TIZIANO è stato il più eccellente Pittore del passato millennio e, se le cose vanno avanti così, anche di questo e del prossimo! Maestro della Scuola Veneta, la scuola del colore, a Venezia, la città della luce e del colore.
M.Boschini nel 1674 descrive sorpreso il modo personalissimo di dipingere del grande Maestro: una lezione utilissima per generazioni di Pittori:
“Tiziano veramente é stato il piú eccellente di quanti hanno dipinto: poiché i suoi pennelli sempre partorivano espressioni di vita.
Mi diceva Giacomo Palma il giovane…. che questo abbassava i suoi quadri con una tal massa di colori, che servivano (come dire) per far letto, a base alle espressioni, che sopra poi li doveva fabbricare; e ne ho veduti anch’io de’ colpi rissoluti con pennellate massiccie di colori, alle volte d’un striscio di terra rossa schietta, e gli serviva (come a dire) per meza tinta: altre volte con una pennellata di biacca, con lo stesso pennello, tinto di rossi, di nero e di giallo, formava il rilievo d’un chiaro, e con queste massime di dottrina faceva comparire in quattro pennellate la promessa d’una rara figura.
Dopo aver formati questi preziosi fondamenti, rivoglieva i quadri alla muraglia, e gli lasciava alle volte qualche mese senza vederli: e quando poi di nuovo vi voleva applicare i pennelli, con rigorosa osservanza li esaminava, come se fossero stati i suoi capitali nemici, per vedere se in loro poteva trovar effetto, e scoprendo alcuna cosa che non concordasse al delicato suo intendimento, come chirurgo benefico medicava l’infermo, se faceva di bisogno spolpargli qualche gonfiezza o soprabondanza di carne, radrizzandogli un braccio, se nella forma l’ossatura non fosse cosí aggiustata, se un piede nella positura avesse preso attitudine disconcia, mettendolo a lungo, senza compatir al suo dolore, e cose simili.
Cosí operando, e riformando quelle figure, le riduceva nella piú perfetta simmetria che potesse rappresentare il bello della natura, e dell’arte; e dopo fatto questo, ponendo le mani ad altro, fino che quello fosse asciutto, faceva lo stesso; e di quando in quando poi copriva di carne viva quegli estratti di quinta essenza, riducendoli con molte repliche, che solo il respirare loro mancava, né mai fece una figura alla prima, e soleva dire che chi canta all’improvviso non puó formare verso erudito né ben aggiustato.
Ma il condimento degli ultimi ritocchi era andar di quando in quando unendo con sfregazzi delle dita negli estremi de’ chiari, avicinandosi alle meze tinte, ed unendo una tinta con l’altra; altre volte con un striscio delle dita pure poneva un colpo d’oscuro in qualche angolo, per rinforzarlo, oltre qualche striscio di rossetto, quasi gocciola di sangue, che invigoriva alcun sentimento superficiale, e cosí andava a riducendo a perfezzione le sue animate figure.
Ed il Palma mi attestava per verità che nei finimenti dipingeva piú con le dita che con pennelli“…
(M.Boschini, Le ricche miniere della pittura veneziana, 1674)
…”La capigliatura… che nelle intenzioni dovrebbe salvare il pudore della modella, mentre invece non solo disvela e sottolinea le grazie che lascia scoperte, ma assurge ad esplicita figurazione di sensualità, intesa come piacere derivante dalla frizione di una lunga capigliatura sul corpo nudo, piacere qui chiaramente denotato dallo sguardo estatico che il personaggio tiene rivolto verso l’alto”…
…”Indiscusso fondatore della ritrattistica moderna, in un’epoca che vede nascere i primi barlumi di un interesse per la psicologia Tiziano lascia che le proprie creature esprimano se stesse ricorrendo a sfumature, al luminismo che Giorgione ha lasciato in eredità e che egli trasforma in colorismo, a delicati chiaroscuri, a quasi impercettibili passaggi di luce, che avvolgono le figure ed esaltano la naturalezza degli incarnati. Mai piú dopo Tiziano la pittura e il nudo femminile conosceranno altrettanto splendore. La ricchezza delle sue tecniche e soprattutto la forza poetica e sensuale che emana dalle sue opere hanno profondamente trasformato per tutti gli artisti a venire la nozione stessa di pittura”…
Gilles Néret, L’erotismo nella pittura, L’airone, Roma 1992.