É scomparsa misteriosamente la famosa pittura murale “LA STORIA DEL CAFFÉ” dal Bar Torrefazione del Centro Commerciale Laghi di Gallarate (Varese – Italia)
Pare che il trafugamento dei 5 pannelli che compongono il murale sia successo di notte, in una notte qualsiasi della recente e lunga disputa tra proprietari, avvocati, aste, giudici e notai.
I soliti ignoti sono stati evidentemente favoriti e agevolati dalla indifferenza, insensibilità e apatia generale, sicuramente mossi da presunti valori venali della operazione.
In realtá crediamo che il valore di scambio di questa importante opera dell’arte e cultura italiana sia insignificante in quanto i dettami valoriali dell’impero USA e del suo neoliberismo globalizzato hanno sconvolto e messo gambe all’aria il mercato dell’arte.
Come diceva Pier Paolo Pasolini, allá fine del secolo scorso abbiamo assistito al genocidio artístico e culturale da parte della civiltá delle merci e dei consumi e la marcia trionfale della globalizzazione ha coinvolto anche il mondo dell’arte che, in quegli anni, stava partorendo il nefasto “Sistema dell’Arte Contemporanea”
Questa pittura murale é probabilmente stata uno degli ultimi esempi pittorici di fine del secolo scorso che hanno rappresentato la resistenza alla omologazione generale a livello artístico e culturale, molto ben descrita da Francis Stonor Saunders nel suo libro “GLI INTELLETTUALI E LA CIA”.
Il tsunami degli Espressionismi Astratti e dei dollari delle Fondazioni Ford, Rockefeller, Carnegie e di altre centinaia associate allá CIA aveva ormai invaso la povera Italia del dopoguerra e ovviamente Galleristi, Direttori di Muesi, Critici ed Artisti si erano adeguati gustosamente alla nuova situazione neocoloniale.
Negli anni ´80 ben poco era rimasto della nostra storia dell’Arte Italiana e dei nostri grandi pittori muralisti, da Masolino al Morazzone a Gaudenzio Ferrari a Tanzio Da Varallo o ai recenti Sironi, Campigli, Gajoni, Severini fino ai nostri ”arcumeggiani” Aldo Carpi, Achille Funi, Giuseppe Montanari ecc.
Nello stesso anno in cui dipingemmo “LA STORIA DEL CAFFÉ” Vittorio Sgarbi nel suo libro “La stanza dipinta” del 1989 scrisse : …
“…Siamo rassegnati. Ci hanno abituato a decine di manufatti mediocri, di facili trovate, di giochi ottici, di artificiosi surrealismi, di espressioni cosiddette concettuali o di arte povera (povera arte! ai tempi buoni ricca e sontuosa). L’arte contemporanea deve essere brutta, deforme, incomunicante, sperimentale”…
…”E’ giunto il momento di riguardare la storia dell’arte di questa seconda metà del secolo…. Siamo vissuti in un lunghissimo equivoco, obbedendo a parole d’ordine che impedivano di vedere la realtà. Solo certi fenomeni sono stati giudicati degni di considerazione, uniche prove legittime dell’arte contemporanea, serenamente ignorando tutti gli aspetti non omologabili. Mai intolleranza fu piú forte e gli artisti considerati puri strumenti di strategie….…Si è trattato di una vera e propria guerra, con morti, feriti, dispersi. Assai pochi hanno coscientemente conservato una propria autonomia, e l’anno pagata con il silenzio e l’indifferenza…”
Questa intolleranza, questa guerra ha prodotto anche il trafugamento di Gallarate.
Speriamo solamente che ci sia da parte di qualcuno uno scatto di orgoglio e di dignitá che possa promuovere il riscatto di questa pittura murale e la sua riubicazione in uno spazio fruibile da tutti, cosí come era stato concepito….come un dono allá cittadinanza di Gallarate e del varesotto.
Ricordo bene questi bellissimi pannelli quando andavamo al Centri Laghi, e ricordo bene che mininteressai molti di sapere chi era l’artista, visto che anch’io sono una pittrice x mestiere e spesso ho organizzato mostre in queste zone, x altri talenti. Cmq poco tempo fa con delusione, constatai la sua rimozioned. I nuovi gestori già non.lo trovarono in sede, mi hanno detto. Sarebbe grandioso poterlo ritrovare.
Non lo sapevo, anche se abito vicino a qs. centro commerciale. Mi dispiace veramente, perché con mio marito andavo spesso a quel bar, dopo la spesa al supermercato confinante. Eravamo ammirarori del maestro Michilini, io perché di origini friulana come lui, e mio marito residente nello stesso comune del maestro. Date le dimensioni e il soggetto penso che la trovino al più presto.