sull’intonaco sembrano librarsi nell’ aria).
Prima ancora di iniziare i restauri, installammo i nostri trabattelli (ponteggi mobili) e, con acrobatiche deambulazioni aeree, realizzammo un sondaggio sistematico su molti punti della superficie della cupola…ma purtroppo, sotto l’intonaco non c’era ssolutamente nessun affresco, niente di niente.
Probabilmente nei primi anni del 1600, quando venne ricostruita la Chiesa di Santa Maria degli Angeli , per qualche motivo i lavori vennero interrotti e l’affresco sulla cupola non venne mai realizzato.
Quindi, nel 1982, iniziando i lavori e per tutto il periodo dei restauri interni della chiesa, il tema centrale divenne sempre quello: che si fa con la cupola?…..visto che la ripulitura generale avrebbe messo ancora più in evidenza quella incongruenza del “sesto ribassato”?
Ne parlammo con il Signor Parroco e praticamente con tutti coloro che interattuavano con noi restauratori …..e ben presto iniziò a prendere forma la mia idea di realizzare un nuovo dipinto murale che, ovviamente, rispettasse la iconografia e la policromia di quel luogo.
Ovviamente non fu facile l’opera di convincimento…mentre il lavoro di restauro avanzava….
In quegli anni ormai avevo raggiunto la convinzione assoluta che un “rinascimento” dell’Arte Pubblica, degli Affreschi e delle grandi Pitture Murali integrate all’architettura pubblica e privata e agli spazi sociali a livello urbano, sarebbero stato il cammino appropriato per uscire dalla disastrosa situazione in cui si erano infilate le Belle Arti o Arti Plastiche a partire dagli anni ’60 (imperversava ormai l’incubo del “Sistema dell’Arte Contemporanea”, che negava la Pittura tout court come linguaggio espressivo….vedi il divertente capolavoro Alberto Sordi in visita alla Biennale di Venezia 1978 ).
Vari avvenimenti avevano lasciato il segno, in Italia, per questo nuovo cammino, come per esempio:
– La grande mostra del Tiepolo a Villa Manin, in Friuli nel 1971 “realizzata in occasione dei duecento anni dalla morte del pittore e destinata a segnare il punto di svolta nella sua fortuna critica”.
– La prima grande mostra antologica di David Alfaro Siqueiros e il muralismo messicano, dal novembre 1976 al febbraio 1977 in Orsanmichele e a Palazzo Vecchio di Firenze.
– La mostra del più grande affreschista latinoamericano José Clemente Orozco nel 1981 a Palazzo Pubblico di Siena.
– La conclusione dei restauri degli affreschi del Correggio nella cupola del duomo di Parma nel 1980, mantenendo i ponteggi per un mese dopo la fine dei lavori per permettere al pubblico di ammirare da vicino gli affreschi…che è stata una delle più sconvolgenti esperienze visive personali…..ecc. ecc.
Dai primi anni ’70 stavo lavorando, praticamente in modo ininterrotto, alla creazione di grandi opere di Pittura, Scultura e Ceramica in varie Chiese, Fabbriche, Scuole ecc. …e ovviamente la idea di dipingere UNA CUPOLA mi affascinava.
La prima idea per la Pittura Murale di Santa Maria degli Angeli di Lonate Pozzolo, ovviamente, prese avvio dal Correggio della Cupola del Duomo di Parma…e Maria Assunta, nel centro della cupola, è quasi la copia esatta di quel capolavoro.
Ma non volevo semplicemente aprire la cupola al cielo, svincolandomi dall’architettura seicentesca che stavamo restaurando….volevo che ci fosse anche la gente di oggi, le persone normali di tutti i giorni, del 1982, che stessero lì, a partecipare (chi più e chi meno) di quell’evento….. trasformato in “dogma cattolico da papa Pio XII il 1º novembre 1950”…solamente trentadue anni prima!
Mi venne in soccorso il mio caro maestro Francisco Goya degli affreschi di Sant’Antonio de la Florida di Madrid che avevo visto e studiato qualche anno prima.
Lì la cupola è aperta verso il cielo, ma la gente si affaccia in una ringhiera che presuppone una grande terrazza sul tetto della chiesa. Come se l’avvenimento fosse visto attraverso di un gigantesco oblò aperto sul soffitto dell’edificio.
Goya mi ha anche suggerito il susseguirsi di gruppi di figure, come blocchi tematici, lungo la ringhiera, e mi ha anche proposto la idea iniziale di una policromia ridotta al minimo, per rispettare il bellissimo spazio architettonico dell’edificio.
D’altra parte, architettonicamente, il Sant’Antonio de la Florida di Madrid è molto simile a Santa Maria degli Angeli di Lonate Pozzolo…e l’ideale sarebbe stato di dipingere non solo la cupola, ma anche tutti gli altri spazi disponibili (volte, lunette ecc,)…proprio come fece il nostro amato maestro spagnolo…..siamo ancora in tempo…chissà, un miracolo, e l’Italia cambia rotta…. e si rimontano i ponteggi!…..
Insomma, intanto che proseguivamo i lavori di restauro…le idee mi frullavano in testa….e gli studi e i bozzetti li facevo con la mente…mancandomi il tempo reale per dedicarmi a uno studio approfondito della composizione. Per ripulire le volte e la cupola una impresa di costruzioni ci aveva inalzato un gigantesco ponteggio…e ancora la decisione di dipingere la cupola non arrivava….
Finchè IL MIRACOLO: il Signor Parroco accetta la proposta…. più verbale che grafica (avevo potuto fare solo un piccolo bozzetto esecutivo e qualche studio rapido di qualche figura)….perchè il nostro lavoro di restauro era terminato e l’affitto del ponteggio era pagato per altri 10 giorni.
La condizione era proprio quella: il dipinto murale di 70 metri quadrati della volta doveva essere fatto senza eccedere di un solo giorno rispetto ai 10 stabiliti, dato che l’affitto dei ponteggi era carissimo. Inoltre ci si chiedeva di realizzare l’opera come parte integrante dei restauri, senza ulteriori modifiche del prezzo preventivato….praticamente il dipinto della volta non ha avuto nessun costo addizionale, anzi, i colori vinilici, pennelli e materiali vari sarebbero stati a nostro carico.
Ma l’avventura era troppo affascinante e la emozione era troppa per non accettare queste “piccole” condizioni.
Praticamente sono stati dieci giorni di lavoro ininterrotto, 24 ore al giorno….si dormiva e mangiava sui ponteggi . Dopo aver disegnato la ringhiera e abbozzato i primi gruppi di figure, nei primi due o tre giorni (e notti), ho capito che il tempo era troppo poco…l’emergenza era totale. Ho dovuto chiamare il collega Maurizio Governatori, che è immediatamente arrivato dalle Marche….(eravamo studenti dell’Accademia di Belle Arti a Firenze alla fine degli anni ’60, e tra di noi c’era un ottimo intendimento pittorico e professionale). Con non poche complicazioni da vertigine, Governatori si è installato in cima al ponteggio e, dopo una approfondita analisi e spiegazione dei problemi, del “senso” e dell’insieme del lavoro che stavo facendo, si è messo immediatamente all’opera.
La più grande difficoltà che avevamo di fronte era quella di dipingere figure enormi, a grandezza naturale, senza poter sapere cosa sarebbe poi successo una volta tolti i ponteggi e visto il lavoro nel suo insieme da lontano.
E l’altro inconveniente era di lavorare direttamente sul muro, senza disegni e studi preliminari. Molte figure che abbiamo dipinto erano di amici che si arrampicavano sul ponteggio e si fermavano a posare…altre erano di persone, donne, lavoratori e bambini che vedavamo nell’oratorio lì accanto. Il nostro amico ceramista Tino Sartori, venuto a trovarci in bicicletta, appare anche lui affacciato alla ringhiera…e così via.
Diciamo che è stata una pittura realizzata direttamente, disegnando con i colori sulla superficie della cupola…come i nostri grandi maestri coloristi veneti…Tiziano, Tintoretto ecc.
Stavamo ancora dando gli ultimi ritocchi all’opera, quando gli operai della impresa hanno iniziato a smontare il ponteggio…i 10 giorni (e notti) erano finiti.
Da lontano, senza ponteggi, siamo rimasti per ore in silenzio….il dipinto è riuscito molto meglio di quanto ci potessimo immaginare.
Ancora oggi troviamo difficoltà a capire come abbiamo potuto fare quell’opera in soli 10 giorni!…qualche energia sconosciuta ci ha guidati, sicuramente, in quelle 240 ore sospesi nell’aria.
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Continua: Le due “Santa Maria degli Angeli”: Lonate Pozzolo (Italia) e Managua (Nicaragua)
Bellissimo! Sei grande e bravo Sergio Michilini abbraccio.
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