Quando nell’immediato dopoguerra, il maestro Anton Luigi Gajoni dipinge le due pale d’altare per la Chiesa SS.Pietro e Paolo di Livorno il clima politico, sociale e culturale dell’Italia é caldissimo, e proprio per questo motivo queste opere assumono un valore simbolico estremamente interessante, oltre che a rappresentare pittoricamente ed artisticamente livelli di altissima qualitá espressiva.
Il primo dipinto realizzato nel 1951, situato sull’altare di destra della chiesa a navata unica e a croce latina, é una pala d’altare dal titolo “LA DISPUTA DI GESÙ’ NEL TEMPIO”.
Parrebbe essere una prova generale per il grande incarico successivo, quello della pala per l’Altare Maggiore, chissá, forse per convincere un certo clero tradizionalista, oppure per far fronte , come vedremo, allo sbarco coloniale dell’american way of life e della società dello spettacolo.
Abbiamo avuto questa impressione riflettendo sul significato della grande quantitá di citazioni della Storia dell’Arte italiana che il Gajoni utilizza in questa opera.
Iniziando con il rimando compositivo alla Pala Pesaro del 1526 di Tiziano nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, che “sconvolge bruscamente l’ordine tradizionale grazie a un inedito taglio diagonale asimmetrico, ascendente verso destra: la Vergine è assisa su un basamento sulla scalinata esterna di un edificio classico, di cui si intravedono le enormi colonne del portico, tagliate dal margine superiore della pala in modo da suggerire sfondamento verso l’infinito”.
Nel nostro caso il fondo é chiuso da un loggiato che richiama quello de “La famiglia di Dario ai piedi di Alessandro” nella National Gallery di Londra, dipinto da Paolo Veronese tra il 1565 e il 1570. Loggiato poi ripreso ne “Il banchetto di Cleopatra” di Gianbattista Tiepolo, realizzato nel 1743-44 e custodito nella National Gallery of Victoria a Melbourne.
Da notare che i riferimenti iconografici del Gajoni, in questa “disputa di Gesú nel tempio”, corrispondono tutti all’età d’oro della pittura veneziana, la pittura del colore e della luce.
L’episodio narrato é quello del ritrovamento di Gesù al Tempio, anche chiamato “Gesù tra i Dottori”, che “è un episodio narrato nel Vangelo di Luca (2,41-50), e rappresenta l’unico episodio descritto dai vangeli circa la tarda infanzia di Gesù quando, dodicenne, si intrattenne nel tempio di Gerusalemme con i dottori della Legge, all’insaputa dei genitori che lo ritrovarono dopo tre giorni”. E i genitori forse li possiamo individuare nelle due figure a sinistra, con Maria dal manto azzurro.
Questo lavoro evidentemente incontra l’approvazione del clero e dei fedeli livornesi, in quanto il maestro Gajoni si accinge ad affrontare l’impresa maggiore: dipinge nel 1952 la grande pala dell’Altare Maggiore intitolata “L’INCORONAZIONE DELLA MADONNA E LA GLORIA DEI SANTI” di 9 metri d’altezza per quasi 5 metri di base, probabilmente una delle piú grandi tele esistenti in Italia.
E’ una potente composizione che divide l’opera in due parti. Quella alta inserita nell’arcata della cornice e nella sua proiezione sulla tela fino a conformare un cerchio che racchiude l’incoronazione della Madonna. Mentre nella parte bassa sono rappresentati i santi e la Fortezza Vecchia di Livorno.
Questa pala d’altare é una sinfonia ricchissima di colori luminosi, di tinte pure e di mezzi toni che si valorizzano reciprocamente, di contrasti caldi/freddi, luci/ombre, chiari/scuri, che illuminano la chiesa. Lo spazio pittorico si dilata in tutte le direzioni, dando a tutta la navata della chiesa un’atmosfera di festa contenuta, spirituale…di una spiritualitá tutta italiana, mediterranea, veneziano/livornese….come scriveva il maestro Filippo De Pisis: “in Gajoni ci piace una sorta di pacata immobile dolcezza sia pure nel carattere eroico delle sue composizioni. Ció é forse il segreto della sua arte! Il ritmo plastico che riesce, quasi sempre, a sprigionarsi dall’insieme”.
Le figure sono scolpite con il colore e la composizione sembra fatta direttamente sulla tela; ed il tutto, nonostante sia il centro focale dell’Altare Maggiore, emana quella freschezza, leggerezza e solaritá che sicuramente arriva dalla nuova luminositá trovata in Toscana dal maestro Antonio Luigi Gajoni.
Dicevamo che nel 1951-52 il clima politico, sociale e culturale dell’Italia era caldissimo.
Nei primi anni ’50 la cittá di Livorno vive ancora il dramma dei bombardamenti che l’hanno rasa al suolo quasi completamente, con baracche per centinaia di sfollati e lo sminamento ancora in corso in alcune zone della cittá.
Inizia la ricostruzione del centro cittadino e aprono vari stabilimenti nuovi, mentre altri vengono ristrutturati e ampliati.
