Bergoro: un affresco di Resistenza al nichilismo dilagante

Un amico mi ha recentemente comunicato che il prossimo 8 di Giugno 2024 i fedeli di Bergoro di Fagnano Olona ricordaranno il ventennale della scomparsa di Don Mario Mascheroni che, nel lontano 1983 mi commissionó la realizzazione dell’affresco nel catino absidale della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.

Questa notizia mi ha riportato alla memoria i giorni felici di quella indimenticabile stagione creativa e, in questa Settimana Santa, ho ripreso un poco la riflessione sulla storia di quell’affresco del ”CRISTO CROCIFISSO TRA I SANTI FRANCESCO E GIOVANNI EVANGELISTA”.

Ricordo la soddisfazione piena e felice del parroco Don Mario Mascheroni nell’accettare la idea e approvare il mio progetto e bozzetto che affiancava al Gesú Crocifisso, San Francesco sulla sinistra e San Giovanni Evangelista sulla destra della composizione (cosa piuttosto “insolita” nella storia dell’iconografia cristiana) e il fondo con il lago e la cattedrale di Managua, in Nicaragua, simbolizzando le sofferenze dei popoli del Sud e la loro volontà di costruire il Regno di Dio annunciato da Gesú.

In realtá quella era l’epoca in cui stavo dipingendo varie pitture murali e affreschi nelle chiese, sia in Italia che in America Latina, e in tutte la fonte di ispirazione primaria, oltre che le Sacre Scritture, era sempre il Concilio Vaticano II con la sua “COSTITUZIONE PASTORALE GAUDIUM ET SPES” che inicia dicendo: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”.
E’ con questo paradigma che la Chiesa si apre al nuevo millennio, al mondo delle sofferenze umane e all’impegno comune per la pace, la giustizia e le libertà fondamentali, e da lí nasce la idea del ”CRISTO CROCIFISSO TRA I SANTI FRANCESCO E GIOVANNI EVANGELISTA” che ha felicemente interessato e motivato il reverendo parroco Don Mario Mascheroni nella approvazione del Progetto.

E´peró necessario tenere ben presente che nel Progetto questo contenuto temático “insólito” veniva sopportato da soluzioni plástico/pittoriche totalmente rivoluzionarie in quella seconda metá del secolo scorso.

In una situazione dominata oramai dal nichilismo iconoclasta della cosidetta “arte contemporánea”, invasa dalle resine sintetiche derivate dal petróleo e da un cosidetto “muralismo” leccato, stucchevole, sdolcinato se non direttamente volgare o con gusto hollywoodiano, come fossero quadri attaccati alle pareti urbane, senza nessun interesse per la “INTEGRAZIONE PLASTICA” con lo spazio architettonico e neppure per il movimiento dello spettatore nello spazio con le relative deformazione dei coni ottici e visivi come indicherebbe professionalmente il muralismo moderno. Nella assenza totale di una visione del mondo e del vivere sociale e una idea su di una qualche  “cittá ideale” non al servicio delle macchine, del mercato o del potere………

……….In questa deprimente situazione degli anni 80 si propone di realizzare l’opera con la técnica dell’ affresco tradizionale, definito “LA MADRE DI TUTTE LE TECNICHE PITTORICHE”, intervenendo pittoricamente nella architettura con una “apertura” allo spazio esterno dell’edificio, al di la del catino absidale, in uno spazio “al di fuori”, nel mondo, con il lago e il cielo oscuro di presagi sullo sfondo.

Come il Correggio nella cupola del duomo di Parma (1524-1530), anche in questo affresco di Bergoro si annulla l’architettura del catino absidale, eliminando visivamente la fisicità della struttura muraria e creando la illusione dei personaggi presenti nello spazio con sullo sfondo un paesaggio, piú che dipinti sull’intonaco dello stesso catino absidale.

Infine, uno degli aspetti fondamentali della ricerca che abbiamo sviluppato a Bergoro é stata la particolare attenzione per il “movimiento dello spettatore nello spazio” che é una delle proincipali caratteristiche del muralismo moderno e che técnicamente si chiama “POLIANGOLARITÁ”.

Il movimiento dei parrocchiani, dei fedeli o dei visitanti della chiesa di San Giovanni Battista interagiscono visivamente con il dipinto murale, che assume deformazioni ottiche conseguenti a ogni centímetro di movimiento del punto di vista. Ovviamente abbiamo studiato attentamente questo fenómeno che ci ha suggerito i dati fondamentali della composizione dell’opera.

In sintesi estrema: non é solamente il percorso visivo che va dall’opera all’occhio dello spettatore, ma anche il percorso contrario, che va dall’occhio dello spettatore allá superficie pittorica che suggerisce e determina inizialmente la composizione che l’artista propone e la percezione successiva o finale della immagine pittorica realizzata, con tutte le possibili deformazioni, espressioni ed emozioni visive.

Nel caso di questo nostro affresco, la composizione vuole rispondere allá volontá di partecipazione all’evento da parte dell’osservatore, allá volontá di riflessione sull’evento drammaticissimo rappresentato: una sorta di coinvolgimento per il superamento…..

In “Gaudium et spes” cap.22 “Cristo, l’uomo nuevo” si dice tra l’altro: “Il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni, e di subire la morte; ma, associato al mistero pasquale, diventando conforme al Cristo nella morte, così anche andrà incontro alla risurrezione fortificato dalla speranza”…. “Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!”. (e Madre)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *