Diomede è un personaggio della mitologia greca. Fu uno dei principali eroi achei della guerra di Troia. Oltre all’importanza come guerriero, Diomede assume un ruolo rilevante come diffusore della civiltà, specie nell’Adriatico.
Alla terra di Puglia dedico questo dipinto in omaggio alle profonde radici culturali che hanno fatto della Grecia la culla della civiltá occidentale,oggi minacciata dal mercato neoliberista e dal pensiero unico.
Dopo che Troia fu conquistata, Diomede viaggiò per tornare ad Argo, sua patria natale e, secondo una delle varianti del mito, arrivato ebbe un’amara sorpresa: né sua moglie Egialea, né i suoi sudditi lo ricordavano più, in quanto Afrodite aveva cancellato il ricordo di Diomede dalla loro memoria.
Diomede decise allora di imbarcandosi per l’Italia insieme ai suoi compagni e dopo aver errato a lungo nel mare Adriatico si fermò in più porti insegnando alle popolazioni locali la navigazione e l’addomesticamento ed allevamento del cavallo………si realizza così una straordinaria trasformazione: da campione della guerra Diomede diventa l’eroe del mare e della diffusione della civiltà greca. Era infatti venerato come benefattore ed ecista (fondare di una città o una colonia) ad Ancona, a Pola, a Capo San Niccolò (in Dalmazia), a Vasto, a Lucera e all’estremo limite dell’Adriatico: alle foci del Timavo.
La caratteristica di “civilizzatore” viene rafforzata dalla fondazione di molte città italiane, tra cui Vasto, Andria, Brindisi, Benevento, Arpi presso l’attuale Foggia, Siponto presso l’attuale Manfredonia, Canosa di Puglia, Ariano Irpino, San Severo, Venafro e Venosa. Infine si stabilì in Italia meridionale e si sposò con la figlia del Re del popolo dei Dauni: Evippe.
Stretto fu il rapporto tra l’eroe e la Daunia. Il primo contatto con questa terra si ebbe con l’approdo alle isole che da lui avrebbero preso il nome di Insulae Diomedeae, tradizionalmente identificate con le isole Tremiti. Sbarcò quindi nell’odierna zona di Rodi, sul Gargano alla ricerca di un terreno più fecondo e si spostò a sud dove incontrò i Dauni, che prendevano il nome dal loro re eponimo, Dauno.
Diomede si guadagnò le simpatie di re Dauno per avergli prestato valido aiuto nella guerra contro i Messapi, e per il suo alto valore militare ebbe in sposa la figlia Evippe ed in dote parte della Puglia.
Esistono varie ipotesi sulla morte di Diomede, una delle quali narra che scomparve sull’isola disabitata di Diomedea (chiamata così in suo onore e identificata in San Domino, una delle Tremiti o Diomedee), dove secondo la leggenda vivono i suoi compagni trasformati da Afrodite in grandi uccelli marini, le diomedee, il che implica una sorta di deificazione.
Una tradizione identifica in una spiaggia dell’isola di San Nicola il luogo della sua sepoltura. Nel film di Federico Fellini 8½, un cardinale racconta questa storia all’attore Marcello Mastroianni.
Immortalità: Diomede era adorato come un essere divino sotto vari nomi in Italia, dove statue di lui esistevano ad Argi, Metaponto, Turi e in altri luoghi. C’era un tempio consacrato a Diomede chiamato “Timavo” nell’Adriatico. Ci sono tracce anche in Grecia anche del culto di Diomede.
(Wikipedia)
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