Livorno era una cittá operaia, dove é nato il Partito Comunista Italiano, e l’amministrazione comunale é sempre stata di sinistra…e la cosa non andava evidentemente bene agli Stati Uniti d’America, che applicarono all’Italia in generale, ed alle cittá di sinistra in particolare, fortissime pressioni nell’ambito della “Guerra Fredda”, con l’obiettivo di isolare e neutralizzare il Partito Comunista, quello Socialista, il sindacato CGIL e tutto ció che sapeva di movimento operaio e contadino in generale.
Nello stesso 1951 l’esercito degli Stati Uniti inizia la costruzione della sua base militare di Camp Darby sul litorale pisano e con la sua American Beach, l’unica spiaggia statunitense in Europa….. che poi risulta come una specie di “accerchiamento” della cittá con lo sviluppo e costruzione di aeroporti militari, caserme, strutture logistiche, porto militare nucleare ecc. ecc…..insomma, come si dice: l’area Pisa-Livorno diventava una delle zone più militarizzate d’Italia.
Questo é l’ambiente che incontra il maestro Antonio Luigi Gajoni nel 1951 a Livorno, mentre all’interno della Chiesa Cattolica era in corso una profonda riflessione sull’apertura al mondo, all’uomo, ai tempi moderni, per un “rinnovamento pastorale scrutando i segni dei tempi e per la ricerca di migliore incisività a vantaggio della Pace e della solidarietà”, che ha portato poi all’annuncio dato da papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 di apertura del Concilio Vaticano II (….che secondo noi vale la pena ricordare, insieme ad altri due fatti, praticamente contemporanei, che hanno contribuito a rivoluzionare il paradigma umano della convivenza in questo nostro pianeta: la “Organizzazione delle Nazioni Unite” ONU nata il 24 ottobre 1945 e la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” firmata a Parigi il 10 dicembre 1948 )
Le due pale d’altare del Gajoni per la Chiesa SS.Pietro e Paolo di Livorno ci sembrano estremamente importanti e per certi versi profetiche, perché ci sembrano esprimere nel linguaggio e nei contenuti la pregnanza di tutti questi avvenimenti, oltre che rappresentare due immense opere di resistenza e dignitá dell’arte nazionale italiana.
Avevamo giá scritto in articoli precedenti che, nel 1950, inizia ad operare in Europa e specialmente in Italia il famigerato Congress for Cultural Freedom (Congreso por la Libertad de la Cultura), con la sua “Pittura non oggettuale” ed il suo profondo disprezzo e attacco frontale nei confronti della pittura murale, dell’arte figurativa e in generale dell’arte di impegno sociale.
Fu una specie di Piano Marshall, diretto dalla CIA, che fungeva da Ministero di Cultura degli United States of America, per inondare l’Italia di dollari delle Fondazioni Rockefeller, Ford, Guggenheim ecc. per comprare e occupare tutti gli spazi artistici e culturali italiani, nonché le coscienze e intelligenze degli intellettuali e artisti italiani (con proposte tanto vuote, quanto piene di dollari, in una situazione d’Italia ridotta alla miseria ed alla fame).
Nei primi anni ‘50 la CIA in collaborazione con il Museum of Modern Art (MoMA) di Nueva York organizza in Europa una prima ondata di 33 esposizioni dell’Espressionismo Astratto , “compresa la partecipazione alla Biennale di Venezia”….(Frances Stoner Saunders “Gli intellettuali e la CIA, la strategia della guerra fredda culturale”, Fazi Editore, 2004).
In mezzo a questo tzunami neo-coloniale il maestro Gajoni resiste, in Toscana e a Livorno…..Come scrive Marco Fagiolii:” la sua formazione e la sua storia lo legavano alla tradizione mediterranea della figurazione…..attraverso la sua sottile sensibilitá estetica e intelligenza culturale, seppe guardare al nuovo senza chiusure, registrandone gli aspetti che la sua cultura chiedeva…… Egli fu un pittore del Novecento, moderno, che scelse una via di rappresentazione figurativa del reale…..ove la grammatica postcubista, geometrica, della composizione, si associa all’amore per la tradizione figurativa”.
Le due pale d’altare nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Livorno rappresentano orgogliosamente esemplari testimonianze di coraggio e dignitá della tradizione mediterranea della figurazione….NON nei confronti dell’astrazione o della “grammatica postcubista” dell’arte, che il Gajoni seppe utilizzare arricchendo il suo linguaggio espressivo …. bensí nei confronti della invasione del tale “espressionismo astratto” made in USA, con pretese egemoniche anche nel campo dell’arte.
Il maestro Gajoni, qui, in queste opere, testimonia della sua solidarietá artistica e spirituale a fianco dei cittadini e dei lavoratori livornesi nella Resistenza, ancora per qualche anno, alle pretese egemoniche globali degli United States of America.
Su Facebook ci scrive Sauro Mori
Questa grande tela venne dipinta all’interno della chiesa di S.Martino a S.Miniato e venne trasportata a Livorno con un camion dei Vigili del Fuoco. Mi pare ci sia raffigurata anche S.Giulia.
Su Youtube c’è una registrazione dell’Ave Maria di Gaunod, suonata all’organo della chiesa dei S.S.Pietro e Paolo. All’inizio si vede questa tela.
Grazie Sauro Mori: https://www.youtube.com/watch?v=XrVicWEoHSo