Quando si va a Castelnovate si sente sempre un’aria di vacanza, di riposo e di pace e, nonostante i terribili sconvolgimenti del territorio negli ultimi decenni, quello rimane un luogo discreto, recondito e misterioso….disteso sulla dorsale di quel promontorio che si stacca proprio di fronte all’Aereoporto della Malpensa e si spinge sulla valle, per formare il più grande meandro del fiume Ticino.
Quasi sulla punta del promontorio c’è la chiesa parrocchiale di Santo Stefano, costruita nel 1961 sulla demolizione della omonima antica chiesa, in stile più o meno razionalista…alquanto dissociata dal carattere romano-medioevale che ancora appena si respira in questo luogo, che fu uno dei più importanti punti di guado esistenti sulla strada Como-Novara.
Quando nel 1982 il parroco Don Giovanni Semplici (se ben ricordo), ci propose di dipingere i tre ampi finestroni ciechi dell’abside, l’interno della chiesa si presentava freddo, grande, luminoso, rigido…..con un inquietante senso di vuoto….solamente addolcito dalle piccole stazioni in ceramica della Via Crucis del pittore Giordano Crestani (che io avevo conosciuto nel suo studio di Cavaria poco prima che, purtroppo, ancora giovane e con una bellissima famiglia, ci lasciasse).
Nei primi anni ’80, insieme al collega professore Carli Bernardo del Liceo Artistico di Busto Arsizio, si lavorava in sodalizio nello Sudio di Restauro di quella città e avevamo già eseguito una serie di importanti interventi nelle chiese della valle del Ticino e zone limitrofe, come i restauri degli affreschi e della struttura di Santa Maria Assunta in Campagna di Ferno; la reintegrazione pittorica degli affreschi di Gaetano Previati nel cimitero di Castano Primo; la realizzazione di affreschi, pitture murali, ceramiche, restauri di affreschi e ristrutturazioni nelle chiese di Oggiona, di Bergoro di Fagnano Olona, di Lonate Pozzolo, della chiesa parrocchiale di Sant’Eugenio a Tornavento e della chiesa parrocchiale di San Giulio a Vizzola Ticino.
Questo nuovo lavoro nella chiesa Santo Stefano di Castelnovate risultava essere abbastanza “anomalo”, in quanto la fredda struttura razionalista gridava disperatamente di essere scongelata, riscaldata e umanizzata.
All’inizio proposi a Don Giovanni di intervenire praticamente su tutta la superficie interna dell’edificio, con una policromia meno “malinconica” e con decorazioni pittoriche sui cassettoni del soffitto e su TUTTA l’area presbiteriale (compreso il soffitto e le pareti dell’abside), ma ovviamente la cosa risultava essere troppo impegnativa.
Accordammo quindi di partire con una fase iniziale di pittura murale solamente nei tre finestroni ciechi dell’abside…e poi, chissà, col tempo passare a fasi successive di decorazione pittorica nel soffitto dell’abside, cassettoni e pareti dell’aula.
I temi stabiliti da Don Giovanni per il trittico murale erano rispettivamente da sinistra a destra : ULTIMA CENA, CROCIFISSIONE, RESURREZIONE.
La fase di studio delle tre composizioni fu abbastanza laboriosa, anche per una serie di problemi di non facile soluzione, come per esempio quello di inventare una Ultima Cena IN VERTICALE, cioè su di una superficie abbastanza inopportuna per rappresentare 13 commensali seduti ad un tavolo…..come poi equilibrare visivamente una massa di 13 personaggi sul pannello di sinistra con 4 sul pannello di destra ecc. ecc.
L’unica cosa certa da risolvere era che, comunque, il trittico doveva essere plasticamente abbastanza “potente” per creare un fuoco di interesse visivo ed espressivo predominante su tutto il complesso architettonico…..e sugli eventuali futuri interventi pittorici.
La soluzione compositiva generale adottata fu, come si può vedere, la figura geometrica di un rombo i cui lati corrispondono al tavolo della Cena sulla sinistra e al muro diroccato e sepolcro sulla destra…le figure accentuano, con i loro gesti e atteggiamenti, la forma geometrica del rombo, nella cui area centrale si inserisce la Crocifissione.
Il braccio obliquo della Croce “rompe” lo schema geometrico generale, creando instabilità….. ambiguità, inquietudine, agitazione e ansia, proprio in riferimento al drammatico tema centrale dell’opera.
Tutta la composizione è permeata dalla “riscoperta” della grande pittura murale italiana, rivisitata attraverso le sperimentazioni del Muralismo Messicano moderno…presentato in italia con due eventi eccezionali di quei tempi: nel 1977 in Orsanmichele e a Palazzo Vecchio di Firenze la grande mostra antologica di David Alfaro Siqueiros e nel 1981 la mostra di José Clemente Orozco a Palazzo Pubblico di Siena.
Come esempio, alla fine della narrazione dei tre Episodi, sul pannello di destra, la mano del Cristo Risorto, che si protende verso i fedeli, è ispirato ad alcuni lavori di questi artisti, come “Nuestra imagen actual” di David Alfaro Siqueiros
Il trittico murale di Castelnovate (insieme alle pitture murali e ceramiche nelle chiese di Oggiona, Bergoro e Lonate Pozzolo) è stato importantissimo per per affrontare poi, negli anni successivi, attività creative di grande trascendenza, come l’opera sculto-pittorica della Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Managua (circa 700 m² di superficie investita) , dichiarata Patrimonio Culturale Nazionale e, a livello didattico, la Scuola Nazionale di Arte Pubblico Monumentale nella stessa città, prima esperienza del genere nel continente americano.
A Castelnovate, negli anni ’80….anni “di plastica”….noi, sui ponteggi, felici, abbiamo dipinto, contro i venti e le maree del nascente incubo denominato “Arte Contemporanea”…..
Per la realizzazione pittorica del pannello centrale (La Crocifissione), ha collaborato il collega marchigiano Maurizio Governatori.
L’area totale investita è di circa 40 m² e i materiali coloranti sono acrilici Sikkens.
Sergio Michilini, “Episodi della vita di Cristo”, 1982, chiesa parrocchiale Santo Stefano, Castelnovate di Vizzola Ticino, trittico murale sull´abside, pittura acrilica, m² 40.
Comune di Vizzola Ticino
http://www.comune.vizzolaticino.va.it/sa/sa_p_testo.php?x=&idservizio=10001&idtesto=14&idfoto=1&node=0
mi sono piaciuti i dipinti
e la cura dei dettagli della chiesa .